“Mixed by Erry”: il vecchio contrabbando di Napoli si veste di nuova tecnologia
Ispirato a una storia straordinariamente vera, “Mixed by Erry” di Sydney Sibilia è una felice, spudorata celebrazione della napoletana arte d’arrangiarsi, nello specifico di inventarsi la pirateria musicale e portarla da bagatella degna d’un banchetto nei vicoli a industria, sommersa sì ma diventata negli anni Ottanta colossale. L’arrangiarsi diviene arricchirsi e chi mai se lo sarebbe aspettato dai tre fratelli Frattasio, Enrico, Peppe e Angelo, gente vispa di Forcella, col padre Pasquale piccolo contraffattore casalingo di whiskey Jack Daniel’s da appioppare ai gonzi di passo al mercato in confezioni da sei.
Un pacchista di saldi principi, tanto che ricorda alla prole: “Ci sta un’altra cosa in casa Frattasio, oltre al piatto in tavola, che non deve mancare mai, l’onestà”.
Sydney Sibilia fa un film praticamente perfetto

Il probo genitore (Adriano Pantaleo), ha le tasche spesso vuote e il sorriso sempre in canna, la moglie Marisa (Cristiana Dell’Anna) cucina un ottimo baccalà per non parlare della pasta e patate e i tre ragazzi non danno pensieri, Enrico (l’esordiente Luigi D’Oriano) è il più giovane, timidissimo, fa le pulizie in un negozio di elettrodomestici che vende pure dischi e sogna di diventare dj; quello di mezzo,
Angelo (un brillante Emanuele Palumbo, ma trovare un solo punto debole nel cast è impossibile) è appena uscito dal carcere minorile, dove ha onorevolmente soggiornato perché ha mezzo mandato al creatore un guappo che stava prendendo a calci Enrico dopo averlo atterrato con un pugno; il maggiore è Peppe (Giuseppe Arena, pure lui esordiente), riflessivo, tranquillo, disoccupato. Insomma, una famiglia serena. E tre volti che sarebbero piaciuti a Massimo Troisi, a lui perfino un pelo vicini, soprattutto Luigi D’Oriano ed Emanuele Palumbo.
Nascita, megasuccesso e frana di una centrale di musica “pezzotta” – sotto il Vesuvio pezzotto indica una merce falsa – si traducono in un film sincero, costruito divertendosi (Sibilia non sa girare altrimenti) in una bella armonia di troupe.
Napoli è la quinta più di tendenza nel cinema degli ultimi anni e fa spettacolo da sé, ma che ritmo in “Mixed by Erry”, che tono lieve innervato di idee, sono 110 minuti degni del miglior Guy Ritchie degli esordi ( “Snatch-Lo strappo”, “Lock & Stock- Pazzi scatenati”) e, ciò che più conta, alla pari con la trilogia di “Smetto quando voglio”, con cui il regista salentino ha fatto il botto tra il 2014 e il 2017. Ladri furbi/ingenui e grossi guai, la ricetta da action comedy, ben dosata e ben servita difficilmente delude, poi ci sono i manicaretti, rari.
Enrico, imbranato cosmico e mosso da cotta robusta per Teresa (Greta Esposito) le confeziona un mix tape. Una cassetta tira l’altra, c’è richiesta e Francesca (Chiara Celotto), la ragazza di Peppe, sollecita i tre fratelli a uscire dall’artigianato con l’innovazione tecnologica, così insieme al negozio per la rivendita delle musicassette arrivano decine e decine di piastre per la riproduzione dei grandi successi, rock, disco, canzoni di Sanremo.
Una storia di cassette contraffatte migliori delle originali
Napoli adora le cassette “Mixed by Erry”, Enrico è dj “dentro”, ci sa fare. La ditta cresce, ormai fa grossi numeri, ha decine di dipendenti in nero e diversi laboratori in città (nella realtà, la base dei Frattasio era in via dei Tribunali: questa è classe, detto senza corrività verso un fenomeno comunque illegale), distribuisce in mezza Italia e addirittura mette in vendita le canzoni di Sanremo a Festival in corso.
Una beffa molesta per il capitano della Finanza Fortunato Ricciardi (Francesco Di Leva), irascibile con zazzera ricciuta, baffi e occhiali scuri a visiera. Quando si vede offrire da un bancarellaro la cassetta col timbro ufficiale “Mixed by Erry”: “Prenda questa, è un falso originale”, giura che in un modo o nell’altro sgominerà i falsari. Il fiume di denaro attivato dai Frattasio ingolosisce un giovane boss della camorra, vorrebbe imporre il suo molesto padrinaggio ma l’esplodere della guerra tra famiglie – la scia di sangue negli Ottanta fu drammatica – lo elimina provvidenzalmente dalla loro strada.
Più seduttivo il richiamo del big manager milanese dell’industria musicale Arturo Maria Barambani, nome fantozziano e zanne affilate per un Fabrizio Gifuni a sguazzo nel ruolo, che evoca il Giovanni Bernaschi del “Capitale umano” di Virzì. Chiede e ottiene dai fratelli l’esclusiva nella produzione di cassette vergini e a Napoli piovono miliardi.

Peppe e Erry hanno messo su famiglia, Angelo se la spassa, sarebbe il caso di frenare perché la premiata ditta fantasma sta dominando il mercato, è pronta a lanciarsi coi compact disc. Troppo. Le major della musica esigono dallo Stato una risposta, la ottengono e una mano decisiva la dà il Barambani, gola profonda in cambio dell’impunità.
I Frattasio vanno a processo (in aula compaiono in un cameo i veri contraffattori, capelli grigi e toga da pubblica accusa!), si beccano quattro anni e rotti, riusciranno, una volta usciti di galera, a recuperare il malloppo nascosto? Pure qui, sorpresa. Oltre alla gagliarda regia, Sibilia s’intesta soggetto e impeccabile sceneggiatura, scritta con Armando Festa e Simona Frasca, intonata la fotografia di Valerio Azzali, morbida e avvolgente.
Il film esce con 01 Distribution in 350 copie, da non perdere.
Napoli è città prodigiosa per tipologia umana e quinte urbane, messe di attori di qualità e know-how produttivo. Negli ultimi anni tra “Qui rido io” di Mario Martone, “Nostalgia” ancora di Martone, “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino (etc, la lista è lunga) ha attirato cinema e tv, vedi le cinque stagioni di “Gomorra” su Sky, le serie “L’amica geniale”, “Il commissario Ricciardi” e l’interminabile “Un posto al sole” sulla Rai.
In “Mixed by Erry” Napoli si è fertilmente incontrata con un’altra realtà cinematograficamente in forte ascesa, la casa di produzione “Groenlandia”, fondata dal regista Matteo Rovere (“Veloce come il vento”, “Il primo re”) e da Sydney Sibilia, sodalizio tra quarantenni “multiverso” già in azione con “Smetto quando voglio”. Groenlandia punta alla reinvenzione dei generi, ha progetti e talenti in scuderia, un segnale di rinnovamento, insieme alla “Kino” di Giovanni Pompili (ha coprodotto a fianco di “Groenlandia” il bellissimo “Delta”, ora nelle sale, starring Luigi Lo Cascio e Alessandro Borghi) e alla già temprata “Tempesta” di Carlo Cresto-Dina.
Aria nuova nel cinema italiano.
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