L’Emilia-Romagna ha le carte in regola per gestire la ricostruzione

La presidente Giorgia Meloni ha fatto deliberare al suo Governo il primo impegno di 2 miliardi per gli interventi più urgenti necessari nella Romagna martoriata dall’alluvione. Dovuto e corretto. È un primo passo giusto, ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini. E peraltro è anche la risposta inderogabile alle richieste precisamente indicate nel Documento comune subito promosso e sottoscritto dalla Giunta regionale con le associazioni sindacali e imprenditoriali che ha mostrato quanto sa essere solidale e unito nelle emergenze anche il tessuto economico-sociale insieme alla forza dell’impegno civile e volontario, e quanto sanno unirsi istituzioni locali e regionali con le comunità e la società. Riappare sempre, in Emilia-Romagna, l’antico spirito di solidarietà nelle fatiche della vita e del lavoro.

Faenza sott’acqua per l’esondazione del fiume Lamone

Gli appetiti della destra per aggiudicarsi il Commissario

Invece si mostra come del tutto inaccettabile istituzionalmente, prima ancora che politicamente, il prorompere contraddittorio ma restato incontrollato in contemporanea al profilo mostrato dalla premier, delle forze politiche della destra che, esaurite in fretta le condoglianze, si buttano a gridare sul “chi comanderà” la ricostruzione. Negano, con la prepotente e ignorante caciara sulla nomina del Commissario, innanzitutto ruolo e competenze costituzionali della Regione (anzi, delle Regioni) proprio mentre, grottescamente, blaterano ancora di… autonomia differenziata. Sono grida sgangherate, impresentabili e inaccettabili, come hanno dovuto ammettere pure i presidenti di destra di alcune Regioni se non altro a tutela di se stessi.

Così mentre le televisioni mostrano da giorni immagini e racconti di tante persone che lottano contro acqua e fango e gli esperti spiegano cause ed effetti degli eventi meteorologici estremi ed i modi per fronteggiarli, ecco gli improvvisati ecologisti destrorsi distinguere furbescamente tra gli interventi di emergenza che possono (bontà loro) essere svolti dalla Regione e ricostruzione, da affidare invece ad un Commissario statale. L’obiettivo della destra è superare la consuetudine e tagliare fuori Bonaccini per “impossessarsi” della ricostruzione.

Dopo un evento calamitoso drammatico e senza precedenti, l’ambito della ricostruzione è fondamentale, Ricostruzione degli edifici e delle attività di tutti i tipi, con i necessari ristori per lavoro, imprese, famiglie e persone a ripristino di quanto hanno perso. Ma ricostruzione significa soprattutto operare per la salvaguardia e la qualificazione ambientale del territorio, del sistema idrogeologico di montagna, pianura e costa.

Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna

L’obiettivo, di fronte alla nuova dimensione dell’emergenza climatica, è gestire al meglio la transizione ecologica per puntare ad un nuovo equilibrio tra natura, territorio e i sistemi antropizzati, ad iniziare da quello produttivo e agricolo fino a quello infrastrutturale e urbanizzato.

Non basta un piccolo PNRR regionale

Dunque è evidente che già ogni intervento, pure di risistemazione dopo quelli di immediata emergenza di questi giorni, dovrà stare entro un Piano di ricostruzione. Non basta un piccolo PNRR regionale; l’emergenza impone invece un concreto Piano di ricostruzione integrato dell’ecologia del territorio, fatto di investimenti puntuali e anche di regolazione normativa.

Per questo Piano di ricostruzione, la Regione Emilia Romagna ha già disponibile una sua struttura normativa di pianificazione, con strumenti di intervento di settore sul territorio e l’ambiente e conta su qualificati centri di competenza. Un tale Piano di ricostruzione potrebbe concretizzarsi rapidamente anche attraverso il riesame, l’integrazione, la riorganizzazione e l’innovazione di atti e studi esistenti.

Si tenga anche conto che la Regione Emilia-Romagna ospita nel Tecnopolo di Bologna il Centro Metereologico Europeo e il Supercalcolatore Galileo, connesso ai Consorzi di ricerca delle Università italiane. Si potrà quindi promuovere e raccogliere una mobilitazione ulteriore di competenze e conoscenze anche internazionali.

L’Emilia Romagna insomma può essere chiamata ad esempio di nuova visione sui temi ambientali in una dimensione di politiche territoriali. Ha tutte le conoscenze che servono, ha molte competenze e altre ne può attirare.

Conclusione: deve essere chiaro a chiunque, pure agli osservatori e opinionisti che in queste ore troppo superficialmente inquadrano e osservano “imparzialmente” la disputa sul Commissario come ovvia disputa politica tra maggioranza e opposizione, che la ricostruzione va guidata dalla Regione e che in questa drammatica situazione lo Stato deve offrire piena collaborazione, senza arroccarsi su prove di sovranismo per soddisfare gli appetiti politici della destra.

L’autore è stato assessore allo Sviluppo economico della Regione Emilia Romagna