Pennivendoli, puttane
e infimi sciacalli
scendono in piazza

“Signor ministro io, come giornalista, sarei considerata più pennivendola o puttana?”: è stata la prima domanda che Lucia Annunziata – Raitre, ore 14,30, 8 milioni di telespettatori in ascolto – ha rivolto al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Cioè al “ministro dei giornalisti”, perché è a lui che fanno capo gli Ordini: sul tesserino professionale, fino a qualche decennio fa, infatti c’era scritto “Ministero di Grazia e Giustizia”. Come per i poliziotti, poi siamo riusciti a farcelo togliere…
Gelo.
Poi il ministro dei giornalisti ha risposto, tirando un sorriso a favor di telecamera: “Ognuno ha il suo stile. Io ho un altro stile”. Stile, comunque. Insomma, sarebbe solo una questione di stile (durante l’intervento ha anche detto, a un certo punto, “chi se ne frega”, che non è proprio-proprio una locuzione istituzionale).
Ricapitoliamo: il vicepremier Luigi Di Maio dice dei giornalisti “infami sciacalli”, poi corretto in “infimi sciacalli” (come sempre erano i giornalisti che non avevano capito bene…). Sciacalli, sia pur infimi. Parla dall’alto del Governo (“pennivendoli e puttane” è invece la definizione che arriva da di là dell’Oceano, da Alessandro Di Battista, che un po’ stacca la spina e un po’ la riattacca). E il ministro della Giustizia dice “non mi metto a commentare ma non mi scandalizzo. Sono più scandalizzato da due anni in cui Virginia Raggi è stata massacrata dalla stampa italiana”.
Poiché chi è al governo ha più dell’insulto a disposizione, ecco di nuova pronta la minaccia dei tagli ai contributi per l’editoria, un emendamento alla legge di bilancio. Lo dice il sottosegretario Crimi, lo ribadisce Di Maio. Fanno eco i pentastellati di ogni ordine e grado.
#giùlemanidall’informazione: i social si stanno riempiendo di foto di tesserini professionali dei giornalisti. Autodenunce: siamo gli sciacalli, gli infimi, i pennivendoli, le puttane. Siamo quelli che fanno il loro mestiere sotto tutti i governi.
#giùlemanidall’informazione: i vignettisti sono scatenati, sciacalli sorridenti occhieggiano per ogni dove.
#giùlemanidall’informazione: l’Ordine dei giornalisti chiede al collega Di Maio (ebbene sì: è giornalista, pubblicista, Ordine della Campania) di autosospendersi. Di andarsene. Il presidente Carlo Verna ha così affermato: “Sono giudizi espressi nell’esercizio del suo mandato e per questo non prendo iniziativa di trasmetterli al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania cui è iscritto. Ma, mentre da cittadino mi chiedo se sia questo il modo di esercitare un alto mandato, da presidente dei giornalisti gli chiedo di valutare seriamente la possibilità di lasciare spontaneamente la nostra comunità, nella quale ha diritto di stare, ma in cui chi si comporta così non è assolutamente gradito”.
#giùlemanidall’informazione: e adesso i giornalisti vanno in piazza, in tutte le piazze d’Italia. “Sognano un’informazione al guinzaglio – hanno detto il segretario e il presidente della Federazione di giornalisti italiani, Raffaele Lorusso e Beppe Giulietti – devono farsene una ragione: non saranno le minacce e neppure gli insulti a impedire ai giornalisti di fare il loro lavoro”. L’attacco non è solo ai giornalisti, è soprattutto, una volta ancora, ai cittadini: è a loro che la Costituzione garantisce il diritto ad essere informati.
Oggi, martedì 13 novembre, a mezzogiorno saremo a Roma, un flash mob in piazza Santi Apostoli. E a Milano in via Vivaio. E a Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Campobasso, Firenze e via e via elencando, davanti alle sedi istituzionali e nel cuore delle città…. Ma anche a Bruxelles e a Londra la Federazione europea dei giornalisti chiama alla protesta: c’è da difendere la libera informazione in Italia.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati