Lgbtqia+ , Italia come Ungheria e Polonia: “Favorisce l’odio”
Mentre la destra al governo lavora per rendere reato universale la gestazione per altri, accusando di crimini contro l’umanità paesi come gli Stati Uniti, il Canada o la Gran Bretagna, l’Unione Europea inserisce l’Italia fra gli Stati canaglia sul tema dei diritti Lgbtqia+.
E’ successo a Strasburgo, in occasione del voto sulla risoluzione sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità, approvata con 416 voti a favore, 62 contrari e 36 astenuti, che condannava il disegno di legge con cui l’Uganda vorrebbe introdurre la pena di morte per omosessualità, affiancandosi così a quei paesi (Afghanistan, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran, Mauritania, Somalia, Yemen) in cui quella misura è già presente.
Un emendamento di condanna delle posizioni anti Lgbtqi dell’Italia, proposto da Verdi e Sinistra, è stato approvato con 282 sì, 235 no e 10 astenuti. Fra i favorevoli i Socialisti, compresa la delegazione PD, e il M5S .
Non è la prima volta
Il testo approvato “esprime preoccupazione per gli attuali movimenti retorici anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtiq a livello globale, alimentati da alcuni leader politici e religiosi in tutto il mondo, anche nell’Ue; ritiene che tali movimenti ostacolino notevolmente gli sforzi volti a conseguire la depenalizzazione universale dell’omosessualità e dell’identità transgender, in quanto legittimano la retorica secondo cui le persone Lgbtiq sono un’ideologia anziché esseri umani; condanna fermamente la diffusione di tale retorica da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.
Non è certo la prima volta che l’Europa condanna l’Italia su questi temi. L’ultima volta era successo il 30 marzo scorso, quando il Parlamento di Strasburgo aveva stigmatizzzato lo stop alla registrazione anagrafica dei figli delle coppie dello stesso sesso, considerato una violazione della convenzione ONU sui diritti dell’infanzia
La stessa legge sulle unioni civili del 2016 era stata il frutto, oltre che di una battaglia trentennale del movimento Lgbtqi italiano, di una sanzione della Corte europea dei diritti umani, che nel luglio 2015 aveva condannato l’Italia per la violazione del diritto alla vita privata e familiare di tre coppie gay.
Andando ancora a ritroso, l’Italia era incorsa in un’altra figuraccia planetaria nell’ottobre 2004 quando la Commissione giustizia, libertà pubbliche e sicurezza del Parlamento europeo aveva bocciato la candidatura di Rocco Buttiglione a commissario europeo a giustizia, libertà e sicurezza a causa delle sue posizioni omofobe e contrarie ai diritti di donne e immigrati.
Insomma l’Italia, che nelle classifiche sul rispetto dei diritti Lgbtqia+ è fanalino di coda in Europa, non è nuova a condanne, sanzioni o procedure di infrazione da parte delle istituzioni europee su questo fronte.
Un accostamento imbarazzante
Ma la risoluzione di ieri introduce un elemento in più, perché accosta l’Italia a due paesi come Ungheria e Polonia che sono sotto osservazione non solo sui diritti Lgbtqia+ ma più in generale sul rispetto delle regole fondamentali dello stato di diritto. Il premier ungherese Viktor Orban è il teorico della separazione della democrazia dai valori liberali. Andrzej Duda, il presidente polacco, è il firmatario della legge che ha eliminato l’autonomia dei giudici dal potere esecutivo, nonostante la condanna dall’Europarlamento. Insomma due tentativi di giungere a quella forma ibrida fra democrazia e dittatura che i politologi chiamano democratura.
Orban e Duda sono i principali sodali di Meloni nello spazio europeo. Oggi l’Europarlamento ha messo in fila i tre paesi per la loro lotta senza quartiere ai diritti civili, ma quella compagnia di merende potrebbe riservare anche peggiori sorprese sul piano della tutela dello Stato di diritto e questo Bruxelles lo sa. Speriamo che se ne accorgano anche gli italiani.
Sostieni strisciarossa.it
Strisciarossa.it è un blog di informazione e di approfondimento indipendente e gratuito. Il tuo contributo ci aiuterà a mantenerlo libero sempre dalla parte dei nostri lettori.
Puoi fare una donazione tramite Paypal:
Puoi fare una donazione con bonifico: usa questo IBAN:
IT54 N030 6909 6061 0000 0190 716 Intesa Sanpaolo Filiale Terzo Settore – Causale: io sostengo strisciarossa
Articoli correlati