Addio a Nerio Cocchi, una vita
di militanza nella rossa Emilia

Era uno di quei compagni che ha fatto grande il Pci, pragmatico e per nulla ideologico. Nerio Cocchi, purtroppo, non c’è più. E chi vorrà capire cos’è stato il comunismo emiliano-romagnolo potrà fare riferimento alla sua storia-testamento che è raccontata nel libro di Strisciarossa “Care compagne e cari compagni”. Beninteso: non è una storia unica, il posto occupato da Cocchi nel partito (dal Pci ai Ds) è sempre stato in seconda fila. Ma sono tanti i personaggi di spessore che hanno tenuto orgogliosamente il “posto dopo i primi” con realismo e spirito di servizio nella perfetta macchina-partito “verticale” dell’Emilia-Romagna.

La sua storia nel libro di Strisciarossa

Di eccezionale c’è, invece, la quantità delle cose fatte da Cocchi nella sua Conselice – ultimo lembo di terra dove la provincia di Ravenna sfuma in quelle di Bologna e Ferrara – in un arco di tempo che va dai vent’anni fino all’altra notte quando è morto a 85 anni: cooperatore, consigliere comunale, assessore, sindaco, e ancora consigliere comunale senza staccare mai un attimo dal dovere di servire la comunità dove viveva. Mezzo secolo in Comune (31 anni sindaco) e mezzo secolo nella cooperativa agricola Massari alla quale devolveva lo stipendio di amministratore comunale. Perché non c’era distinzione che tenesse “nel movimento”. E infatti la Massari è stata lo strumento che ha consentito al giovane Cocchi di capire e interpretare un territorio che poteva crescere col collante della mutualità, a sua volta generatore di economia e occupazione.

Dalle paludi alla cooperativa modello:

Nerio Cocchi

E pensare che i terreni della cooperativa altro non erano che paludi prosciugate negli anni Trenta, emersi con grandi opere idrauliche, diventati via via sempre più produttivi. Oggi la Massari, di cui Cocchi è stato direttore amministrativo è un esempio nella filiera agroalimentare, “un modello – spiega Legacoop Ravenna – di buona conduzione e tecnica agronomica rispettosa dell’ambiente, oltre che uno straordinario esperimento riuscito di riscatto attraverso gli strumenti del mutualismo economico”. L’hanno studiata anche i sovietici, ai tempi dell’Urss, e una altrimenti inspiegabile strada asfaltata al centro dei 2.500 ettari dell’azienda testimonia ancora della visita della “delegatsiya” arrivata da Mosca negli anni Settanta e accolta tra due ali di bandiere rosse, appunto piantate ai lati dell’arteria che attraversa i campi.
“Non so cosa abbiano capito i sovietici dei nostri metodi di coltivazione ma credo poco. Però si sono sicuramente resi conto che qui ci sono quantità industriali di zanzare e ranocchi”, mi disse Cocchi mentre mi scorrazzava sulla sua Panda tra i pomodori e il mais un anno fa quando raccoglievo la sua storia per il libro.

Personaggio eclettico, nelle parti del ranocchio Cocchi ci si è anche calato come “attore per caso” quando Ivano Marescotti, direttore del teatro di Conselice, lo travestì da anfibio e lo spinse sul palco in una singolar tenzone col maiale, un “confronto” tra proteine alimentari che dalle notti dell’umanità hanno sfamato le popolazioni delle campagne emiliane e romagnole: “Tu o ranocchio…”. “Era un uomo spiritoso, colto, allegro, gentile. Un comunista della vecchia guardia e io gli ho voluto molto bene”, spiega Marescotti.

Ranocchi, zanzare e libertà di stampa

Al ranocchio c’è anche un monumento in una rotonda, e un altro monumento è stato pure dedicato alla zanzara realizzato da anonimi buontemponi in modo abusivo ma che Cocchi, da sindaco, ha voluto “adottare”. Nell’iconografia di Conselice è entrato anche un monumento alla libertà di stampa (una vecchia pedalina tipografica nel piazzale del negozio Coop) per ricordare che qui nella bassa venivano stampate dalle tipografie clandestine i giornali dell’opposizione al fascismo, l’Unità prima di tutte.

La storia di Nerio Cocchi su “Care compagne e cari compagni”

Nella terra dei ranocchi, delle zanzare e della Resistenza Cocchi è stato capace, nei suoi cinquant’anni da amministratore pubblico, di trasformare un luogo depresso in una realtà economica di tutto rispetto, una potenza dell’agroalimentare ma anche della meccanica, di dotare la comunità di servizi sociali d’avanguardia.
Ovvio che abbia sempre volato sulle ali del consenso, anche con punte dell’85%. “Ma in politica nulla ti viene regalato – mi raccontò –. Io non ho mai lasciato niente al caso, ogni scelta l’ho condivisa con la mia gente. Ho fatto migliaia di assemblee, incontri più o meno informali, riunioni in sezione. Era bella e appassionante la vita di partito, ma quanta fatica…”.
I funerali di Nerio Cocchi si terranno martedì 22 giugno alle 10 a Conselice con celebrazione pubblica davanti al Comune seguita dal corteo funebre.