Audin, fine di un matematico comunista:
crimine di Stato riconosciuto da Macron

“In questo libro, si parla di una vita breve. Non di quella di uno sconosciuto scelto a caso, perché ho visto la sua foto, il suo sorriso, in un vecchio giornale, ma di quella di mio padre, Maurice Audin. Forse vi siete già imbattuti nel suo nome. Forse avete sentito parlare di quello che è stato chiamato ‘L’affaire Audin’. O forse no. Lo dico subito, né il martirio, né la sua morte, né la sua scomparsa sono l’argomento di questo libro. Al contrario è della vita, della sua vita, le cui tracce non sono sparite, che intendo parlarvi.”

Così inizia il libro Une vie brève scritto dalla storica della matematica Michèle Audin. “Non voglio aggiungere nulla di quello che potrei ad una verità anch’essa breve, e brutale: Maurice Audin aveva venticinque anni nel 1957, è stato torturato dall’esercito francese, è stata organizzata un finta evasione e sono state fatte sparire la tracce della sua morte, come ha stabilito l’inchiesta condotta da Pierre Vidal-Naquet nel 1957-58.”

Il libro è stato pubblicato nel 2013, cinquantasei anni dopo la morte del padre dell’autrice del libro. Anche Maurice Audin era un matematico francese, o meglio algerino, come lui si considerava. E la figlia racconta la storia del padre, ricostruendola sin dai primi anni, da quando la famiglia della madre di suo padre si stabilisce in Algeria nel 1850. Come scrive esplicitamente Michèle tra i suoi principali riferimenti vi è Albert Camus, in particolare i ricordi in Algeria del vincitore del premio Nobel. Pur raccontando la vita del padre Michèle non dimentica di essere una matematica, una storica della matematica e quindi parallelamente alla vita del padre e della famiglia racconta anche quale era la situazione della matematica francese alla stessa epoca dei fatti raccontati.

La matematica francese era nel limbo in cui l’aveva precipitata la prima guerra mondiale. Alcuni matematici erano tornati dalla guerra, erano giovani, tra i pochi René de Possel e Pierre Honnorat, che diventeranno professori all’università di Algeri, entrambi avevano studiato all’ENS, Ecole Normale Supérieure a Parigi e gravitavano nell’orbita di altri giovani matematici come André Weil (fratello di Simone), Henri Cartan e Jean Leray, destinati a diventare famosi. Si riorganizzano seminari come quello di Jacques Hadamard e di Gaston Julia. Weil scrive che il seminario Hadamard, anni prima, “fece di me un matematico. René de Possel partecipa alla nascita del gruppo Bourbaki con Weil, che inizia l’attività nel 1934. Maurice Audin nasce il 14 febbraio 1932. Michèle ha molte poche notizie dell’infanzia del padre. Arriva la guerra, nel novembre 1942 i soldati USA sbarcano ad Algeri. Da una lettera del 1947 spedita ai genitori da HammamRigha la figlia pensa che sia lì che abbia passato gli anni del collège. A HammamRigha era l’école militaire préparatoire (EMP), aperta nel 1942, sciolta nel 1945 e chiusa nel 1946. Era installata in un centro termale requisito dal governo di Vichy. Con molta amarezza Michèle sottolinea che suo padre “lo sappiamo è stato torturato ed assassinato dall’esercito francese, ed è stato comunque formato dello stesso esercito” che lo ucciderà.

Alla fine della guerra, nel 1946, viene trasferito per frequentare il liceo ad Autun, vicino Lione. La figlia non sa quando si è risvegliato nel padre il desiderio di studiare matematica. Inizia anche la formazione politica. Erano gli anni in cui anche i matematici che sono fuggiti, scappati in esilio, prigionieri, ritornano. Laurent Schwartz che era vissuto nascosto, inventa le distribuzioni, che consentono di trattare problemi di equazioni differenziali e calcolo delle variazioni in assenza di regolarità delle funzioni. Maurice tracciava nel quaderno di liceo i risultati del corso di geometria. Ritorna in Algeria nel 1948, per l’ultimo anno di liceo e di quel periodo resta un quaderno in cui le prime pagine sono dedicate a descrivere come si enuncia un teorema, come si deve scrivere una dimostrazione. Alla fine del liceo si iscrive a matematica all’università di Algeri. Aveva diciassette anni. Maurice seguendo l’esempio della madre, si iscrive al partito comunista algerino nel 1951, motivato principalmente dalla lotta contro il colonialismo. Nel 1952 diventa assistente incaricato di René de Possel, e nel 1954 di ruolo.

La sua vita in quegli anni sono la matematica, l’università, il partito, la famiglia e i figli, nell’ordine in cui li scrive Michèle. Si iscrive alla Société Mathématique de France e inizia a pubblicare lavori scientifici, si trasferisce con la famiglia ad Algeri, in rue Gustave Flaubert, dove per un breve periodo alloggerà Paul Caballero, segretario alla macchia del clandestino partito comunista algerino. E quella presenza fu all’origine dell’arresto di Maurice, avvenuto in quella casa, che la famiglia dovette lasciare qualche anno dopo per le minacce dei terroristi del’OAS (Organisation Armée Secrète, il cui slogan era L’Algérie française, e la cui sigla comparve la prima volta sui muri di Algeri il 16 marzo 1961. Tra il maggio 1961 ed il settembre 1962 l’OAS uccise 2.700 persone, di cui 2.400 algerini.

La situazione in Algeria diventa sempre più tragica, dal 1956 è in atto una vera e propria guerra. E’ Maurice ad accompagnare ad un battello il segretario clandestino del PCA che si rifugia in Cina. Dal 1955 il partito è nella clandestinità. Maurice si occupa della propaganda politica. Continua il suo lavoro all’università, e inizia a corrispondere con altri matematici
Il 30 settembre 1956 l’attentato al Milk Bar, che esiste tuttora, è l’inizio definitivo della battaglia d’Algeri. “Come gli attentati precedenti ai tram, in cui si sarebbe potuta trovare la madre di Camus o la mia, o mia nonna, l’inammissibile uccisione di civili per la sola ragione che sono europei aggiungeva un enorme peso alla morte dei compagni nella lotta clandestina, agli attacchi razzisti (ratonnades) dei civili europei contro i civili mussulmani”, scrive Michèle.

Maurice deve presentare la tesi di dottorato e il docente di cui è assistente presenta i suoi risultati al congresso dei matematici Rumeni a Bucarest nel maggio 1956. Nel 1956 Maurice è a Parigi, si incontra con Laurent Schwartz. Nei pressi di rue des Écoles, vicino la Sorbonne, una piazza si chiama Place Maurice Audin. Nel gennaio 1957 la decima divisione paracadutisti francesi assume i pieni poteri in materia di polizia. Ci saranno circa 3000 sparizioni. Maurice termina la tesi che trattava di Operatori lineari tra spazi vettoriali di dimensione infinita. Gaston Julia trasmette all’Académie des Sciences quattro note (brevi articoli) e due si aggiungono dopo la visita a Schwartz in novembre.

Non potrà correggere le bozze. Viene portato via dai paracadutisti il 11 giugno 1957. Di lui non si saprà più nulla, ed il mistero continua. Fu torturato ed ucciso, ritiene Michèle nel palazzo in costruzione in avenue Georges-Clemenceau, che oggi si chiama Ali Khodja. La famiglia rompe i rapporti con molti parenti e vicini. Nessuno della facoltà di Algeri visiterà la famiglia tranne una persona.  Laurent Schwartz scrive alla moglie il 5 ottobre: “Stiamo organizzando per Audin una tesi d’onore analoga a quella dei prigionieri durante la guerra”. La discussione della tesi di dottorato avviene il 2 dicembre 1957 nell’anfiteatro della Sorbonne. Sul giornale L’Humanité del giorno dopo della discussione della tesi in prima pagina tre grandi foto e tra coloro che erano presenti Michèle Audin ha riconosciuto François Mauriac. Tra gli altri Henri Cartan e Jacques Hadamard.  La tesi sarà pubblicata, con alcune correzioni di Laurent Schwartz, nella Pubblications scientifiques de l’Université d’Alger alla data del giugno 1957.

Quando il segretario della seduta chiese se la frase “la tesi è stata sostenuta senza la presenza del candidato” dovesse essere inserita nel verbale, la risposta del decano della facoltà fu “No”.
Il premio Nobel per la letteratura venne consegnato ad Albert Camus il 10 dicembre, una settimana dopo. Scrive Michèle: “Nel libro Le Premier Homme Albert Camus si mette in scena, lui, partendo alla ricerca del padre morto durante la Prima Guerra mondiale…E’ mio padre, che questo libro soprattutto evoca, con un salto di due generazioni…Il padre del narratore è morto senza lasciare tracce, il mio non lasciando nient’altro che la traccia della sua morte, della sua scomparsa.”

Il 27 maggio 1970 il Tribunal de Grande Istance de la Seine rende ufficiale che Maurice Audin è morto ad Algeri il 21 giugno 1957. Non viene aggiunto alcun dettaglio.
“Per molto tempo, ho rifiutato, non solo di parlare dei miei ricordi di infanzia, ma anche solo di parlare di lui… Mi vorrei poter ricordare di una sua abitudine, di una espressione, della maniera che aveva di portare questo o quel vestito, di cose inessenziali, banali. Insignificanti. Avrei voluto conoscere i suoi difetti.”
Nell’articolo scritto per gli atti del convegno di Matematica e Cultura del 2015 a Venezia Michèle Audin ha scritto: “Sono sempre molto colpita da come la narrazione crei la storia. Non è nulla di originale: la storia non esiste prima che sia scritta. E’ molto simile a quello che accade in matematica: finché una dimostrazione non è completamente scritta, non esiste.”
All’inizio del libro Une vie brève sono ricordate alcune parole dette da Albert Camus per la consegna del premio Nobel.
“Le rôle de l’écrivain…ne se sépare pas des devoirs difficiles.
Par definition, il ne peut se mettre aujourd’hui au service de ceux qui font l’histoire : il est au service de ceaux qui la subissent.”

Il presidente francese Emmanuel Macron il 13 settembre 2018 ha riconosciuto per la prima volta il ruolo che il paese ha avuto nella morte di Maurice Audin. Un vero crimine di stato, riconoscendo come allora la pratica della tortura era considerata del tutto legittima. Ha incontrato la vedova Josette affermando che “è giunto il momento per la nazione di riconoscere la verità sull’argomento, è importante che questa storia sia conosciuta e analizzata con lucidità e coraggio” aggiungendo che dagli archivi di stato verrà tolto il segreto per chiarire questo e tanti altri casi simili, è ignoto il numero delle sparizioni e scomparse durante la guerra di Algeria.