Mr Jones e la fame in Ucraina, quel reportage che ispirò la Fattoria degli animali di Orwell

“Fu un inverno amaro. Al tempo burrascoso seguirono nevischio e nevicate intense e poi un gelo tenace che durò fino a febbraio inoltrato… In gennaio il cibo cominciò a scarseggiare. Le razioni di frumento furono drasticamente ridotte e fu annunciato che in compenso ci sarebbe stata una razione in più di patate. Poi si scoprì che le riserve di patate erano in gran parte gelate, perché non erano state coperte sufficientemente bene… Sembrava che la fame li guardasse negli occhi. Era di vitale importanza nascondere il fatto al mondo esterno. Incoraggiati dal crollo del mulino, gli umani stavano, infatti, inventando nuove menzogne sulla Fattoria degli animali. Ancora una volta girarono voci secondo le quali tutti gli animali stessero per morire di fame o di malattia. Che continuassero a lottare tra loro e fossero ricorsi ancora al cannibalismo e all’infanticidio.”

George Orwell scrisse la Fattoria degli animali tra il novembre del 1943 e il febbraio del 1944, quando i Britannici erano alleati con l’Unione Sovietica contro i nazisti. Per motivi di opportunità il manoscritto fu rifiutato dagli editori inglesi e statunitensi. Fu pubblicato dopo la fine della seconda guerra mondiale da un piccolo editore di Londra Secker e Warburg il 17 agosto del 1945. Quando le relazioni tra gli Alleati e l’Unione Sovietica peggiorarono Animal Farm: A Fairy Story (una favola) divenne un grande successo commerciale.

E’ il racconto della rivolta degli animali di una fattoria, maltrattati e sfruttati degli umani, in particolare dal padrone della fattoria Mr. Jones, in inglese Mr. Jones of the Manor Farm (della fattoria padronale) che diventerà Animal Farm. E’ sempre citata come la fattoria di Mr. Jones. Orwell si riferisce in particolare a qualcuno che si chiamava Mr. Jones? E’ molto probabile tanto, che molti ritengono che Orwell avesse in mente una persona precisa, Gareth Jones, un giornalista gallese.

Il reportage sulla fame in Ucraina di Gareth Jones, nella foto

Chi era Gareth Jones? Era nato a Barry nella contea gallese di Glamorgan il 13 agosto del 1905. Sua madre Annie Gwen Jones aveva lavorato in Russia come tutrice dei figli di Arthur Hughes, figlio di dell’industriale gallese John Hughes, che fondò nel 1872 un centro siderurgico in Ucraina, la città di Juzovka russificazione del cognome Hughes, nella regione del Donbass oggi Donetsk in Ucraina. Dopo la laurea Jones divenne segretario privato di David Lloyd George, primo ministro Britannico dal 1916 al 1922. Nell’estate del 1922 fece il primo viaggio a Donetsk (che poi diventerà Stalino). Diventato giornalista intervisterà Hitler il 23 febbraio 1933 sull’aereo che portava il futuro fuhrer a Francoforte.

Nel mese di marzo Jones arriva in Unione Sovietica con l’idea di riuscire ad intervistare Stalin. Non ci riuscirà ma decide, e lo si capisce dai legami personali con l’Ucraina (che era allora parte dell’Unione Sovietica), di partire da solo per andare a visitare le zone rurali ucraine dato che circolavano voci di una grande carestia. Era inverno, c’era la neve, i viaggi erano molto difficili e soprattutto erano vietati ai corrispondenti stranieri nell’ URSS. A Mosca si trovavano confinati nel famoso hotel Metropol (esiste tuttora) che era stato il luogo dove Rasputin teneva i suoi incontri, dove verrà insediato il governo Bolscevico, l’albergo sarà anche consigliato come residenza al diavolo ne Il maestro e Margherita di Bulgakov. Tra gli altri corrispondenti esteri a Mosca c’era il decano, il più potente dei giornalisti presenti che era Walter Duranty, corrispondente del The New York Times, vincitore nel 1932 del premio Pulitzer proprio per le sue corrispondenze da Mosca sulla politica di Stalin.

George Orwell

Orwell non era mai stato nell’URSS ma aveva letto della carestia e molto probabilmente il ruolo di Gareth nello scrivere sulla carestia, in particolare leggendo gli articoli scritti da Gareth nell’aprile 1933 su diversi giornali inglesi, in ogni caso sicuramente leggendo il libro di Eugene Lyons, un altro giornalista che era a Mosca in quell’anno, Assignment in Utopia, dato che ne fece una recensione nel 1938. Un capitolo intitolato La stampa cancella una carestia parlava di Jones che era stato il primo al mondo a rivelare la carestia nell’Ucraina.

Gareth Jones, il racconto della carestia

Il giornale Le Monde ha di recente scritto (17 aprile 2023) che è venuto il momento di riconoscere il ruolo fondamentale di Jones nel rivelare la realtà della carestia che portò alla morte tra il 1931 e il 1933 4 milioni di Ucraini, un milione e mezzo di Cosacchi del Kuban e altrettanti Russi.

Jones lasciò di nascosto Mosca il 10 marzo 1933 e con il treno, viaggiando nelle carrozze di terza classe raggiunse l’Ucraina dove i giornalisti stranieri non potevano andare. Seguì il corso dei binari per non perdersi nel deserto bianco di neve e gelo che lo circondava. E parlando con i contadini che incontrava li sentì raccontare che stavano morendo, non c’era né pane né grano, tutto era stato portato via, che la colpa era della collettivizzazione forzata.

Dopo il suo breve viaggio Jones lasciò l’Unione Sovietica e pubblicò il 31 marzo 1933 sul London Evening Standard un articolo in cui raccontava dei suoi incontri in Ucraina. Titolo La carestia governa la Russia, il piano quinquennale ha distrutto la fornitura di pane, parlando della carestia, dei morti, del cannibalismo di cui anni dopo parla Orwell in Animal Farm. Vi è un sito Was Gareth Jones’s surname behind George Orwell’s naming of ‘Farmer Jones’ in Animal Farm? in cui dal 2004 anni Nigel Linsan Colley ha raccolto prove sul fatto che Orwell non avrebbe potuto scrivere quelle parole sulla carestia nella Fattoria degli animali se non avesse letto gli articoli di Jones o il libro di Lynn in cui si parla di Jones.

Fame anche di notizie

Mentre Jones pubblicava il suo articolo il potente corrispondente de The New York Times a Mosca Duranty lanciava l’accusa contro le rivelazioni di Jones: “È fin troppo vero che la novità e la cattiva gestione dell’agricoltura collettiva… hanno combinato un pasticcio con la produzione alimentare sovietica… Ma – per dirla brutalmente – non si può fare una frittata senza rompere le uova… Non c’è vera fame o morte per fame, ma c’è una mortalità diffusa per malattie dovute alla malnutrizione”.

Vittime della fame in Ucraina durante la grande carestia del 1933

Alluderebbe ancora a Jones Orwell nella frase: ” La fame sembrava guardarli in faccia. Era assolutamente necessario nascondere questo fatto al mondo esterno. Incoraggiati dal crollo del mulino a vento, gli esseri umani (Jones) stavano inventando nuove bugie sulla Fattoria degli Animali. Ancora una volta si diceva che tutti gli animali morissero di fame e malattie…” Mentre le parole seguenti riferite a Napoleone, parodia di Stalin e capo dei maiali al poter nella Fattoria degli animali: “Napoleone conosceva bene le pericolose conseguenze se si fosse saputa la reale situazione del cibo, e decise di sfruttare il signor Whymper per diffondere l’impressione opposta.” Whymper, un umano amico di Napoleone, in cui Orwell parodiava Duranty, il giornalista USA.

L’articolo di Duranty diventerà un esempio clamoroso di fake news e un esempio di giornalismo da non imitare, al servizio del potente di turno. Gareth non ebbe vita facile al suo ritorno in Inghilterra e partì nel 1934 per un altro viaggio giornalistico in Mongolia dove venne ucciso da pirati cinesi. Sembra certo che chi lo accompagnava nel viaggio fosse un agente del KGB.

L’Holodomor, un genocidio

Il Parlamento Europeo ha riconosciuto la carestia dell’Holodomor 1933 come genocidio degli ucraini il 15 dicembre 2022, 90 anni dopo, invitando tutti i Paesi e le organizzazioni a riconoscere l’Holodomor (in lingua ucraina e russa). La parola deriva dalla parola ucraina moryty holodom, combinando le parole ucraine holod (fame, carestia) e moryty, (uccidere affamare, esaurire), mettendo in rilievo l’intenzionalità di procurare la morte per fame. Nel marzo 2008 il parlamento dell’Ucraina e diciannove nazioni indipendenti avevano riconosciuto le azioni del governo sovietico nell’Ucraina dei primi anni trenta come atti di genocidio. Una dichiarazione congiunta dell’ONU del 2003 aveva definito la carestia come il risultato di politiche e azioni “crudeli” che provocarono la morte di milioni di persone.

Il 23 ottobre 2008 il Parlamento Europeo aveva adottato una risoluzione nella quale aveva riconosciuto l’Holodomor come un crimine contro l’umanità, tuttavia alcuni paesi occidentali, tra cui l’Italia non avevano formalizzato l’adesione.

Nel 2019 è stato realizzato un film sulla storia di Gareth Jones, semplicemente intitolato Mr. Jones (in italiano L’ombra di Stalin). Il film è stato presentato in concorso al festival di Berlino del 2019 e poi a quello di Odessa (!) del 2019. Regia della regista Polacca Agnieszka Holland, sceneggiatura di Andra Chalupa, che è anche produttore, nata negli USA con nonni originari del Donbass, sopravvissuti all’Holodomor, autrice del libro pubblicato nel 2012 Orwell and the Refugees: The Untold Story of Animal Farm, con James Norton (Gareth Jones), Vanessa Kirby e Peter Sargaard.

Gareth Jones interpretato da James Norton
Gareth Jones interpretato da James Norton

Una storia che doveva essere raccontata da tempo. Un film che avrebbe potuto essere più drammatico nelle immagini, nell’uso del colore, nell’accostare le immagini, molte accademiche sulla fame e il cannibalismo in Ucraina con quelle delle orge dei giornalisti stranieri a Mosca, e inserti sulle macellerie abbondanti di cibo. Un film probabilmente volutamente distaccato, un film che è arrivato, due anni prima del febbraio 2022, in modo del tutto involontario in un momento drammatico per l’Ucraina, con il problema del grano e della fame non solo in Ucraina ma nel mondo. Capita che l’arte immagini il futuro parlando del passato. Nel film Orwell incontra Jones, ma è certo che questo incontro non ci fu. Ma era del tutto lecito artisticamente, del tutto credibile. Peccato vedere il film sono in televisione su SKY e non al cinema. Troppi film nelle televisioni private si perdono nel nulla.