Nuovo stallo
sull’Ilva di Taranto
Come l’Ilva di Taranto. Quando si vuole figurare il massimo dell’incapacità pubblica e privata basta dire questa semplice frase e tutti comprendono perfettamente la situazione. L’Ilva di Taranto rappresenta l’apoteosi della cattiva gestione tra blocchi burocratici, frenate politiche, interventi della magistratura. Il Governo è ancora oggi a cercare soluzioni che allentino la morsa dell’inquinamento e della tossicità per i cittadini di Taranto e nel contempo assicurino la salvezza dell’impianto e dei lavoratori. Piano ambientale e piano industriale. Due percorsi che dovrebbero andare insieme, di pari passo, ma che invece hanno delle impennate a scapito dell’uno o dell’altro. E questo all’interno di un quadro di tempi e di decreti che tolgono anziché mettere, dilatano anziché restringere.

Con la vendita dell’impianto alla cordata ArcelorMittal-Marcegaglia-Inte
E poi….tutte le modifiche che rispetto al vecchio decreto del 2014, caratterizzano l’ultimo atto del governo. A partire dai tempi. Non solo non sono stati rispettati i termini dell’AIA del 2012 e del Piano Ambientale del 2014, ma si è proceduto ad un allungamento al 2023 della realizzazione degli interventi di copertura del Parco minerale e del Parco fossile, con buona pace per l’emergenza inquinamento ambientale e le sue ripercussioni sulla salute degli abitanti di Taranto. Inoltre il Decreto modifica molte altre parti rispetto al Piano
Ecco dunque spiegata la scelta estrema di Regione e Comune di appellarsi ai giudici e la conseguente messa in scena, da parte di tutti, Governo ed enti locali di un teatro dell’assurdo fatto di botta e risposta, di accuse reciproche, di ricatti plateali e scomposti. Anche perché alla base di tutto c’è un non detto gigantesco: questi piano saranno possibili solo se il Tribunale “libera” i soldi che i

©Andrea Sabbadini
Riva devono restituire e la cordata mette sul tavolo i soldi che ha promesso. Perché il Governo, all’oggi, non avrebbe una lira per poter onorare qualsiasi Piano futuro mentre la cordata, nuova proprietaria, attende che il Governo inizi a fare il suo per poter procede al subentro effettivo.
Siamo quindi ad una nuova fase di stallo, mentre per quanto riguarda i wind day, così come, molto “romanticamente”, venivano chiamati i giorni di allarme vento, che obbligavano la chiusura delle scuole, costringendo i bambini a stare rintanati in casa per non ammalarsi,
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