Salvini provoca
e mette a nudo
un governo morente
“La manovra economica viene fatta a Palazzo Chigi, dal ministro dell’Economia e da tutti i ministri interessati, e non si fa altrove, non si fa oggi. I tempi, e tengo a precisarlo, li decide il Presidente del Consiglio, sentiti gli altri ministri, a partire da quello dell’Economia. I tempi non li decidono altri” si trova a dover precisare il premier Conte che non ha esitato, scuro in volto, a bollare come “scorrettezza istituzionale” i resoconti che arrivano dal Viminale a incontro concluso tra l’iperattivo vice premier leghista e ministro dell’Interno, cui non è sembrato vero di non dover parlare dello scandalo russo, e le parti sociali.
Le parti sociali al Viminale
Quarantatré sigle convocate in nome di un confronto democratico sulle prossime iniziative del governo. Ad esse, invece, è stato illustrata punto per punto la nuova fissazione di Matteo Salvini, la flat tax. E per di più ad opera di quell’Armando Siri, il fedelissimo senatore del Carroccio, che non si sa se è veramente esperto di riforma fiscale mentre invece è certo che si è dovuto dimettere da sottosegretario, nonostante la strenua difesa del suo leader, perché indagato per corruzione. Da palazzo Chigi è trapelato un palese malcontento anche se ancora una volta è sorprendente che il premier si sorprenda del protagonismo salviniano. L’incontro il leader del Carroccio lo aveva preannunciato un decina di giorni fa, anche di più. Possibile che nessuno abbia pensato di ricordargli che la sede di quei confronti è la sala Verde del palazzo di governo, spaziosa tanto da aver accolto negli anni e con qualunque governo le delegazioni per ogni tipo di illustrazione e trattativa. E che il Parlamento è il luogo dove dare spiegazioni su vicende come quelle di Mosca. “Perché no?” ha detto Conte, non escludendo l’audizione del suo vice premier affascinato dai rubli e dai colbacchi.
Incontro insoddisfacente
Dall’ondivago mondo Cinquestelle è arrivata subito la stizza nei confronti del difficile sodale di governo e, allo stesso tempo, l’attacco molto più duro contro chi all’incontro ha partecipato certamente per salvaguardare i propri interessi, gli stipendi d’oro e le ricche pensioni, ha detto Gigino Di Maio, il leader dell’onestà. Per lui “se vogliono trattare con un indagato messo fuori dal governo, invece che con l’esecutivo, lo prendiamo come un dato e ci comportiamo di conseguenza”. “Parole offensive e inaccettabili” è stata la replica delle forze sociali. Che avrebbero potuto non accettare un invito del vice premier peraltro noto da giorni? E’ una tesi. Hanno scelto la strada dell’ascolto. E, all’uscita, della critica per un incontro insoddisfacente.
Troppa fiducia? Superficialità e impreparazione? Una pagliacciata come l’ha definita il Pd Zingaretti “a danno di lavoratori e imprese”. Forse la voglia prevalente di fornire una sponda all’alleato potente e in difficoltà che si dimentica troppo spesso di essere un rappresentante del governo italiano e che anche l’ultima storiaccia dei fondi russi ha scelto di buttarla in caciara piuttosto che fornire puntuali spiegazioni e, nel caso, trarre le dovute conseguenze.
L’amico recuperato
L’uomo forte del governo non ha mostrato nessuna difficoltà a riportare i riflettori su un uomo come Siri che sarà anche, come tutti innocente fino all’ultimo grado di giudizio, ma la cui esibizione in veste di grande risolutore dei problemi fiscali degli italiani è molto più di uno sgarbo. E’ una provocazione. Un’offesa. E a poco serve che qualcuno tenti, per salvare il salvabile, di travestire la riunione del Viminale come quella di un partito e non di un ministro. Da quando il ministero degli interni è la via Bellerio romana? Anche lì c’è una sezione distaccata dell’Associazione Lombardia-Russia?
Intanto lo staff del presidente del Consiglio fa anche trapelare che “da oltre due settimane il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta sollecitando la Lega a dare i nomi dei delegati che dovrebbero rappresentare il partito di Salvini ai tavoli sulla manovra ma la Lega non ha ancora indicato i suoi delegati a proposito di manovra e flat tax”. Si aspetta il momento buono per il gran recupero ufficiale di Siri? Un altro uomo con la S dopo Savoini…e, ovviamente, Salvini.
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