Quelle riunioni
nelle stalle
riscaldate dai buoi

Sono nato nel 1950 da una famiglia contadina che, al momento della mia nascita, si componeva di ben 25 membri. Ricordo che mio zio Arimondo, il capoccia, si era distinto prima per una intensa attività antifascista poi per un notevole attivismo nel Partito Comunista Italiano. Mio padre Oreste, che era stato impegnato nella seconda guerra mondiale, era attivo nella Federmezzadri C.G.I.L. e ricordo benissimo le diverse riunioni, nelle nottate invernali, tenute nella nostra stalla dove il respiro dei bovini garantiva quel minimo di calore necessario per gli estenuanti confronti che si tenevano tra braccianti del luogo sul da farsi.

Io di quei momenti, benchè piccolo, ricordo lo sventolio delle bandiere rosse nei pennoni (“barcili” in dialetto chianino”) delle mucchie durante la trebbiatura del grano e l’immancabile arrivo dei “Scelbotti” (così erano chiamati i poliziotti che, sotto la guida del ministro degli interni, il democristiano Mario Scelba, erano impegnati per reprimere le giuste rivendicazione dei contadini contro i potenti agrari) che salivano nei mucchi per strappare le bandiere rosse e provvedere ad arrestare, ogni volta, il contadino del podere dove si svolgevano quei lavori. Questo è successo, più volte, anche a mio padre.

Essendo cresciuto in questo ambiente devo confessare che, sinceramente, ho trovato molte difficoltà ad accettare quelle splendide parole, che qualche anno dopo, sulle colonne del manifesto il compagno Pasolini ha usato nei confronti dei poliziotti “figli della miseria e del bisogno”.

Ho frequentato le scuole superiori negli anni della contestazione giovanile del cosi detto 68, certamente, come in altri, anche dal nostro istituto sono partire numerose missive infamanti nei confronti dell’allora ministro della pubblica istruzione Fiorentino Sullo. Ma devo confessare che il nostro dichiararsi comunisti e sostenere con forza quel necessario cambiamento della società che noi definivamo “vecchia e superata”, entrava in conflitto anche con la “vecchia” nomenclatura del partito comunista italiano. Tanto è vero che dietro quella spinta, anche a Cortona nel 1970 si provvide ad operare ad un totale rinnovamento della classe politica locale.

Candidammo a Sindaco nel nostro comune un giovane di 24 anni, ch e fu allora uno dei sindaci più giovane d’Italia, furono cambiati tutti i 19 Segretari di Sezione, in sostituzione dei sessanta-settantenni, furono nominati giovani compagni diciannove -ventenni. Anch’io, in quella circostanza, fui eletto segretario di una sezione importante e da li iniziò il mio serio impegno politico che si è concluso con la fine del Partito Comunista Italiano.

Quelli furono, complice sicuramente anche la giovane età, forse i miei anni più belli. La militanza ha contribuito a farmi crescere sia dal punto di vista culturale che umano. La possibilità di cambiare il mondo ci sembrava vicina, risultati come la vittoria per il divorzio, sull’aborto, il movimento di popolo per il no alla guerra in Vietnam, i buoni risultati elettorali conseguiti nel 1975 e 76 e soprattutto la buona politica, che da un lato allontanava sempre di più il Partito Comunista Italiano dalla “madre URSS” e dall’altro professava l’onesta dei politici e la necessità della partecipazione popolare alla gestione amministrativa della cosa pubblica. Furono gli anni del accorpamento scolastico, delle scuole a tempo pieno e delle mense scolastiche, del trasporto scolastico, degli asili nido tutti gratis. Del potenziamento delle biblioteche comunali e soprattutto della nascita delle circoscrizioni amministrative. Quelli erano anni dove il desiderio di fare di esserci e soprattutto di vivere e di lottare per il bene comune era l’unico nostro obbiettivo. Poi…….. sono arrivati i momenti bui, quelli che tutti conosciamo e che non voglio ricordare perché mi rattristerebbero troppo e non voglio essere tristi anche perché, e sono fiero anche per questo, quella volontà di lottare per cambiare sempre in meglio io e mia moglie siamo riusciti a trasmetterla, fortunatamente, anche al nostro figlio Michele.