Sardine, lasciamo che
il movimento scopra
“com’è profondo il mare”
Qualcuno pretende che abbiano lo spessore politico di Enrico Berlinguer o di Aldo Moro. Qualcun altro rimprovera loro di non avere ancora pronto il programma di governo e di non sapere quindi come risolvere tutti i problemi di questo strano Paese. Altri, ovviamente, ripetono che non si può essere sempre e solo contro. Altri ancora li vorrebbero immacolati e incontaminati in un mondo brutto sporco e cattivo come il nostro. Alcuni non sopportano che il loro leader stia spesso in tv, dove molti che non lo sopportano stanno tutti i giorni.
Poi ci sono quelli che pensano che siano troppo di sinistra e quelli che invece pensano che siano poco di sinistra. E quegli altri che li accusano di battersi per mantenere lo status quo e quelli che ritengono che non parlino del lavoro, degli operai e del liberismo. Infine ci sono i complottisti che pensano che dietro di loro ci sia qualcuno e sospettano che a manovrare sia, addirittura e niente di meno che il Pd.
Insomma, ognuno vuole la sardina che non è mai riuscito ad essere nel corso della sua vita. Ognuno tira questi ragazzi dalla sua parte. Chi per criticarli, chi per coccolarli, chi per cavalcarli. È un modo completamente sbagliato di affrontare un fenomeno che contiene in sé i semi di una rinascita civile e politica che bisogna lasciar germogliare senza usare concimi e antiparassitari fatti in casa.
Dalla manifestazione di Bologna, quando inaspettatamente e soprendentemente quattro ragazzi sono riusciti a riempire Piazza Maggiore, sono passati poco più di venti giorni. E sulle sardine se ne sono lette e sentite di tutti i colori, tutto e il contrario di tutto.
Ma il modo migliore per capire che cosa stia succedendo in quelle piazze non è stare con il ditino alzato e la matita rosso-blu in mano. In una fase in cui i populisti di casa nostra hanno monopolizzato i media (non solo i social dominati dalla Bestia) e tutti i sondaggi li danno con il vento in poppa e l’unica narrazione che sfonda gli schermi ed entra nei bar o sale sui bus sembra essere quella di una politica cattiva che si nutre delle paure fomentate ad arte, guardare quelle piazze mette di buon umore. Ascoltare questi ragazzi esprimere con pacatezza e senza urlare le loro ragioni e i loro sentimenti fa sperare. Sentirli dire che vogliono una politica con la “p” maiuscola quando tutti sono contro la politica (con la “p” maiuscola o minuscola che sia) è un segnale bello e possibile.
Qualcosa si è mosso e si sta muovendo intorno a noi. E anche se non si muove perfettamente come piace a noi, lasciamolo muovere liberamente. La sinistra ha molto da imparare da quelle piazze che esprimono una passione civile che sembrava sparita o sopita o nascosta. Per questo deve evitare due errori. Il primo è guardare con sospetto quel movimento. Il secondo è pensare, come si fece a suo tempo con i girotondi, che si può parlare e scendere in piazza solo se si hanno in tasca duecento pagine di programma straordinario per il governo dell’Italia e il futuro del mondo.
A ciascuno il suo compito. Ai partiti quello di preparare programmi credibili senza false promesse. Alle sardine quello di scoprire com’è profondo il mare.
P.S.
Comunque, caro Mattia Santori, cerca di andarci di meno in tv: il troppo fa sempre male. Anche a una sardina intelligente come te.
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