Mercato musicale:
il vinile fa boom
e supera anche il CD

Il vinile fa il boom di vendite

Oggi festeggio. Il vecchio vinile ce la sta facendo. Se tanto mi tanto dà tanto, alla fine di quest’anno la vendita dei long-play supererà, negli Usa, quella dei CD. Non succedeva dal lontano 1986. Oltre trent’anni fa. Il Corriere della Sera di ieri lo conferma. La vendita dei dischi in Italia è passata dai due milioni di euro del 2012 ai sedici del 2018, conquistando circa il 9 per cento del mercato della musica riprodotta. Negli Stati Uniti, il fenomeno è altrettanto clamoroso: la vendita dei vinili è salita dai quattordici milioni di dollari ai cinquecento di quest’anno.

Noi, popolo del vinile, lo sapevamo. Abbiamo resistito ai tempi e alle mode; siamo stati offesi beccandoci dei matusa; dichiarati incapaci di capire e gustare le nuove vie tecnologiche della musica. Soprattutto quelle che vengono dalla rivoluzione digitale. I nostri vinili li abbiamo salvati dalle rovine delle umide cantine, amati covi delle prime radio libere. Feticismo ? No. E’, semmai, la sacrosanta dimostrazione che “resistere” alle mode imperanti (anche in politica) non solo fa bene alla salute mentale ma anche, in questo caso, all’ascolto della buona musica. Oggi li rimiro. Sono tanti: ordinati negli scaffali, ripuliti e risistemati dopo ogni faticoso trasloco; catalogati per generi, stili e autori. Ai più rari è concesso il lusso di starsene da soli nel ripiano nobile. Oggi farò una grande abbuffata.

Supporto “tattile” e smaterializzazione

I vecchi e gracchianti signori trentatré avevano già dato qualche segnale di vitalità nel 2016. Nei negozi non erano più introvabili le puntine per gli stereo mentre alcuni grandi del rock e del pop annunciavano che sarebbero ritornati a incidere i long-play. Ora ne abbiamo il riscontro. E’ stato l’Economist a rilanciare i dati forniti dalla Recording Industry Association of America: “Nel primo semestre del 2019 le entrate dalle vendite di dischi nel mercato americano siano cresciute del 13 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018″.

I vinili, va precisato, rappresentano ancora una nicchia del mercato globale ma hanno dalla loro il fatto che si dimostra l’unica valida scelta di qualità al mercato del consumo veloce e globale dominato dai giganti come iTunes e Spotify. Commenta con saggezza, Maria Egizia Fiaschetti: “È come se la forbice tra smaterializzazione e sopravvivenza del supporto, tattilità e immaterialità, si fosse a tal punto acuita da asfaltare la via intermedia a beneficio degli opposti: qua i millennials sempre connessi, là la generazione X ancora legata al fruscio della puntina sul solco e alla sua aura evocativa”.

I più venduti

Gli esperti dicono che il mercato del vinile potrà subire altre rapide evoluzioni. Le musiche contenute nell’immenso archivio delle case discografiche (si va dagli anni Cinquanta ai fatidici Ottanta) permetteranno la ripubblicazione, a prezzi contenuti, per il mercato di massa, di best seller e d’inediti capaci di attrarre non solo gli estimatori del supporto. La top ten dei vinili più venuti questo anno in Italia, lo dimostra: la capeggiano e la dominano i Pink Floyd seguiti da Nirvana, Queen, Noyz Narcos, Amy Winehouse e Bob Marley. Un sintomo evidente del richiamo che hanno i classici, ma anche delle incursioni di giovani rapper.

C’è, semmai, il rischio che anche per la musica si riproduca una sorta di selezione di classe e di formazione culturale: con alcuni ceti sociali che continueranno a gradire l’alta fedeltà nella riproduzione di suoni e con masse sconfinate che si adatteranno sempre più a sonorità scritte o riscritte per un ascolto rapido e immediato. O magari, come sta già avvenendo per alcuni noti dj, il vinile diventerà l’ispirazione per nuovi suoni e la base sulla quale innestare nuove forme musicali.