L’oro e un fesso
sotto le stelle

Giufà doveva andare al campo con sua madre. La madre uscì di casa per prima e disse: “Giufà, tirati dietro la porta!”

Giufà si mise a tirare, finché la porta si staccò dai gangheri. Lui se la caricò in spalla e andò dietro a sua madre. Dopo un po’ di strada, cominciò a dire: “ Mamma, mi pesa! Mamma, mi pesa!”

La madre si voltò: “E che hai che ti pesa?” e vide che teneva la porta di casa sulle spalle.

Con quel carico fecero tardi, venne notte che erano lontani da casa e per paura dei briganti, madre e figlio si arrampicarono su un albero. E Giufà teneva sempre la porta sulle spalle.

Sotto quell’albero, a mezzanotte, ecco che vengono i briganti a spartirsi i soldi. Giufà e la mamma stanno col fiato sospeso. Dopo un po’ Giufà comincia a dire sottovoce: “Mamma, mi scappa di far acqua”.

“Cosa?”

“Mi scappa”

“Trattieniti”

“Non ne posso più”

“Trattieniti”

“Non posso”

“E falla!”

E Giufà la fece. I briganti quando sentirono scendere acqua, dissero: “To’, tutt’a un tratto s’è messo a piovere!”

Dopo un po’ Giufà disse sottovoce: “Mamma, mi scappa di fare un bisogno”

“Trattieniti”

“Non ne posso più”

“Trattieniti”

“Non posso”

“E falla!”

E Giufà la fece. I briganti si sentirono cadere addosso quella cosa e dissero: “Cos’è, manna dal cielo? O son gli uccelli?”

Poi Giufà, che teneva sempre quella porta sulle spalle, cominciò a dire sottovoce: “Mamma, mi pesa”

“Aspetta”

“Ma mi pesa!”

“E aspetta!”

“Non posso più” e lasciò andare la porta che piombò addosso ai briganti.
Pigliali, i briganti! Misero le gambe in collo e via. 

Madre e figlio scesero dall’albero e trovarono un bel sacco di monete d’oro che i briganti stavano spartendo. Portarono a casa il sacco e la madre gli disse: “Non dire a nessuno questa storia, che se lo sa la Legge, ci manda tutti e due in galera”

Poi, essa andò a comprare uva passa e fichi secchi, salì sul tetto e appena Giufà uscì di casa, prese a fargli cadere manciate d’uva e fichi sulla testa. Giufà si riparò. “Mamma!” chiamò dentro casa. E la madre dal tetto: “Cosa vuoi?”

“C’è uva passa e fichi!”

“Si vede che oggi piove uva passa e fichi, cosa vuoi che ti dica?”

Quando Giufà fu andato via, la madre tolse le monete d’oro dal sacco e ci mise chiodi arrugginiti. Dopo una settimana Giufà andò a cercare nel sacco e trovò chiodi. Cominciò a sbraitare con la madre: “Dammi i soldi che sono miei, altrimenti vado dal Giudice!”

Ma la madre diceva: “ Che soldi?” e faceva finta di non dargli ascolto.

Giufà andò dal Giudice. “Eccellenza, avevo un sacco di monete d’oro e mia madre mi ci ha messo dei chiodi arrugginiti”.

“Monete d’oro? E quando mai hai avuto monete d’oro?”

“Sì, sì, era il giorno che pioveva uva passa e fichi secchi.

E il Giudice lo fece mandare all’ospedale dei matti.

(“Fiabe Italiane”, raccolte e trascritte da Italo Calvino, fiaba siciliana, 1956)