“Patrimonio silenzioso”,
quando i giovani
abbattono barriere
Nelle pieghe più profonde di questo tempo attraversato da furori reazionari camuffati da piazza globale grazie alla presa dei social network, c’è un mondo sotterraneo, un lavorio silenzioso di una cultura e una conoscenza che mai ci hanno abbandonato e che, grazie ai giovani, potrebbe salvarci. Sì proprio loro. I tanto bistrattati, nostri figli, che facendosi largo in questo tempo di soprusi e di ignoranza al potere, provano a dare un segno di qualità e di civismo al loro approccio al lavoro.
Esistono infatti, in Italia, migliaia di giovani che ogni anno decidono di voler dedicare il loro tempo ad un impegno socialmente utile, partecipando alla chiamata del Servizio Civile nazionale. E’ stato nel 2012 che, grazie al governo Monti, l’obiezione di coscienza diventata anni prima, per legge Servizio civile nazionale, si lega, sempre per legge, con il Dipartimento politiche giovanili che fino a lì non aveva mai dato il risultato sperato. Un legame importante tra giovani e civismo. Un modo di accompagnare al lavoro generazioni impreparate e inoccupate, attraverso la conoscenza, la solidarietà, la cultura. Una vasta scelta di proposte infatti, mette in gioco istituzioni pubbliche e associazioni che si occupano del sociale e che custodiscono il nostro patrimonio artistico e culturale. E, in tutt’Italia fioccano progetti nei quali giovani, da nord a sud, cercano di inserirsi. Stiamo parlando di migliaia di meravigliose ragazze e ragazzi che decidono di mettere a disposizione il loro tempo per un lavoro di un anno (il Servizio è irripetibile), sei ore al giorno, nell’ambito che più interessa loro, a fronte di un esiguo rimborso spese, ma di un’importante valore civile. E a Roma sono tante le proposte tra le quali poter scegliere quella che più si confà alle proprie attitudini, alla propria predisposizione all’ascolto, all’aiuto, al coinvolgimento personale. Con un numero importante di progetti, Roma Capitale dà la possibilità a centinaia di giovani di poter lavorare, ogni anno, nei Musei comunali, cioè le tante strutture di pregio, che fanno della capitale il centro del mondo antico, ma che più soffrono della mancanza di fondi e di personale. Uno tra questi progetti, aggiunge valore al già grande senso civile della proposta complessiva.
Si chiama “Patrimonio silenzioso” e intende, attraverso il lavoro volontario dei giovani del Servizio civile guidati da tutor, abbattere le barriere e costruire canali di relazione con le persone sorde, escluse dalla fruizione del patrimonio culturale, artistico e archeologico di Roma. Il Museo delle Mura, che ha sede nell’antica Porta San Sebastiano e che conserva testimonianze della cinta muraria della città costruita dall’imperatore Aureliano tra il 270 e il 275 d.C., è il laboratorio dove si è voluta mettere a punto la proposta di accessibilità ai musei delle persone con disabilità, in particolar modo l’integrazione e la costruzione di percorsi archeologici e artistici differenziati ma contestuali per persone sorde e udenti. La parola magica è “contestuale”. Perchè contestualmente a questa preziosa finalità, il “Patrimonio silenzioso” forma dei volontari in grado di relazionarsi con la disabilità uditiva e di elaborare un’offerta culturale specifica e accessibile. E, sempre contestualmente, mette in comunicazione il mondo dell’arte con quello della scuola, attraverso il coinvolgimento dell’Istituto scolastico Magarotto, con cui i volontari del progetto hanno lavorato, e che ha partecipato alla visita guidata in italiano e in LIS che si è svolta venerdì 13 ottobre.
Il Museo si è riempito di un silenzio ricco di emozione ma anche di cultura, di imbarazzo ma anche di accoglienza. E i più piccoli hanno potuto partecipare ad una caccia al tesoro, organizzata dai volontari, tra i resti dell’antico passato comune. Una bella boccata di ossigeno. Per tutti.
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