Maledetta l’antilingua burocratica
Anche sul green pass
“Il comma 10-bis e’ sostituito dal seguente: «10-bis. Le certificazioni verdi Covid-19 possono essere utilizzate esclusivamente ai fini di cui agli articoli 2, comma 1, 2-bis, comma 1, 2-quater, 5, 8-bis, comma 2, e 9-bis del presente decreto, nonche’ all’articolo 1-bis del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 maggio 2021, n. 76».
Avete capito cosa c’è scritto? Vi siete divertiti? Avete sogghignato? Io no, e con me tanti altri. Questo è solo uno dei mille commi che affollano articoli e decreti legge, che si sovrappongono, correggono, precisano, contraddicono sul “green pass”.
Sia chiaro, il “green pass” è uno strumento fondamentale per rendere più sicura e vivibile la nostra socialità nell’era del Covid 19, ma rischia di annegare nella “antilingua” della burocrazia italiana, che ha confuso anche Luciana Lamorgese, ottimo ministro dell’Interno, forse troppo sotto pressione da parte di Matteo Salvini, che le chiede, senza dire come, di fermare “l’invasione” dei migranti.
Il controllo del green pass
Il Ministro, in una conferenza stampa, si è lasciata andare a dichiarazioni vagamente kafkiane: “I titolari dei locali non possono chiedere la carta d’identità ai clienti, ma il controllo spetta a loro”. Peccato sia in netto contrasto con il DPCM del 17 giugno scorso a cui fa riferimento il decreto legge pubblicato il 23 luglio in Gazzetta Ufficiale.
Meandri della burocrazia che confondono un ministro della Repubblica e tanti gestori di ristoranti, bar, impianti sportivi, chiamati al controllo del “green pass” e – se necessario – dei documenti, come avviene in mille altre occasioni, in caso di possibile discrepanza tra i dati esposti dal “Qr code”.
Il codice Qr
Il Qr è importante. E’ quel quadratino di microcodici a barre, che deve passare al vaglio dell’app ufficiale del Governo denominata “Verifica C19”. Sia chiaro: se un certificato non ha il Qr, cartaceo o digitale, non si passa. E se arriva un turista straniero che ha fatto le vaccinazioni nel suo paese e vuole accedere ai nostri servizi? Ovviamente il suo Qr non viene riconosciuto dalla nostra app e quindi nuova ansia ed affannose ricerche on line.
L’antilingua della burocrazia
Ma, da qualche parte dentro le FAQ, è tutto previsto. Bisogna controllare se viene da uno dei numerosi paesi indicati, se il vaccino è uno di quelli riconosciuti dal nostro paese e se la documentazione è corretta. Naturalmente si deve essere poliglotti, perché le certificazioni, oltre all’italiano, possono essere in inglese, francese e spagnolo (perché no il tedesco?). Se tutto è a posto, con un anelito cosmopolita, si può passare.
Allora, grazie al “green pass” che ci libera, almeno un po’, dalla paura, ma non dalla maledizione della “antilingua” burocratica.
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