Morire per le farfalle monarca, in Messico

Noi umani, noi sapiens abbiamo sempre trovato insegnamenti e spunto dalle migrazioni animali, soprattutto per ripetere quelle terrestri e interpretare quelle aeree. Abbiamo imparato a spostarci, camminando, seguendo animali da cacciare, capendo che alcune specie sono migratorie, ci passano accanto periodicamente. Noi non ci cibiamo di ogni specie animale e alcune di loro hanno acquisito a loro spese che è meglio non capitarci a tiro. Nel corso dei millenni e, in particolare negli ultimi secoli, siamo divenuti così tanti e invadenti da condizionare in vario modo la sopravvivenza e la riproduzione, i movimenti e le migrazioni di quasi ogni altra specie vivente. Per qualcuna, alcuni di noi organizzano aree umide e parchi. Mentre ad altre, invece, roviniamo habitat ed ecosistemi. Faccio un esempio, riferendomi a un dato di cronaca di inizio 2020 che contempla entrambi gli umani comportamenti: la protezione e la distruzione.

Le farfalle monarca: una specie unica

C’è almeno una specie animale mobile e colorata capace di far migrare bene e in pace i propri figli e nipoti (un po’ come quasi l’intero regno delle piante sessili e colorate), le farfalle monarca, Danaus plexippus (ordine dei lepidotteri, famiglia delle Nymphalidae), una specie migratoria intergenerazionale presente soprattutto nell’America del Nord, che stagionalmente si sposta dal freddo montano in una valle calda grandemente distante.

Le farfalle monarca svernano in Messico in diapausa riproduttiva, per tornare in primavera verso nord. Sono necessarie alcune generazioni per l’andata e il ritorno, non è lo stesso individuo a percorrere tutto il percorso. Le stagionali migrazioni hanno fornito caratteri diversi alle varie generazioni (durata e modalità di sopravvivenza, ciclo vitale e capacità riproduttiva, stanzialità e movimenti), garantiti dai diversi comportamenti di alcune o di alcuni gruppi. Siamo di fronte a una straordinaria migrazione intergenerazionale, concatenata, differenziata e sociale di una stessa specie!

Homero il taglialegna

Negli ultimi decenni alcuni comportamenti umani (pesticidi, cambiamenti climatici antropici, disboscamenti) hanno messo in pericolo le farfalle-monarca, oggi a rischio di estinzione, privandole di habitat (nicchia) o di contesto (segnali). Homero Gómez González era nato cinquanta anni fa nello stato di Michoacán, in Messico, sull’Oceano Pacifico, diventando presto un taglialegna come suo padre. Sul lavoro incontrò e conobbe le meravigliose fragili farfalle monarca, smise di tagliare alberi, decise di proteggere il più possibile l’habitat degli animali, promosse un movimento contro il disboscamento illegale, attività che coinvolge numerose bande criminali dell’area, interessate a creare spazio per le coltivazioni di marijuana e avocado.

Quasi venti anni fa era stato istituito il “santuario per farfalle” El Rosario, dal 2008 patrimonio UNESCO, fitti boschi di pini e abeti dove milioni di farfalle potevano andare in letargo prima di ripartire e tornare a una delle loro tante “case”: quella di partenza e quelle lungo il percorso di circa cinquemila kilometri. Se ne è parlato in tutto il mondo. Ovviamente, la realtà materiale locale è sempre più complicata. Lì non furono tutti d’accordo, emersero dinamiche sociali come all’interno di tante altre comunità, sorsero aspri conflitti. Il 13 gennaio 2020, Gómez González è scomparso. Nei giorni successivi sono state avviate intense ricerche collettive, oltre duecento i volontari impegnati, sindaci e forze di polizia in campo, tutti senza successo, inutilmente. Quindici giorni dopo, lo scorso 29 gennaio il cadavere è stato rinvenuto in un pozzo a El Soldado, nella località di Ocampo, secondo alcune testimonianze quasi irriconoscibile e con segni di tortura.

Gómez González aveva fatto una scelta di vita. Grazie alla famiglia era riuscito a studiare Scienze agrarie ad ambientali press l’Universidad Autónoma Chapingo, divenendo agronomo e ingegnere agricolo, specialista in fitotecnica, e suggerendo di limitare al massimo la deforestazione. Fece maturare lentamente l’idea del “santuario”, collaborò con il WWF e con svariati scienziati, divenne addirittura sindaco del suo comune e pure primo direttore della neonata riserva naturale (ed è stato fino alla fine Presidente del relativo consiglio di amministrazione). Ebbe modo di riflettere molto sulle potenzialità del turismo ecosostenibile, che ha effettivamente dato tanto lavoro a uomini e donne di quel territorio. Se esistono esaltanti immagini e studi accurati (anche genetici) dell’incredibile specie migratoria, lo si deve per gran parte  a lui. Risiedeva proprio a Ocampo, nel Michoacán, con sua moglie Rebeca Valencia González e il loro 19enne figlio.

Fare giustizia per il santuario di El Rosario

Le cause del decesso non sono ancora state rese ufficialmente note dalle autorità, comunque non è stato un incidente. All’inizio si è parlato di asfissia per annegamento, poi di colpi alla testa, ma l’indagine è in corso e dopo oltre un mese si sa ancora poco della vicenda. Un altro importante attivista per la difesa delle farfalle monaca, Raúl Hernández, è stato ucciso due giorni dopo e non si sa se i delitti sono collegati. Sicuramente c’erano state minacce da parte della criminalità organizzata contro di loro. Spetta alle istituzioni messicane individuare presto e punire severamente i colpevoli del delitto, delle minacce, del disboscamento illegale. La distruzione delle ampie aree boschive del Michoacán, unita ai cambiamenti climatici antropici globali, continua a minacciare la sopravvivenza stessa delle farfalle monarca. Il complesso, ampio e mirabile ecosistema e questa specie rara non sono riproducibili, non possono esistere orti o giardini artificiali in cui inserire organismi geneticamente modificati. La ricerca scientifica ha mostrato che i discendenti di farfalle monarca nate e cresciute in ambiente diverso dall’habitat naturale perdono la capacità di orientarsi spontaneamente e di migrare verso Sud.