Moneyland, un enorme refurtiva che ci domina
Rubare, nascondere, spendere: è il ciclo di attività degli abitanti di un Paese che non c’è e che ha in pugno il mondo. Lo descrive il giornalista economico investigativo britannico Oliver Bullough, autore di “Moneyland, il Paese dei soldi: perché i ladri e i corrotti adesso governano il mondo e come fare a riprendercelo”. Non fa più colpo ormai l’annuale rapporto di Oxfam al World economic forum di Davos. La Fondazione quest’anno ha detto che nel 2018 si sono ridotti a 42 gli individui che posseggono la stessa ricchezza di tre miliardi e mezzo di abitanti. Una relazione che ormai prendiamo come stagionale ciclicità, una parte della vita.
Nel libro Moneyland, Bullogh descrive come si sia arrivati a questo sul piano storico, come vi sia un esercito di facilitatori esperti in ogni campo, dall’arte all’informatica, dalla finanza al traffico di embrioni, che assiste e aiuta a incanalare questa enorme refurtiva e come tutto questo stia mutando le nostre comunità. Moneyland si sta mangiando il mondo reale, con un crescente controllo dei nostri politici e dei mezzi di informazione. Affermazioni suffragate dai dati sulla corruzione e, per quanto riguarda i media, dal ICIJ, il consorzio internazionale di giornalisti investigativi (220 reporter di 80 Paesi) che cercano di contrastare l’informazione unica con alcune voci indipendenti.
“Paesi che una volta erano democrazie stanno diventando plutocrazie; le plutocrazie divengono oligarchie e queste ultime si trasformano in cleptocrazie” scrive Oliver Bullough. Non è sempre stato così. Moneyland, con i suoi paradisi fiscali che muovono tutto, è un fenomeno recente. Dalle fine della seconda guerra mondiale, e fino al 1970, trasferire capitali oltre confine era complicato. Perché questo era ciò che si era scelto nel 1944, nella località di vacanza di Bretton Woods, nel New Hampshire, dove si disegnò l’architettura economica del dopo-guerra. L’idea era che i soldi restavano dove te li eri guadagnati. La City di Londra con questo regime languiva.
Il banchiere che impresse un cambiamento fu Siegmund Warburg, con la sua visione dinamica del mercato. Tedesco naturalizzato britannico, ebreo rifugiato dal nazismo, Warburg decise di muovere e far fruttare per i propri clienti una gran quantità di danaro che giaceva in Svizzera. Iniziò a prestare questo danaro sotto forma di obbligazioni, che all’epoca furono subito chiamate “eurobond” e quotate in borsa. Nel 1971 furono sciolti gli accordi di Bretton Woods e fu Nixon a slegare le sorti di dollaro e oro. Il metodo dei bond adottato da Siegmund Warburg smobilizzò un mercato che si era voluto mettere al riparo da crisi economiche che avevano già portato a due guerre. Curiosamente una delle prime transazioni in bond che fece viaggiare i soldi si basava sulla finzione che il beneficiario del prestito fosse l’italiana Autostrade, mentre in realtà era l’Iri, che come compagnia statale avrebbe dovuto pagare tasse alla fonte.
Il danaro ora circolava, ma l’altra faccia della medaglia fu che gli Stati Europei preferirono sempre più voltare la testa dall’altra parte sulla sua provenienza, destinazione, tracciabilità. Col crollo del comunismo sovietico e la scalata della Cina all’economia mondiale Moneyland, il Paese dei soldi, non è più solo occidentale, anzi: l’economista francesce Gabriel Zucman stima che il 52% della ricchezza prodotta in Russia sia oggi offshore. La maggior parte in società di comodo. Mettere beni di varia e spesso illegale provenienza in una società fantasma, spiega Bullough, “è come raccogliere una cacca di cane con un sacchetto di plastica: ti tieni le mani pulite”. Londra è la città favorita di Moneyland e l’autore inglese cita Roberto Saviano che definisce la Gran Bretagna “il Paese più corrotto al mondo”. Un’affermazione mestamente confermata dai dati del rapporto di Deutsche Bank: “nell’economia inglese – si legge – sono entrati 96 miliardi senza che nessuno ne desse conto in alcun modo”. Londra, racconta Bullough gronda di avvocati, banchieri, fiscalisti, agenti immobiliari, mercanti d’arte, consiglieri d’immagine “che si guadagnano di vivere servendo criminali”. Non è uno schema lontano dalla mafia più moderna: transazioni ineccepibili, tutto formalmente in regola.
Questi “consulenti” (Bullough ne ha intervistato decine) si percepiscono come professionisti che fanno il loro lavoro, mandano i loro figli in scuole costose, fanno le vacanze nel Costwolds. I bambini ucraini non possono avere il trattamento contro il cancro perché il loro Paese è il bottino dei locali Moneylanders che per regola non hanno alcun interesse a lungo termine nel successo del loro Paese d’origine. Omar Bongo, presidente del Gabon fino al 2009, ha fatto transitare molti milioni tramite Citibank. C’è sempre un nuovo prodotto da proporre: “offshore your embryo” è un modo per garantire la conservazione del patrimonio di famiglia facendo nascere il bambino con un impianto su una donna che si trova in un Paese “sicuro”. Il Regno Unito è troppo occupato dal rompicapo della Brexit per andare a fondo, forse. Sta di fatto che “Il telefono anti-corruzione ha smesso di suonare”, dice Jon Benton, ex-poliziotto e consigliere anziano del governo Cameron. Se la Brexit va male, senza accordi validi, il Paese potrebbe essere tentato di tagliare ogni laccio regolatorio e diventare un solo grande paradiso fiscale.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati