Milano, finalmente un popolo che ci spiegavano non esistere più
Ieri Milano ha proposto due visioni tra loro molto molto diverse.
Da una parte c’era il tentativo sciagurato e pericoloso dei neonazionalisti, Orban e Salvini, di rompere l’Europa come spazio libero.
Dall’altra c’è stata l’inattesa (per i più distratti) dimostrazione di un sentimento che domanda al contrario una nuova Europa solidale e “senza muri”.
La piazza che si è contrapposta a Salvini e al film dell’orrore (ma purtroppo è tutto vero) nel quale ci sta spingendo è stata colorata e ricca.
La piazza di una città che ha i piedi ben piantati proprio nel mondo.
Ora è evidente che dieci-quindicimila persone non siano di per sé la “soluzione”.

Ma cominciamo col dire che finalmente si è visto, in un tardo pomeriggio estivo, qualcosa che ci avevano spiegato non esistere nemmeno più : un pezzo di popolo che al sovranismo salviniano dice “NO”.
Scrivo “popolo” volutamente.
Smettiamola – e sono d’accordo con Veltroni – con lo stare al gioco del Ministro della Paura.
Prendendo parte al suo schema ideale: quelli che si ritengono elités da una parte e coloro che sono, per l’appunto, dall’altra, “popolo”.
In parte è un abbaglio.
In parte è un concetto che va radicalmente messo in crisi laddove la dimensione elitaria è quella dei soliti “salotti buoni” del potere.
E iniziamo invece a dire che c’è un grande bisogno di presentare da subito l’alternativa.
Un’alternativa di visione.
Riappropriandoci dell’orgoglio di stare in Europa per cambiarla.
Di proporre nuove politiche sociali (a proposito: il governo parla sempre di immigrazione e non fa nulla su lotta a povertà e disoccupazione. Bisogna iniziare a dirlo molto ma molto di più).
Di proporre alle persone scommesse da poter giocare per il proprio futuro.
Perché la destra, di fronte alla crisi e al cambiamento epocale che stiamo vivendo, in questi anni ha offerto una zattera per affrontare la burrasca.
Una zattera incapiente e senza bussola.
Per alcuni e non per tutti.
Ma l’ha proposta.
La sinistra, invece, se l’è malauguratamente cavata spiegando che non era vero: semplicemente proprio quel mare non esisteva.
In altre parole: sfidiamo la destra nel popolo.
Politiche di sostegno al reddito, per il diritto allo studio, per la casa, l’equità, la giustizia fiscale, la sostenibilità ambientale: le strade da cui partire ci sono.
E facciamolo insieme.
Uniti.
Costruendo una sinistra nuova e democratica che sappia superare le litigiosità, i riti correntizi e i conflitti da ceto politico che uccidono qualsiasi progetto di cambiamento.
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