Ora la difesa è sempre “legittima” Ma chi
ci difende da Salvini?
La sedicente riforma della legittima difesa, voluta dal ministro al Far West Matteo Salvini, è legge: il Senato ha approvato il provvedimento, in terza lettura, con 201 voti favorevoli, 38 contrari, 6 astenuti (e molti assenti, anche a sinistra). Il risultato è stato accolto – in mancanza di Colt 45 con cui sparare in aria (i salviniani ne sono per il momento sprovvisti) – dagli applausi dei bellicosi senatori leghisti e di buona parte di quelli del M5s, ormai irrimediabilmente bloccati sulla modalità “evviva!” (a prescindere dai rospi che la ragion di casta giallo-verde fa loro ingoiare). Anche il “governo ombra – quello di Fratelli d’Italia e Forza Italia – ha votato a favore, pur spiegando che avrebbero voluto di più: secondo loro, i magistrati avrebbero ancora eccessive possibilità (che strano…) di fare i magistrati.
In aula c’erano lo stesso Matteo Salvini (all’ultimo momento convinto a non travestirsi da sceriffo), il ministro per la Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno e quello per l’Agricoltura Gianmarco Centinaio. Assenti i rappresentanti di governo del Movimento 5 stelle, forse per inutile e tardivo pudore. “Questo 28 marzo è un giorno bellissimo non per la Lega ma per gli italiani. – ha affermato il leader della Lega – Dopo anni di chiacchiere e polemiche è stato sancito il sacrosanto diritto alla legittima difesa per chi viene aggredito a casa sua, nel suo bar, nel suo ristorante“.
Il cuore della riforma (che include anche un inasprimento delle pene per i delinquenti e questo è condivisibile) sta nell’articolo 52: nel secondo comma viene aggiunta la parola “sempre” dopo la parola “sussiste”. Cosicché il nuovo articolo diventa: “Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste sempre il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o la altrui incolumità: b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”.
Questa nuova formulazione – valida sia a casa propria sia in negozi, imprese e studi professionali, eccetera – prova a eliminare ogni margine residuo di discrezionalità da parte del giudice nella valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa: d’ora in poi la difesa va considerata “sempre” proporzionata all’offesa. In sostanza, chi spara ha automaticamente ragione, anche se il vero o presunto intruso è disarmato, ferito, svenuto, inerme, in fuga. Tanto più che un quarto nuovo comma prevede che la difesa sia perennemente legittima quando si respinge un’intrusione “posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone”. Insomma, prima si spara, poi si chiede all’eventuale intruso che intenzione avesse. Lo scopo della norma è dunque quello di evitare al massimo i processi per chi sostiene di essersi difeso.
Ha senso tutto ciò? No. Per varie ragioni, che ovviamente non è il caso di spiegare a Salvini & C. (perchè non gliene frega una mazza, per loro conta l’efficacia della propaganda più trucida, pur di razzolare voti). Proveremo dunque a spiegare brevemente il non-senso di questa scelta all’ipotetico vicino di casa di un fan del ministro al Far West, perché sappia regolarsi nel caso dovesse mettere inavvertitamente la chiave nella serratura sbagliata, rischiando di provocare la sempre legittima reazione.
Dunque, già con la formulazione precedente la stragrande maggioranza dei rari processi (in media 2 all’anno) si è conclusa con assoluzioni e pene minime, mentre altri procedimenti sono stati archiviati prima del dibattimento. Quindi non c’era alcuna emergenza che giustificasse la carta bianca per chi spara. Inoltre, secondo molti costituzionalisti, sarebbe incostituzionale tentare di togliere ai giudici la possibilità di indagare, facoltà e obbligo che attribuisce loro proprio la Carta costituzionale.
Per dirla con Francesco Minisci, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, “la nuova legge sulla legittima difesa non tutelerà i cittadini più di quanto siano già stati tutelati fino ad oggi; al contrario introduce concetti che poco hanno a che fare con il diritto, prevede pericolosi automatismi e restringe gli spazi di valutazione dei magistrati, oltre a portare con sé grandi difficoltà di interpretazione: tutto ciò significa che tutti saranno meno garantiti”. Non solo: “Si tratta di una legge inutile e pericolosa e interviene su un’emergenza virtuale, inesistente, visto che i casi di legittima difesa in casa sono due all’anno e si tratta di assoluzioni”, commenta il presidente dell’Unione delle Camere penali, Giandomenico Caiazza. “E’ una norma inutile perchè qualunque avverbio inserito in una norma non può evitare la valutazione discrezionale di un giudice su un omicidio avvenuto in casa. Ed è pericolosa perchè diffonde la convinzione nella gente che si possa agire in condizioni di impunità in casa. Non è così”.
Caiazza aveva anche precisato, in precedenza: “Guardiamo con grande preoccupazione, ed anzi con profonda indignazione, al crescente costume di dare in pasto ad una opinione pubblica eccitata ed impaurita ad arte, norme penali ‘manifesto’, attente solo al facile consenso popolare”. Infatti non c’è, in Italia, una crescita dei furti e rapine in proprietà private, tale da giustificare una corsa alle armi e al loro uso. Secondo dati del Viminale (Salvini dovrebbe conoscerli, visto che sono stati forniti quando era già lì, nell’agosto scorso), dal 2014 al 2018 i furti sono diminuiti del 24,2%, mentre le rapine sono calate del 35,8%. Quindi funziona di più la deterrenza da parte delle nostre forze dell’ordine, proprio quella che lo Stato dovrebbe garantire sempre di più, invece di suggerire ai cittadini di arrangiarsi con l’assassinio preventivo fai-da-te. Però a certi politici conviene, sempre per razzolare voti, fare credere che ci sia un crescente allarme sicurezza e che per fronteggiarla devono armarsi sempre di più, relativamente sicuri di poter sparare senza correre troppo rischi, anche in caso di errore.
Il modello salviniano è quello degli Stati Uniti, dove è facile per chiunque acquistare un’arma da fuoco. Ma il fatto che negli Usa ci siano oltre 270 milioni di armi in mani civili (più di una per ogni adulto) non diminuisce furti e rapine, che – con gli omicidi – sono assai più frequenti rispetto all’Italia e alla maggior parte dei Paesi Ue. Negli Stati Uniti l’influenza politica della Nra (l’associazione dei fabbricanti di armi) blocca qualsiasi iniziativa di regolamentazione, nonostante le frequenti stragi da parte di fanatici e maniaci armatissimi. In Italia la lobby delle armi destinate ai privati cittadini è in pista da pochi anni. Però è evidente che sta facendo proseliti, visto il clima. Infatti ieri, a poche ore dall’approvazione definitiva della nuova norma sulla legittima difesa, una settantina di deputati leghisti ha sottoscritto un progetto di legge per raddoppiare la potenza delle armi che possono essere detenute senza licenza. La prima firmataria è stata la parlamentare Vanessa Cattoi: dice di voler «rendere più agevole l’iter per acquistare un’arma destinata alla difesa personale». Appunto.
Morale della brutta favola? Se c’è una legittima difesa opportuna, questa è quella politica, civile e non violenta nei confronti del salvinismo, la cui deriva propagandistica reazionaria – tra neorazzismo e “sceriffismo” – ha risvolti sempre più deleteri e drammatici. Difendiamoci: è un dovere e un diritto.
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