La trattativa mentre Salvini chiude i porti.
E il “bravo” Conte tace

Quindi: c’è una nave con 101 migranti a bordo, salvati in mare da una Ong tedesca al largo della Libia. C’è un ministro dell’Interno in camicia verde, con gli scatoloni pronti in procinto di lasciare il Viminale, che firma un decreto (l’ennesimo) per impedire l’accesso a quell’imbarcazione in qualsiasi porto italiano. Ci sono altri due ministri, quello delle Infrastrutture e quello della Difesa tutti e due in camicia gialla, che controfirmano senza battere ciglio. C’è un premier, infine, che è in ballo per un bis a Palazzo Chigi in una coalizione nuova di zecca che non muove un dito, un labbro, un sopracciglio per impedire al suo ministro di commettere l’ultima carognata. Quello stesso ministro che, ricordiamo, solo una settimana fa il premier aveva duramente criticato perché pericoloso e inaffidabile.

salvataggio, sea watchTutto questo – con le notizie di un nuovo drammatico naufragio al largo della Libia nel quale sarebbero morte decine e decine di persone – incombe sulla trattativa molto complicata tra il Pd e il M5S per la formazione di un nuovo esecutivo. Pare che Conte prema con tutte le forze per essere riconfermato nel suo incarico di premier e per lui si è mosso niente di meno che il presidente degli Usa Donald Trump. Pare che Di Maio faccia le bizze perché non vuole essere ridimensionato e non vuole assolutamente abbandonare la sua postazione da vice a Palazzo Chigi. Pare che molti ministri in camicia gialla scalpitino per non essere sacrificati sull’altare del nuovo accordo.

Questo accade, mentre persone muoiono in mare, altre trovano le nostre coste blindate e l’Enac impedisce agli aerei delle Ong di usare gli scali italiani per voli di avvistamento di migranti in difficoltà. Questo accade mentre il Pd continua a chiedere discontinuità nei programmi e ora un po’ meno negli uomini.

I due decreti sicurezza, approvati da tutta la compagnia giallo-verde senza eccezione alcuna, sono una vergogna da cancellare. Che Zingaretti lo chieda con forza sin dall’inizio ci rincuora. Che il premier dell’alleanza Lega-Cinque stelle, che sicuramente sarà premier anche dell’alleanza Pd-Cinque Stelle, se ne stia comodo comodo a Palazzo Chigi in attesa della riconferma e non faccia nulla per impedire che i migranti continuino ad essere respinti davanti alle nostre cose, è invece un pericoloso indizio di qualcosa che non torna. Non torna il premier in pectore che nell’ultima settimana è stato enormemente sopravvalutato dopo avere firmato ogni atto scellerato del governo da lui guidato. E non torna nemmeno il patto di governo che si sta per siglare che  – spero di essere smentito presto -nasce con poche certezze e troppe pesanti incognite.