Nella pancia
del Dio Acciaio
Un uomo anziano, uno della manutenzione, si arrampicò sul carroponte per controllare le funi e insultò Alessio che aveva lasciato la siviera sospesa, senza nessuna precauzione. Un altro uomo girò la pagina del calendario Maxim che era rimasto a maggio. Sostituì una mora in perizoma girata di schiena con le teste enormi di una bionda a cavalcioni di una moto.
Alessio si sfilò la canottiera fradicia di sudore. Dovette ingoiare un bolo grosso così di saliva e limatura di ferro, per restare calmo.
Stavano al centro di uno spiazzo di erba secca, una steppa compresa tra le vergelle e la torre nera del quarto altoforno. Alessio gettò il mozzicone a terra, lo pestò subito con il piede: qualsiasi cosa avrebbe preso fuoco alle due del pomeriggio. Spense la tastiera che comandava il sistema dei pesi e contrappesi, nel carroponte alto dodici metri e largo ventiquattro.Un intero zoo: nel cielo svettavano torri merlate, gru di ogni genere e specie. Animali arrugginiti dalle teste cornute.
“Cornuto!” gli gridò quello della manutenzione.
Alessio aveva bloccato le funi di colpo e gli aveva quasi tranciato via un piede.
La melma densa e nera del metallo fuso ribolliva nelle siviere, barili panciuti trasportati dai treni siluro. Cisterne munite di ruote che assomigliavano a creature primordiali. Alessio staccava il turno, si rovesciava una bottiglia d’acqua addosso.
Il metallo era ovunque, allo stato nascente. Ininterrotte cascate di acciaio e ghisa lucente e luce vischiosa. Torrenti, rapide, estuari di metallo fuso lungo gli argini delle colate e nelle ampolle dei barili, travasato nei tundish, riversato nelle forme dei forni e dei treni.
Se sollevavi lo sguardo, vedevi vapori grassi e suoni robotici impastarsi. A ogni ora del giorno e della notte la materia veniva trasformata. Arrivavano minerali e carboni dal mare, attraccavano al porto industriale in gigantesche navi mercantili: carburante trasportato su nastri sospesi, cavalcavia e autostrade aeree che correvano e percorrevano i chilometri infiniti dal molo alla cokeria all’altoforno. Ti sentivi il sangue circolare a ritmo pazzesco, là in mezzo, dalle arterie ai capillari, e i muscoli aumentare in piccole fratture: retrocedevi allo stato animale.
Alessio era piccolo e vivo in questo smisurato organismo.
(Silvia Avallone, “Acciaio”, 2010)
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT05C 02008 05075 000105517700 – Banca Unicredit filiale di piazza Barberini – Roma – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati
In EvidenzaRicordo
Rocco, l’Unità e non solo
Un innovatore cui tutti
abbiamo voluto bene
3 Aprile 2021