Oltre il referendum
Ripensare poteri
e rappresentanza

Ho partecipato alla riunione del Comitato per il NO di Venaria al Referendum giovedì 27 agosto. Parte della discussione era incentrata sul rischio di passare da una Repubblica Parlamentare ad una Repubblica Presidenziale. Ovvero di avere o meno, da parte di ogni singolo elettore, la possibilità di indicare nella scheda il candidato preferito. Di parlare poco di politica e di orientarsi sui discorsi che la gente orecchia con la “pancia”. Eccetera.

Ragionamenti intrisi anche di buon senso, si badi. A me è parso un ragionare abbastanza sfasato, un ragionare su cose che l’attualità ha già messo in discussione:

• È vero o no che dal governo Monti del 2011 in poi il ruolo del parlamento è sostanzialmente cambiato? A me pare che il parlamento da quella data in poi si è ulteriormente svuotato, nelle aule non c’è più il dibattito sulle leggi le quali vengono discusse invece nel lavoro delle commissioni. Il tutto poi è appannaggio di decreti-legge in capo al governo (il primo ministro con tutti gli altri suoi ministri); quel tanto che questa pratica ha fatto dire a Mario Monti “che alcune leggi (vedi a proposito del referendum in Grecia e della Brexit in Gran Bretagna) andrebbero tolte dal “ricatto elettorale” (mettendo così in discussione persino il suffragio universale); il tutto mirato ad avere + comando = + efficienza.

• Con il Coronavirus siamo oggi ad un passo avanti: nel pieno della Repubblica “terapeutica”. Si parla di circa 250 tra scienziati e tecnici vari che formano la task force a disposizione del governo: ogni ministro ha i suoi (in aggiunta ad uno stuolo di alti burocrati, che materialmente scrivono le leggi); domanda: va data questa delega ai cosiddetti “competenti”? sono o meno d’accordo sulle cose che dicono tra loro e poi quelle che fa il governo? E a quali altri “esperti” si dovrebbe invece dare la parola?

Qualche proposta

Le possibili uscite:

Passare dalla Repubblica “terapeutica” (l’attuale) ad una Repubblica autoritaria, a questo proposito riporto qui quanto è descritto nel recente DPCM, Ripresa del lavoro (a pag. 10): Art. 9 – Esecuzione e monitoraggio delle misure. “Il prefetto territorialmente competente, informando preventivamente il Ministro dell’Interno, assicura l’esecuzione delle misure di cui al presente decreto, nonché monitora l’attuazione delle restanti misure da parte delle amministrazioni competenti. Il prefetto si avvale delle forze di polizia, con il possibile concorso del corpo nazionale dei vigili del fuoco e, per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dell’ispettorato nazionale del lavoro e del comando carabinieri per la tutela del lavoro, nonché, ove occorra, delle forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali, dandone comunicazione al Presidente della regione e della provincia autonoma interessata.

• Che tutta la esecuzione e monitoraggio delle misure sia affidata ad una questione di “ordine pubblico”, francamente, la trovo non solo fuori da ogni buon senso, ma del tutto inefficace e parecchio allarmante. Sperando di sbagliare nella previsione, c’è da ritenere che nel prossimo futuro (roba di alcune settimane) nel nostro paese nascano forme di “rivolta popolare”. Chi ci sarà al centro? In alcune parti d’Italia (vedi a Palermo e a Milano) ci sono state delle manifestazioni di protesta. Quante ne stanno covando?

Una seconda uscita possibile è quella di avere un “governo dei competenti” (cosiddetti) alla Mario Monti con magari al vertice un Mario Draghi, cosa per la quale milita tutta la stampa liberal di questo paese (dalla Repubblica al Corriere della Sera a tutti i giornalisti embedded).

Alcune piccole “provocazioni”: + democrazia = + efficienza (questa la sfida)

Primo: i programmi

1. Puntare per prima cosa ai programmi, poi ai nomi. Si tratterebbe di due elezioni: la prima dove gli elettori votano liste solo con simboli e programmi, poi sulla base dei risultati, i programmi con il maggior numero di voti presentano i loro candidati che verranno quindi eletti sulla base delle preferenze raggiunte. Così facendo si eviterà la “personalizzazione” della politica e si tornerà a parlare di “progetti di società”. Assegnare compiti diversi tra la Camera e il Senato;

2. Invece di ridurre la Rappresentanza occorre andare a“potare”gli emolumenti dei parlamentari;

3. Decentrare il “potere”: con la eliminazione delle Regioni, luoghi costosi e del malaffare e la riesumazione delle province e maggiori poteri ai comuni (es. incentivandone la riunificazione almeno sino ai 3.000 cittadini, il che non significa mortificare quelle migliaia di piccoli comuni al di sotto dei 3.000 a cui bisognerebbe garantire ruoli di “consultazione” permanente, alla maniera dei Comitati di Quartiere che andranno rieletti dando loro anche diritti/potere e quattrini);

4. Fare i conti con il passaggio da una “economia di mercato” ad una “economia mista” (denaro del privato + denaro dello stato = di tutti i contribuenti che pagano le tasse) questo significa che in ogni ASL dovranno comparire dei Comitati di Controllo (Medici, tecnici, sindacalisti, datori di lavoro), che affiancheranno i tecnici nel lavoro di monitoraggio e programmazione degli interventi in ogni territorio dato (da un comune ad una ASL, ecc.); a questo proposito andrà prevista una Delega alla Salute in ogni amministrazione.

Così come ogni azienda dovrà consegnare ad ogni Sindaco copia del suo Bilancio e le sue “prospettive di produzione e di mercato” – è evidente che ogni amministrazione si dovrà dotare di un archivio informatizzato atto a contenere tali informazioni. Obiettivo: monitorare lo stato e l’avanzamento della crisi in atto per favorire e promuovere le aziende virtuose.

Così come in ogni azienda con più di 50/100 addetti andranno previsti dei “Comitati di Controllo” formati da Tecnici, Impiegati, Operai (e là dove è presente anche un rappresentante del Sindacato aziendale). Compito discutere (con solo potere consultivo) della mission e del bilancio dell’azienda. A tutto ciò sarà garantito un percorso formativo da parte dello stato che provvederà ad appositi corsi per tutti i componenti a tali Comitati (sul tipo di quelli fatti per gli RLS, Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza).

È il cambio di fase che obbliga tutti a ripensare le forme di rappresentanza e di potere nel nostro paese.