Letta a Siena
una difficile sfida
che riscopre la passione
“Il cammino si fa andando. Andando si fa il cammino”: mi vengono utili i bellissimi versi di Antonio Machado per raccontare la candidatura e la campagna elettorale di Enrico Letta nel collegio di Siena-Arezzo. In molti si mostrarono scettici su questa candidatura. Era proprio necessario candidarlo in un collegio così complicato? Era il caso che il neo segretario rischiasse tutto in questa difficile sfida? Che mettesse la propria faccia in terre che proprio negli ultimi anni sono diventate zona di caccia per il centro destra e con i tre capoluoghi della Toscana meridionale tutti governati da sindaci di quell’area politica? Domande pesanti. Soprattutto perché la sfida del segretario del Pd è ancora oggi, alla vigilia, abbastanza rischiosa e mette in gioco persino la sua guida del partito.
La difficile arte di sapere ascoltare
Eppure, andando, Enrico Letta sembra essere riuscito a dare una risposta a quelle persone che avevano questi dubbi, compresi i miei, sui profondi motivi della sua scelta.
L’ha ripetuto incontrato i cittadini di tutti i piccoli paesi del sud della Toscana; discutendo con i commercianti mentre distribuiva volantini tra le bancarelle di qualche mercato; l’ha scandito e motivato nei palchi più organizzati, dove ha incontrato ministri autorevoli e personalità della cultura e della scienza: la politica è impegno e passione. E alla fine, riprendendo l’argomento, ha snocciolato le cifre di questo suo andare, un viaggio politico lungo la Francigena in tutti suoi molteplici tracciati.
Ha smentito così con una buona pratica quanti, ancora, ritengono che una politica efficace sia quella che si fa prevalentemente sui social – troppo spesso usati in modo bestiale – o partecipando a lunghi e noiosissimi talk show televisivi. “Con i miei collaboratori – ha spiegato Letta – abbiamo calcolato che da agosto in Italia ho fatto più di 10.000 chilometri, 2000 nel collegio toscano. Ho toccato tutti e trentacinque i comuni del collegio Siena/Arezzo”.
Non andare per andare, ma andare per fare. Forse qualcuno ha pensato che anche lui, come hanno fatto molti politici, si fosse messo a girare come una “madonna pellegrina” della politica. Abbiamo visto politici – Salvini, tanto per fare un nome – girare in lungo e in largo il Paese stringendo mani, elargendo sorrisi e blandendo questa o quella categoria, questa o quella regione mostrandosi con felpe scelte all’uopo. Tutti gli incontri di Letta hanno invece raccontato, ci fa notare chi vi ha partecipato, un atteggiamento completamente diverso. Il candidato del centrosinistra è intervenuto nel merito delle questioni che i cittadini hanno posto, ha dato risposte, ha preso appunti. E’ stato capace in moltissime occasione di sapere ascoltare.
La questione spinosa del Monte dei Paschi
Al giornalista de la Repubblica che gli ha chiesto quale sia la differenza, a partire dalla vicenda del Monte dei Paschi, tra lui e il candidato di centro destra ha risposto che “loro hanno detto cose che non saranno in grado di mantenere dopo. Io ho fatto un discorso all’inizio della campagna elettorale che faccio oggi e che farò da lunedì”.
Cioè: loro predicano, sollecitano paure e stuzzicano localismi esasperati, specie a Siena, proprio sul destino della banca ma poi se ne andranno. Letta l’ha ripetuto e promesso in tutti gli incontri: no, non farà così, continuerà invece a esser presente sul territorio per far garantire la salvaguardia dell’occupazione, l’unità della banca e il suo marchio, una direzione senese, un accompagnamento della presenza dello Stato dentro l’istituto. Un impegno pesante vista la grande complessità della vicenda bancaria, dove come protagonisti vi sono sia il governo nazionale che il sistema europeo delle banche. Ad alcuni queste promesse sono apparse come un azzardo.
Forse è anche per questo che Letta ha ripetutamente invitato la politica a remare nella stessa direzione, aldilà di proclami elettorali: solo così il Monte dei Paschi potrebbe restare ancorato al suo territorio e alla Toscana. In questo senso tutti hanno apprezzato il contenuto e il voto unitario espresso pochi giorni fa dal consiglio comunale di Siena.
Il centrodestra ha tentato di conquistare i voti insistendo oltre misura sulle “colpe” storiche della sinistra senese. Il segretario del Pd ha voluto svincolarsi, e svincolare il proprio partito, da questa che sta diventando ormai una cantilena; una cantilena ammaliatrice che, a suo tempo, aveva incantato molti elettori (anche per i ritardi dei democratici nel fare fino in fondo i conti con gli ultimi decenni) fino a far dimenticare ai cittadini la lunga storia di buongoverno delle amministrazioni di sinistra, proprio a partire da quelle grandi conquiste di welfare sociale (asili, assistenza, casa, salute, cultura) che le giunte di centrodestra delle tre città capoluogo si sono affrettate a rimettere in discussione.
Alla ricerca di nuove energie
Enrico Letta ha mostrato, a detta di molti attenti osservatori, di non voler essere stretto nell’angolo di una discussione tutta chiusa nel recinto del recente passato. Ha preferito invece mostrare gli aspetti poco noti delle città di Siena e di Arezzo, coniugando i verbi al futuro. Già quest’attitudine è risultata nuova per coloro che sono da decenni intenti solo a rimirar le passate glorie. L’ha fatto parlando del distretto delle scienze della vita e come bisognerà impegnarsi perché il governo destini a questo innovativo settore, i fondi del Pnrr. Questo vuol dire avere energie per imboccare strade nuove anche per tutelare il lavoro; vuol dire dialogare con gli importanti atenei presenti; vuol dire implementare la ricerca e valorizzare l’immenso patrimonio storico e artistico che di questa zona è bene prezioso.
L’intera campagna elettorale ha rischiato però di trasformarsi in un monologo di Letta anche perché non c’è stato confronto tra i candidati. Si è ripetuto qui quello che ha caratterizzato la campagna elettorale in molti centri anche importanti: la fuga dal confronto. Gli altri candidati, in particolare quello del centrodestra, non hanno affrontato alcuna di queste questioni avendo, appunto, l’orologio fermo ai temi delle precedenti campagne elettorali.
Se il cammino porterà Letta alla meta agognata, lo sapremo lunedì prossimo. Però sembra che il suo viaggio toscano abbia fatto riscoprire ai militanti di sinistra e del Pd di questa zona un tempo rossa l’utilità di tornare tra la gente a fare politica. Non è poco. Speriamo che il voto gli dia ragione.
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