L’Emilia e la scissione
“Anche il Pd si rifondi”
“Mi sono iscritto al Partito subito dopo la guerra e da allora ho sempre preso la tessera. Due anni fa non l’ho più rinnovata”. Per il compagno Gemello, ex operaio della Lombardini Motori, “il Partito” era una entità che andava oltre il passare del tempo e il cambiare delle sigle, dal Pci al Pds, dai Ds al Pd. Ai tempi del Pci e anche dopo, lui era un militante che non amava il “sinistrismo”, né dentro né tantomeno fuori dal Partito. Ora è quasi una sorpresa ritrovarlo – insieme a parecchi altri che vengono dalla sua stessa storia politica e anagrafica – in una assemblea di Mdp, ad ascoltare lo “scissionista” Vasco Errani, non dimenticato ex presidente della Regione Emilia Romagna. “Con Renzi proprio non ce la facevo più a restare nel Partito – si accalora Gemello – così adesso sono senza tessera, per la prima volta nella mia vita”. Invece Vincenzo, anche lui pensionato, ex tecnico della Olivetti, la tessera ce l’ha ancora, nonostante un forte mal di pancia per le scelte politiche nazionali. Lui è uno dei circa trecento iscritti del maggiore circolo cittadino del Pd, per altro anch’esso in calo numerico e in invecchiamento anagrafico. “Però all’ultimo congresso abbiamo eletto segretario un giovane – precisa – Io alle primarie ho votato Orlando, resto nel partito per cambiarlo. Credo nel centro-sinistra, però vedo che a livello nazionale sarà molto difficile. Qui a Reggio si riesce ancora a stare insieme con risultati positivi nelle amministrazioni comunali. Spero che si possa continuare anche in futuro, certo la situazione generale non aiuta”.
Lo spera, ma senza nascondere la preoccupazione contraria, anche Andrea Costa, sindaco di Luzzara e, contemporaneamente, segretario provinciale del Pd, fresco di nomina per un secondo mandato. La prima volta fu sostenuto dalle correnti cuperliana e civatiana, che misero in minoranza i renziani. Questa volta, dopo una laboriosa opera di mediazione è stato confermato quasi alla unanimità. Guida di un partito che, con le sue seimila tessere, è ancora di gran lunga il più forte e organizzato. Però conta meno di un decimo degli iscritti – sono ormai passati parecchi anni, ma sembrano secoli – che aveva il vecchio Pci. “Per il momento – dice Costa – il quadro uscito nella nostra provincia dalle elezioni amministrative del 2014 complessivamente regge. E reggono i programmi che furono presentati allora. Ma le prossime elezioni politiche del 2018 e le amministrative del 2019 saranno appuntamenti assai delicati. Con esiti che non sono scontati nemmeno da queste parti”. Nuvole scure all’orizzonte politico? “Molto scure. A meno che non si metta mano a un vero processo rifondativo di un campo largo di centro-sinistra. Intendo un progetto di lungo respiro, anche sul piano culturale, adesso siamo spesso succubi alla destra”. Anche al Pd serve una rifondazione? “Sì, anche al Pd”.
Intanto, nei Comuni e in Regione, si naviga a vista. Tra i duecento partecipanti alla assemblea reggiana per la lista unitaria tra Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, intercettiamo Silvia Prodi, nipote di Romano, consigliera regionale in Emilia Romagna. Lei ha aderito fin dal primo momento a Mdp e fa tuttora parte della maggioranza del fu centro-sinistra, al pari dei due consiglieri di Sinistra Italiana (uno dei quali, Yuri Torri, è anche lui reggiano). “Ad oggi è ancora possibile – dice Silvia Prodi – perché le politiche portate avanti dalla Regione sono diverse, generalmente più avanzate e più compatibili con le posizioni della sinistra rispetto a quelle del governo nazionale. Anche se…. “. Anche se? “Non è un equilibrio facile, soprattutto quando dobbiamo affrontare le ricadute di certe scelte nazionali”. Proprio adesso, manco a farlo apposta, si profila uno scoglio mica da niente: la legge urbanistica regionale, sulla quale la sinistra interna alla maggioranza è più in sintonia con quella di opposizione, rappresentata dal giuslavorista prof. Alleva, che con il Pd. “Troppo cemento – conferma la Prodi – noi quella legge non la voteremo”.
Più “tranchant” è Cosimo Pederzoli, giovane segretario (ora dimissionario) del circolo cittadino di Sinistra Italiana, il quale preferirebbe che la rottura con il Pd fosse estesa ovunque. Nel consiglio comunale di Reggio Emilia, l’unica consigliera di Sinistra Italiana è già uscita dalla maggioranza, al contrario di Mdp, tuttora con due assessori nella giunta. In città, Sinistra Italiana ha avviato un rapporto con realtà movimentiste, come il centro sociale Aq 16, il quale sembra ora guardare con cauto interesse alla costituenda lista della sinistra. Secondo Pederzoli bisogna però puntare sulle lotte sociali più che sugli accordi tra i vertici dei partiti. In questi giorni, Sinistra Italiana ha lanciato un voto on line per l’assegnazione dei fondi che i parlamentari hanno messo a disposizione di progetti nel campo della solidarietà e del volontariato. “A Reggio – racconta Cosimo – sosteniamo l’officina Raggi Resistenti, che ha sede in una piccola stazione ferroviaria in disuso, nel quartiere popolare S. Croce. Qui ci sono persone che riparano le biciclette e insegnano a chi vuole farlo da solo. E’ una bella esperienza, apprezzata da molti cittadini, sia italiani che immigrati”
Partiti a parte, il mondo della sinistra comprende storicamente altre importanti articolazioni. Anch’esse attraversate da tensioni che hanno raggiunto i momenti più aspri in occasione del referendum costituzionale. “Quest’anno registriamo un calo del 10% rispetto alle 4.250 tessere del 2016 – riconosce Ermete Fiaccadori, presidente provinciale dell’Anpi, che si schierò con forza sul fronte vittorioso del No – Quelli che non hanno rinnovato la tessera sono stati solo in parte sostituiti da nuovi iscritti”. Adesso pare che le tensioni si siano un po’ stemperate e che alcuni dissidenti possano ritornare. “L’Anpi è una associazione unitaria – ribadisce Fiaccadori – nella quale possono e devono convivere posizioni politiche diverse, ovviamente sulla base dei valori che ci caratterizzano: antifascismo, Costituzione, diritti sociali e civili. La nostra battaglia referendaria è stata giusta, continueremo a dire la nostra su temi che ci riguardano. Ma non abbiamo alcuna intenzione di schierarci con questo o con quel partito, meno che mai nella campagna elettorale”.
Da un altro osservatorio importante, numericamente il più grande con i suoi 112.000 iscritti, anche il segretario della Camera del Lavoro, Guido Mora, tiene a sottolineare l’autonomia della propria organizzazione: “La Cgil non ha cinghie di trasmissione né vuole esserlo rispetto ad alcun partito. Chi scrive che siamo una longa manus di Mdp, o viceversa, scrive una sciocchezza. Dopo di che, è noto che i nostri valori e i nostri riferimenti sono sempre stati nel campo della sinistra: semmai, il problema è che, soprattutto negli ultimi anni, è andata crescendo la separazione tra sinistra politica e problemi della società e del lavoro. Questo non può lasciarci indifferenti”. Soprattutto negli ultimi anni significa negli anni dei governi a guida Pd. “Infatti, rispetto al mondo del lavoro, hanno fatto politiche negative, che neanche i governi di centro-destra erano riusciti ad attuare. E’ ovvio che i rapporti con il Pd si siano deteriorati. Ed è normale che, se nascono nuove forze,con nuovi contenuti sui temi sociali e del lavoro, la Cgil li valuterà con interesse. Ma continueremo ad agire in modo autonomo, sulla base delle nostre proposte”.
Discussioni astratte, per addetti ai lavori? Mica tanto, se solo si dà una occhiata a quanto è successo a Campegine, terra dei fratelli Cervi, storica roccaforte rossa in cui il Pci prendeva il settanta e passa per cento dei voti, e anche in seguito la sinistra ha sempre vinto con facilità. Recentemente, alle elezioni comunali, il Pd è stato sconfitto da una lista civica trasversale. Un evento storico, nel suo piccolo. Le nuvole scure avvistate all’orizzonte dal segretario Costa hanno già cominciato a scaricare tuoni e fulmini, anche da queste parti.
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