Né rimpasto, né rilancio:
il governo può solo
arginare la destra

Inutile girarci attorno: l’ostacolo principale al rafforzamento del governo (il cosidetto rimpasto), alla presentazione di un piano credibile e tempestivo per la spesa dei 200 miliardi italiani del Next generation Eu, al rilancio di un profilo riformatore una volta superata l’emergenza della pandemia, è il presidente del Consiglio. Non che il resto della compagine sia all’altezza del compito, ovviamente. Più di un ministro ha dato prova di inadeguatezza, nel corso di questo anno e passa di governo giallo-rosso, e in una situazione normale sarebbe già stato avvicendato (meglio: non sarebbe mai diventato ministro). Ma il problema principale sta alla testa e quindi è pressoché impossibile da risolvere.

L’equilibrio di Giuseppe Conte

La migliore dote mostrata fin qui da Giuseppe Conte è la sua capacità di stare in equilibrio nelle situazioni più delicate. Mes o non Mes? Si rinvia ogni scelta, che fretta c’è. Scontentare questo o quel leader, questo o quel ministro, nella ripartizione dei fondi? Si faccia una bella commissione, anzi una nuova task force (ancora!), si chiamino manager e consulenti, e si rinvii ogni decisione. Anche se l’Europa ci mette fretta, anche se queste scelte sono innanzitutto politiche, spetterebbero alle forze politiche e non ai tecnici, chiamati semmai a una funzione di supporto.

Del resto è evidente che una politica debole (non per colpa del premier, questo è chiaro) favorisce il ruolo del tecnico, a cominciare da quello che siede a Palazzo Chigi, che in verità tecnico non è, sarebbe un’emanazione dei 5 Stelle ma ormai chi se ne ricorda? E c’è chi ricorda qualche iniziativa politica chiaramente caratterizzata da questo presidente del Consiglio, a parte quella – peraltro discutibile – di risarcire col denaro pubblico i cosidetti “truffati delle banche”? O un intervento politico di prospettiva? Tutt’al più le scaramucce con Salvini (delle cui scelte è stato per un anno fedele esecutore), una volta ricacciato all’opposizione. O qualche nomina decisa in solitario, vedi il vertice dei Servizi segreti.

La mission del governo

Ma se il problema è il presidente del Consiglio, inutile girarci attorno, allora meglio mettersi l’anima in pace. Nessuno oggi, giustamente, si prenderebbe la responsabilità di una crisi al buio, nel pieno della tragedia Covid, nemmeno uno come Matteo Renzi. Il rimpasto se ci sarà, riguarderà un paio di ministri di seconda fascia. Il recovery plan sarà non interamente in mano a Palazzo Chigi, un ruolo maggiore lo avrà magari il Tesoro. I fondi del Mes per la sanità quasi al collasso si chiederanno più avanti, quando proprio non se ne potrà fare a meno. Ancora compromessi per andare avanti.

La mission del governo, in questo quadro, non cambia, è la stessa all’origine della sua nascita: arginare la destra, impedirle di tornare alla guida del Paese. Un obiettivo non di poco conto, visto come Salvini e i suoi “governatori” si muovono persino nella tragedia delle sofferenze e dei morti per Coronavirus: vorrebbero riaprire subito impianti e piste da sci, non mettere troppi limiti agli orari di bar e ristoranti, persino decidere – al posto della Cei – sull’orario della messa della vigilia di Natale. Lunga vita, allora, al governo giallorosso e persino all’ambiguo premier. Ma per chi sognava (e progettava) di cambiare davvero il Paese dopo gli anni delle diseguaglianze e dell’austerità in fondo è una mezza sconfitta.