L’insostenibile vecchia storiella dei giovani sul divano
Il fratello d’Italia e cognato della premier Francesco Lollobrigida (il Paese nostro è una repubblica di cognati, forse il più famoso è stato Paolo Pillitteri, marito di Rosilde Craxi, sorella di Bettino, e sindaco di Milano a cavallo tra anni Ottanta e Novanta, in quota Psi), dal palco veronese del Vinitaly era partito bene, brandendo come si deve la bandiera di ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste (me cojoni, avrebbe detto il poeta quirite, a quando le terre d’Oltremare in portafoglio?). Tra un sorso, forse due, di Valpolicella Ripasso e una perlustrazione con occhio d’aquila sui boschi cedui della Consuma, aveva tuonato: “Voglio lanciare un messaggio chiaro, lavorare in agricoltura non è svilente”. Ok, giusto in generale, comunque i giovani già non lo reputano tale, in oltre cinquantamila hanno deciso, negli ultimi due anni, di mollare la città e darsi all’allevamento, alle colture, all’agriturismo. Là dove le Regioni offrono sbocchi e corsie praticabili, ovviamente.

Poi Lollobrigida è andato nello specifico. “Giovani” è generico, con chi ce l’aveva? “Lo dico a chi è sul divano mentre prende il reddito di cittadinanza”, ha spiegato. Ecco servita l’equivalenza reddito di cittadinanza = scarsa voglia di lavorare: la questione, truffe nel merito dell’elargizione a parte, è un pochino più complessa, ma con questo esecutivo va così, gli metti davanti una plateuccia, spunta l’occasione di un tweet qualunquista e partono in tromba, cazzeggiano alto a favor di taccuino o telecamera come fossero ancora la “canaglia pezzente” inadatta a sedersi a tavola mentre invece sono al governo e in seguito spiegano, fanno mezze retromarce etc.
Giù dal divano, allora e via di vanga. I giovani italiani “neet”, cioè non studianti, lavoranti, partecipanti a corsi di formazione, secondo l’istat erano un paio di milioni l’anno scorso. Saranno aumentati. Solo perché sono pigri costituzionali peggio di Oblomov o ci sarà qualche motivo sconosciuto ai Lollobrigidi? Tipo percorsi scolastici inefficienti, scarsi investimenti negli insegnamenti universitari, clientelismi, burocrazia, familismo amorale spinto, mito del posto fisso zaloniano, clientele anche politiche? Sbiadimento dei valori? Ecco, su questo ultimo punto ci starebbe un bel confronto se non un allarme. Per ora ci si accontenta di scalzarli dal divano, sempre che ne abbiamo uno. In città attrattive per gli studi universitari, vedi Milano o Bologna, è in atto una crisi degli alloggi per i giovani affamati di cultura e desiderosi di strutturarsi a modo per un lavoro futuro. Ma che si fa per calmierare, per diradare la foresta (Lollobrigida dovrebbe saperlo) dei B&B. che strozzano il mercato?
Un guaio serio è che i giovani, molto appetibili sul mercato dei beni di consumo, non lo sono elettoralmente, spesso si sentono in un “altrove” rispetto ai riti politici, alle cordate parentali o amicali che infestano ministeri ed enti pubblici, hanno perso fiducia e a votare ci vanno in pochi. I professori inadeguati fanno massa critica insieme ai motivati e di riforme manco l’ombra da secoli; in burocrazia si va avanti per anzianità in regime di ipergarantismo blindato da destra-sinistra-centro mentre per i neoassunti da PNRR ci sono stipendi magretti. E l’Italia sta in coda per numero di laureati in Europa. Nel 2012, ai tempi del governo Monti ennesima reincarnazione dell’esecutivo tecnico in un sistema politicamente guasto, la ministra del Lavoro Elsa Fornero aveva detto: “I giovani quando escono da scuola devono trovare un’occupazione, ma non devono aspettare il lavoro ideale, non devono fare gli schizzinosi”. Choosy, in inglese, lingua non sufficientemente frequentata dai quadri ministeriali in missione a Bruxelles, dove ballano miliardi e investimenti. Perché l’Emilia-Romagna realizza buona parte dei fondi europei? Piccolo segreto: ha funzionari multilingue.
Ancora in tema reddito di cittadinanza, Renzi aveva invitato i giovani a rinunciare ai sussidi e a sudare. Ora la ricetta è chiara: giù dal divano tappandosi il naso ma sudando. Secondo l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero al 1 gennaio dell’anno scorso, il 36,3% degli iscritti era costituito da minori e persone tra i 18 e i 34 anni. E analogamente il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes della Cei segnalava pochi mesi fa una mobilità giovanile in crescita, con fughe dal Nord all’estero e conseguente salita a Nord dal Sud. Segni di un’Italia stagnante con l’ascensore sociale chiuso perennemente come certe scale mobili del metro di Roma e troppi ragazzi e ragazze con tanta fame di lavoro certo, qualificato e abilitante che qua rimangono a becco asciutto e se ne vanno: è crisi demografica. Autonomia personale, serenità, magari diventare padri e madri. Questo vogliono i giovani. E il rispetto comincia dalle opere concrete per contrastare almeno un po’ la tendenza, ma anche dalle parole che si usano.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati