Michela Murgia ci insegna che la vita non è una “resa” ma una “scelta”

 

La notizia della grave malattia che ha colpito la scrittrice Michela Murgia, riportata assieme alle sue personali considerazioni, ripropone l’argomento del prendersi cura, della vita e della morte e introduce un messaggio, che definirei, innovativo e che fa molto riflettere.

In una società sempre più performativa e proattiva, che mira al benessere psicofisico e all’allungamento della vita a tutti i costi, ecco un “fuori dal coro”.

Spesso quando una persona è molto malata gli stessi medici, gli infermieri, gli amici e le persone vicine incitano a lottare contro la malattia, a “farcela”, all’essere forti – più forti del male – ma potrebbe anche esserci un’altra posizione che consiste nello “scegliere” di non lottare, non perché si è depressi o rinunciatari o deboli ma per libera scelta: quella di accettare la caducità della vita e i limiti dell’esistenza.

Il diritto di scegliere liberamente

Scegliere liberamente significa saper affrontare la morte come compagine della vita, niente di più e niente di meno.

Quando una nave lascia il porto l’ormeggiatore lancia forte un segnale : “Mollaaa!” – urla. E allora le funi restano sulla banchina mentre l’imbarcazione si avvia verso il largo. Questa metafora per dire che “Mollare” non necessariamente significa perdere, rinunciare, essere sconfitti e fallibili, piuttosto può anche essere l’inizio di un altro viaggio, una “scelta”. Quella di accettare di andarsene, di staccarsi, di separarsi. Quella di finire. Concludere!

Il messaggio della Murgia è un lascito prezioso nella misura in cui, a chiare lettere, dice che, per continuare a vivere, non dobbiamo trasformarci in “guerrieri” (quante volte c’è lo sentiamo dire!) ma basta prendere semplicemente atto che “l’iter” sta per finire, e sorreggersi con la riflessione, farsi accompagnare dalla tenerezza (che forza la tenerezza!) della condizione di arrendevolezza che non significa tuttavia arrendersi.

Lo dice bene il filosofo coreano Byung Chul han quando, correva il 2020, raccomanda il “dis-armo dell’Io” in una società che piuttosto vive sotto la “dittatura dell’Io”.

Sembriamo liberi, e non lo siamo affatto stritolati in un Sistema che manipola e strumentalizza. Alla fine prendiamoci la libertà di scegliere se e come morire!

La libertà di Mollare come una nave che lascia il porto piuttosto che intraprendere una guerriglia con la vita come farebbe un Marines.