Non solo le pensioni: la Francia in piazza contro il bonapartismo di Macron

3 milioni e mezzo per i sindacati, la metà per il Ministero degli Interni. Di sicuro più di due milioni, per la terza volta in tre mesi. Queste sono le cifre impressionanti della partecipazione alle manifestazioni di giovedì 23 marzo, che si sono svolte su tutto il territorio nazionale. Il segnale politico è chiaro: il movimento di protesta non si sta indebolendo, anzi sta trovando nuove motivazioni e allargando i suoi obiettivi.

Pensioni: una riforma che svantaggia i deboli

Per quanto riguarda il contenuto della legge sulle pensioni il punto decisivo è ormai chiaro: si tratta di una legge ingiusta socialmente perché chiede alle persone con salari più bassi e che fanno lavori faticosi sin da giovani di lavorare più a lungo, senza avere la certezza di poter versare tutti i contributi necessari per avere un assegno pensionistico a tasso pieno e senza detrazioni punitive.

Emmfrancia sinistraanuel Macron e il governo hanno spiegato come si tratti di una riforma necessaria per potere risparmiare soldi da investire in progetti per costruire la Francia di domani, a cominciare da quelli legati alla transizione energetica. Ebbene i francesi e le francesi ne hanno tratto la conseguenza che a pagare devono essere i più deboli e i più fragili economicamente.

Nel suo intervento televisivo, all’ora di pranzo di mercoledi 22 marzo, Macron si è detto pronto a ricevere i sindacati per discutere della condizione di queste fasce della popolazione. Ma allora perché non l’ha fatto prima? Ad esempio dopo la prima grande manifestazione di gennaio, quando invece annunciò che il tempo delle trattative era finito e che ormai era necessario approvare la riforma così com’era stata presentata in Parlamento.

Il progetto bonapartista di Macron

In realtà, non si tratta semplicemente di un errore politico e di metodo. La strategia di Macron è, in realtà, coerente con la sua analisi del rapporto tra politica e società: egli ha sempre contestato il ruolo dei corpi intermedi e teorizzato la necessità di un potere politico forte che sappia decidere in un rapporto diretto con la società. La sua scommessa politica era indebolire definitivamente i partiti e i sindacati e in questo modo, dimostrandosi efficiente e risoluto, contrastare anche l’estrema destra.

Il progetto, però, non è riuscito. Malgrado la crisi dei gilets jaunes, non ha capito che non si possono imporre riforme dall’alto e non ha interpretatomacron 1 correttamente il risultato delle ultime elezioni presidenziali e amministrative: l’avere vinto, cioè, al secondo turno grazie al voto di gran parte dell’elettorato di sinistra contro Marine Le Pen e il fatto che ormai la Francia ha un sistema tripartito, e che in Parlamento bisogna essere capaci di formare maggioranze dialogando con le altre forze politiche.

La manifestazione di giovedì 23 marzo, ma anche quelle che si ripetono spontanee ormai ogni giorno, ha rappresentato il dissenso di una larghissima parte della popolazione (68% secondo alcuni sondaggi) anche contro il metodo praticato: il passaggio in forza, senza voto parlamentare quando il governo ha capito di non avere la maggioranza. Certo, si tratta di una procedura prevista dalla costituzione francese e già utilizzata in passato. Ma l’averla adottata in questo contesto e di fronte a una protesta cosi imponente, è stata una scelta che rivela una vera e propria crisi di sistema. Come ha scritto lo storico Pascal Ory su Le Monde, la democrazia francese della Quinta Repubblica è un modello di democrazia bonapartista, nel senso che attribuisce al Presidente della Repubblica e al governo poteri che riflettono «il carattere strutturalmente autoritario della sua cultura politica: centralizzata e presidenzialista».

Macron, pur presentandosi come una novità rispetto alle culture politiche tradizionali, ha ulteriormente accentuato questo carattere del sistema politico francese, convinto che sia l’unico modo per rispondere in modo efficace alla sfida delle grandi autocrazie mondiali. I suoi clamorosi errori politici l’hanno, però, portato alla situazione attuale, in cui sembra avere perso ogni spazio di manovra.

Le proteste dei giovani

Parigi, Manifestazione intersettoriale indetta da tutti i sindacati per protestare contro la riforma delle pensioni
Scontri tra dimostranti e polizia durante la dimostrazione contro la riforma delle pensioni a Parigi, Francia, del 19 gennaio 2023. Photo by Florian Poitout/ABACAPRESS.COM / ipa-agency.net / agenzia Fotogramma

Di fronte alla grande novità di questi giorni rappresentata dalla mobilitazione dei giovani sia liceali sia universitari, il governo e la polizia stanno purtroppo rispondendo con azioni violente di repressione durante le manifestazioni e di fronte agli edifici scolastici. Il segno evidente che vogliono evitare, in ogni modo, che la protesta giovanile possa consolidarsi. Le vicende politiche dei prossimi giorni dipenderanno molto da cosa succederà tra i ragazzi e le ragazze che protestano contro una riforma che sembra loro prefigurare una società futura più ingiusta e in nome della parola d’ordine «non c’è più tempo» di fronte alle questioni ambientali. Speriamo che il clima sempre più teso non aiuti il progetto evidente di spegnere la loro mobilitazione attraverso un clima di paura che porti alla rassegnazione.

Se le lotte di questi ragazzi e queste ragazze contro l’ingiustizia e il disastro ecologico saranno sostenute da forze politiche capaci di proporre, a partire dal loro modo di funzionamento interno, un modello di stato meno autoritario e verticale e capace di valorizzare le autonomie sociali allora da questa primavera francese potranno diffondersi stimoli importanti e vitali per tutta la sinistra europea.