Nel dramma sanitario
la rivincita del Pubblico
Ora la sinistra rilanci

La vicenda del Coronavirus  non passerà senza lasciare conseguenze profonde nella mentalità collettiva e nelle politiche della salute. Una prima conseguenza riguarda la dimensione pubblica; la richiesta di protezione si rivolge al pubblico, allo Stato. Però tale richiesta si scontra frontalmente con le politiche che, negli ultimi anni, hanno invece privilegiato in tutti i modi la privatizzazione degli apparati sanitari; dall’ostacolare in ogni modo la realizzazione di una sanità pubblica universalistica al lavoro di smontaggio sistematico del sistema pubblico dove si è realizzato, come in Inghilterra, dal primo dopoguerra. Ciò è avvenuto anche con la costituzione di fondi privati, sindacali, persino sostenuti paradossalmente per via fiscale con risorse pubbliche. Insomma, risorse pubbliche per smontare il sistema pubblico. La richiesta inoltre si scontra frontalmente con la dispersione invece della responsabilità di direzione. lddove sarebbe necessaria invece unità di direzione. In Italia esistono diciotto/venti sistemi sanitari regionali: siamo oltre il limite della demenza.

La dimensione globale

La seconda considerazione la di può sintetizzare in una formula: protocolli di cura. Ormai ogni intervento sanitario segue un protocollo, costruito processando valanghe di dati dei quali solo ad una struttura pubblica può essere riservato l’accesso e consentita la disponibilità. E’ l”esistenza di questi protocolli, che possono venire arricchiti continuamente ed essere sempre sotoposti alla verifica di dati ulteriori, permette di intervenire a distanza.

In definitiva la dimensione ormai globale del tema salute e la potenza di calcolo messa a disposizione dalla rivoluzione informatica sono tali da spalancare le porte ad un nuovo balzo in avanti dei sistemi sanitari pubblici, alla loro unità di direzione, alla realizzazione della salute come diritto di e per tutti. Di questo dovrebbe essere consapevole la sinistra, alla quale il vento gonfierebbe le vele se solo essa avesse l’audacia di metterle al vento.

Si profila un paradosso: che il Coronavirus con il suo procedere, per la forza delle cose, possa portare al controllo dei movimenti del Capitale. Accadrà insomma che quello che la sinistra politica non riesce a tematizzare e proporre facendone l’architrave, il tema dei temi della sua battaglia politica per arrivare ad un governo del ciclo economico mondiale, della cosidetta globalizzazione, verrà imposto e reso necessario dalla pandemia in atto?

Il governo della globalizzazione infatti resta una pura chiacchiera, se i capitali possono muoversi in piena libertà. Come si sa, o si dovrebbe sapere, la mondializzazione dei mercati sotto la direzione della finanza capitalistica-la cosiddetta finanziarizzazione dell’economia- è il prodotto di due fattori: il primo riguarda un aspetto tecnico, la potenza della nuova tecnologia informatica su cui scorre il processo, ma il secondo riguarda la decisione politica, la scelta politica, e la scelta politica attiene fondamentalmente alla libertà di movimento dei capitali.

Un’Astuzia della Ragione?

La libertà di movimento dei Capitali è stata e resta l’arma assoluta in mano al capitalismo finanziario, in grado di colpire attraverso manovre speculative e controllo della macchina comunicativa qualsiasi interesse che voglia contrapporsi alla sua logica di dominio: Paesi, classi, persino lo stesso capitalismo industriale. Basta guardare alla storia. La strada al dominio del capitalismo finanziario è segnata da date precise: viene aperta negli anni anni ’70 dal passaggio dalla moneta convertibile alla “moneta fiduciaria “, passa per il Financial Services Act del governo Thatcher del 1986, il Big Bang della Borsa di Londra del 1987, fino alla cancellazione nel 1999, da parte del presidente Usa Bill Clinton, del Glass-Steagall Act, la legge che separava le attività bancarie tradizionali dalle attività bancarie di investimento che era stata il cuore  della più profonda riforma di struttura di Roosevelt. Dopo di che la piena liberalizzazione dei movimenti dei capitali travolge l’URSS e un imbelle Gorbaciov e realizza il pieno dominio mondiale della finanza di marca anglosassone. Un pieno dominio che ha permesso di scaricare sui vicini pur alleati ma concorrenti come l’Europa le conseguenze della crisi del 2007 attraverso il Quantitative Easing che altro non è che una svalutazione competitiva.

Concludendo: per una sorta di hegeliana Astuzia della Ragione si apre per un’altra via, la via del Coronavirus, la strada alla possibilità di governare un ben altro virus: quello della piena libertà di movimento dei Capitali, nonostante l’ignavia delle infinite sinistre: ambientaliste, femministe, autonomiste, riformiste, esoteriche: tutto tranne che socialiste.

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