L’Unità nelle mani di Belpietro
un insulto alla storia
Boicottiamo le edicole
Non è un’avvilente vicenda editoriale, è un atto di guerra nei confronti della storia, della cultura della sinistra. Questo rappresenta la nomina a direttore de “l’Unità”, quotidiano fondato da Antonio Gramsci, di Maurizio Belpietro.
E’ anche uno sputo in faccia a quanti hanno, in questi complicati anni, mantenuto una qualche fiducia sulla possibilità di mantenere in vita valori, idee, speranze. Non puntando a un immaginifico “sol dell’avvenire” ma a un mondo di liberi ed eguali, guidato dai dettami della Costituzione. Non basta però l’invettiva, non bastano le imprecazioni. Non serve a molto mettere sotto accusa Belpietro, magari accantonando le altre enormi responsabilità. Certo è perlomeno oscura la scelta del direttore de “La Verità”. Trattasi di un giornalista che ha sempre servito gli interessi della destra economica e politica ed ora non sente alcun disagio nell’accettare di dirigere, magari anche per una sola giornata, un giornale che ha sempre fatto a pugni con le sue idee? Non la trova un’operazione un po’ ripugnante? Oppure lo considera solo un modo per sbeffeggiare la sinistra? Il problema vero è però dato dalla possibilità di bloccare o meno questa indegna operazione. Occorre ribellarsi. Occorrono atti concreti, non solo parole. Il rischio è quello di alimentare, lo pensino le forze politiche di centrosinistra, alla vigilia di un voto decisivo, le schiere dei delusi, di quelli che ormai hanno perso ogni speranza. Il boicottaggio dell’edizione di questa mostruosa nuova “Unità” può essere un primo passo. Anche se sarebbe più importante il boicottaggio degli appalti concessi al costruttore Pessina, padrone della testata.
Pubblichiamo qui, accanto alle note drammatiche del Comitato di Redazione e della Federazione nazionale della stampa, anche le dichiarazioni di esponenti del Pd e della Sinistra. Sono parole encomiabili di sdegno e solidarietà, ma non mutano la situazione. Oltretutto sembra proprio che in questo numero di una presunta, camuffata “Unità”, compaiano, sotto l’egida di Belpietro, interviste proprio a Zingaretti, a Fratoianni a Di Maio. Qualcuno dovrebbe ritirarle. Così come hanno fatto i redattori cassintegrati che erano stati chiamati a redigere questo foglio, senza sapere che sarebbe stato diretto da Belpietro. Loro hanno ritirato le firme. Imitateli. Venga compiuto qualche gesto significativo.
COMITATO DI REDAZIONE DE “L’UNITÁ
“Maurizio Belpietro direttore de l’Unità. L’ultimo affronto alla storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci è arrivato questo pomeriggio all’improvviso e senza alcuna comunicazione al Comitato di redazione da parte dell’amministratore delegato Guido Stefanelli quando in redazione era in chiusura il numero speciale realizzato per evitare la decadenza della testata. Si tratta di un gesto gravissimo, un insulto alla tradizione politica di questo giornale e della sinistra italiana prima ancora che una violazione delle norme contrattuali. L’Unità, giornale fondato da Antonio Gramsci e sopravvissuto al fascismo, in mano ad un direttore da sempre apertamente schierato con la parte più conservatrice della politica italiana e più volte alla guida di giornali di proprietà di Silvio Berlusconi che a l’Unità e ai partiti della sinistra non hanno mai risparmiato insulti e campagne d’odio. Il giornale sarà domani in edicola con la firma di Maurizio Belpietro ma non con quella di Umberto de Giovannangeli che, componente del comitato di redazione chiamato a lavorare a questo numero speciale, avendo saputo del cambio di direzione soltanto pochi minuti prima che il giornale andasse in stampa ha deciso di ritirarla in segno di protesta.
Da mesi la redazione è impegnata in un estenuante confronto con la proprietà nel tentativo di riportare il giornale in edicola, anche a costo di pesanti sacrifici, e mai una simile evenienza è stata prospettata al comitato di redazione e alla Federazione Nazionale della Stampa. È evidente che da ora in poi e su queste basi non c’è alcuna possibilità di trattare oltre e che i giornalisti de l’Unità tuteleranno la propria professionalità e la propria storia in tutte le sedi possibili. La notizia della nomina di Maurizio Belpietro alla direzione de l’Unità è soltanto l’ultimo tassello di una storia iniziata nel 2015 quando la Piesse di Guido Stefanelli e Massimo Pessina ha riportato in edicola il giornale, e culminata nel giugno 2017 con la chiusura dopo mesi di attacchi ai diritti dei lavoratori e alle norme contrattuali. Adesso, però, crediamo sia arrivato il momento di dire basta a questo scempio: faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità ma chiediamo ai vertici dei partiti della sinistra, al mondo della cultura, ai sindacati e a tutti coloro che hanno a cuore il futuro dell’informazione libera e democratica di mobilitarsi al fianco della redazione per difendere un patrimonio culturale e professionale comune”.
FEDERAZIONE DELLA STAMPA
Ed ecco la nota della Federazione nazionale della stampa:
“La decisione del gruppo Piesse di nominare Maurizio Belpietro direttore dell’unità sconcerta e preoccupa. Non per ragioni di carattere professionale, ma perché si tratta di una scelta che va contro la storia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Ogni giornale ha un’identità precisa e definita che non può essere né snaturata né vilipesa. Soprattutto non possono essere offesi i giornalisti, i lettori e la memoria di quanti all’unità hanno legato vita e militanza politica, impegno intellettuale e professionale. Maurizio Belpietro, che porta legittimamente avanti la sua visione del mondo e le sue idee, è quanto di più distante possa esserci dalla linea e dalla cultura politica di cui l’Unita è storicamente interprete. La decisione dell’editore è grave e incomprensibile e umilia una redazione che, dopo essersi vista negare diritti, da molti mesi è impegnata in una delicata trattativa per riportare in edicola lo storico quotidiano e salvare i posti di lavoro. Le modalità che hanno portato alla nomina del nuovo direttore – un blitz in piena regola – sono inoltre inaccettabili perché violano le procedure previste dal contratto. Di questa violazione, gli editori Stefanelli e Pessina saranno chiamati a rispondere nelle sedi competenti. Il sindacato dei giornalisti italiani continuerà ad essere al fianco dei colleghi dell’unità che si sono ribellati a questo ennesimo sopruso”.
MARCO MICCOLI (PD)
Ecco la dichiarazione di Marco Miccoli, responsabile Comunicazione del Pd
“Sulla scelta dell’editore de l’Unità di far firmare il numero in uscita domani da Maurizio Belpietro si precisa che il Partito democratico non ne era assolutamente a conoscenza. L’abbiamo appreso dal comunicato del Cdr solo qualche ora fa. Non sfugge a nessuno che, vista la storia del giornale e gli orientamenti politici di Belpietro, la scelta dell’editore Pessina è stata una furbizia di cattivo gusto”.
ROBERTO MURASSUT (PD)
Ha dichiarato Roberto Morassut, deputato del Pd: “L’Unità non è solo una testata. La decisione della proprietà di affidarne la direzione a Maurizio Belpietro fa a pugni con quello che l’Unità ha rappresentato nella storia italiana. Prevengo gli scettici, gli anti-nostalgici e i revisionisti categorici. Qui non si tratta di difendere la “bandiera rossa”. L’Unità con un nuovo progetto, una nuova funzione di approfondimento, può rappresentare una voce democratica in più nell’Italia del pattume populista e qualunquista. Non può certo diventare uno strumento al suo servizio. La proprietà sa bene che quella testata non ha solo un valore commerciale. Se si è fatta questa scelta, essa assume indiscutibilmente un carattere politico. Commercialmente il rilancio del giornale poteva convivere con la sua permanenza nel campo di un centrosinistra ampio e rinnovato. Questa scelta è una offesa e va detto senza ipocrite diplomazie verso un professionista come Belpietro che però, in questi anni, ha esercitato la sua funzione in modo politicamente netto e con uno stile ben preciso. È una brutta pagina nel mondo dell’informazione. Si levino voci di sdegno e di protesta.
LUIGI ZANDA (PD)
“La firma di Belpietro sull’Unità è una gravissima profanazione della storia gloriosa di un grande giornale libero, che ha sempre lottato per valori agli antipodi delle idee che Belpietro ha sostenuto in tutta la sua vita professionale. Così come è stata presentata, l’operazione tra l’editore dell’Unità’ e Belpietro sa tanto di sciacallaggio e costituisce una violenza culturale e politica che emana miasmi volgari”.
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