Negazionisti in Senato,
la politica pretende
di fare scienza

Diciamolo francamente, ciò che meraviglia e dispiace di più sono la presenza e le parole di un grande e gentile artista come Andrea Bocelli. Dei protagonisti politici della “giornata negazionista” organizzata ieri negli ambienti del Senato, Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi, ci dispiace, ma non ci meraviglia. Sono espressione di una parte della destra italiana e mondiale la cui tensione eversiva si manifesta anche nell’aperta avversione alla scienza. Ma la presenza e le parole di un artista come Andrea Bocelli ci amareggiano.

L’idea di fondo del convegno “pseudo-scientifico” come lo ha definito Guido Silvestri, l’italiano che dirige il dipartimento di Patologia all’Università Emory di Atlanta, negli Stati Uniti, è che non esiste un’emergenza COVID-19 in Italia, per cui liberi tutti.
I temi affrontati ieri al Senato nel corso del “convegno pseudo-scientifico” organizzato da Vittorio Sgarbi e dal leghista Armando Siri, sono stati anche di carattere giuridico, come quello discusso da Sabino Cassese intorno alla legittimità costituzionale della eventuale proroga fino al 31 ottobre dello stato di emergenza. Non entriamo in questo ambito. Non abbiamo le competenze necessarie.

“Pericolosi messaggi”

Fermiamoci dunque ai “pericolosi messaggi” di carattere scientifico, come li ha definiti massimo Galli, il primario dell’ospedale Sacco di Milano che, insieme allo Spallanzani di Roma e al Cotugno di Napoli, è uno dei presidi nazionali contro le malattie infettive.

Bocelli al Duomo di Milano durante il lockdown

Il primo “messaggio pericoloso” di ordine scientifico e medico è proprio quello lanciato da Andrea Bocelli: io non conosco, ha detto l’artista, alcuna persona che sia morta di COVID-19 o che sia andata in terapia intensiva a causa del coronavirus. Ora è facile opporre alla percezione di Bocelli i dati crudi: le morti accertate nel mondo per COVID-19 sono state fino a questa mattina 656.686, di cui 35.112 in Italia. Non sono cifre da poco. Se le si vuole contestare non basta la percezione di un grande artista che poco frequenta le discipline statistiche: occorrono prove scientifiche incontrovertibili. Tutti questi morti meritano maggior rispetto.

Lo stesso vale per le altre affermazioni “pseudo-scientifiche” espresse dai negazionisti ieri a Roma. Per esempio l’idea che il coronavirus SARS-CoV-2 non costituirebbe più, almeno in Italia, un pericolo. Ora la comunità scientifica che si occupa di virologia ci dice, dati alla mano, che il virus non è mutato e che conserva la medesima pericolosità di sei mesi fa. Dunque se i numeri delle morti, dei ricoverati in terapia intensiva, dei ricoverati tout court e persino dei contagiati sono diminuiti non è a causa della minore aggressività del virus, ma per altri motivi al momento non ben conosciuti e che molto probabilmente risiedono nel fatto che abbiamo imparato a difendere meglio le fasce più a rischio della popolazione. Anche mediante quel lockdown che avrà pure “umiliato e offeso” Andrea Bocelli, ma ha salvato migliaia di vite umane.

Come Trump e Bolsonaro

Lo stesso vale per altri strumenti di prevenzione, come le mascherine, lavarsi le mani, darsi di gomito invece che stringersi le mani. E, infatti, nei paesi in cui le misure di prevenzione non sono state prese – vedi i paesi dei “negazionisti” Trump e Bolsonaro – il contagio è fuori controllo e il numero di morti da COVID-19 (150.444 negli USA, 87.737 in Brasile) è il più alto al mondo.

Donald Trump e Bolsonaro

Contrariamente a quanto affermato ieri a Roma, il virus circola ancora in Italia e circola ancor di più nei paesi limitrofi al nostro. Dunque affermare che l’emergenza è finita non solo non è vero ma è da irresponsabili. L’epidemia in Italia è sì sotto controllo, ma non è estinta. Ed è sotto controllo proprio perché abbiamo adottato misure drastiche per contenerla. Abbassare ora la guardia significa esporre il paese a un ritorno di una fase acuta del COVID-19. Fino a quando non avremo il vaccino e fino a quando il vaccino non sarà distribuito in maniera rapida, equa e giusta a tutta la popolazione in Italia e nel resto del mondo, siamo costretti a convivere col virus. E, dunque, a utilizzare proprio quegli strumenti di prevenzione contestati ieri dai “negazionisti” al Senato.

Caro Salvini, metta la mascherina

Indossare la mascherina in ambienti chiusi non è questo gran sacrificio. Non farlo è un atto irresponsabile. Ostentare il rifiuto a farlo è un atto tecnicamente eversivo delle leggi e degli ordinamenti dello stato. Se poi a farlo è un ex Ministro degli interni ed ex Vicepresidente del Consiglio è un atto politicamente eversivo.

Salvini al convegno senza mascherina

No, non chiediamo la messa in stato d’accusa di Matteo Salvini, ma le sue scuse agli italiani, quelle sì. Vede, caro Matteo Salvini, in una democrazia matura politica e scienza hanno ruoli entrambi essenziali e caratterizzati da forte autonomia. Se la politica pretende, come ha fatto lei ieri al Senato, di “dettare alla scienza” cosa si deve fare e cosa no, si crea un cortocircuito pericoloso. Forse lei non lo ricorda, ma l’Unione Sovietica, sebbene ospitasse il “granaio del mondo”, è andata incontro per alcuni decenni (tra gli anni ’30 e ’50 del secolo scorso) a devastanti carestie perché Berija e Stalin pretendevano di “fare scienza” e consegnarono le chiavi della politica agraria a uno scienziato, Trofim Denisovič Lysenko, altamente controverso che metteva in dubbio le basi darwiniane della biologia.

A un livello decisamente minore appartiene il caso Donald Trump, che ha cercato di “fare scienza” in vece di Anthony Fauci e degli altri grandissimi esperti di cui dispongono gli USA, col risultato che gli Stati Uniti hanno il maggior numero di contagi e il maggior numero di morti da COVID-19 al mondo.

Lei, caro Salvini, più o meno un anno fa ha chiesto pieni poteri agli italiani. Se questi pieni poteri – una richiesta insana in sé – dovessero comportare anche mettere da parte la comunità scientifica per affermare la sua verità in campo medico, il nostro paese correrebbe non solo un altissimo rischio democratico ma anche sanitario.
Ecco perché il rifiuto ostentato di indossare la mascherina, un presidio sanitario necessario ci dice la comunità scientifica, è un atto politicamente eversivo. Perché sottintende l’eversione, appunto, della reciproca autonomia tra scienza e politica.

Un’ultima considerazione. Qualcuno ha detto in quel consesso organizzato da Vittorio Sgarbi e Armando Siri, che darsi la mano è umano mentre darsi di gomito porterà (addirittura!) all’estinzione della nostra specie. Vedete, cari “negazionisti” anche alle iperboli c’è un limite. E aver sostenuto questo, magari solo per amore dell’esagerazione, ci dà la cifra culturale del convegno che gli ambienti del Senato ieri hanno dovuto ospitare e sopportare.