Le piccole manovre di Renzi
rischiano di affondare
una legge di civiltà

“Pd e M5S fanno un errore a non valorizzare il grande segnale arrivato da Andrea Ostellari. Il suo testo è vicino ad essere buono per un’intesa”. Queste le parole del capogruppo di Italia Viva in Senato, Davide Faraone, di fronte alle modifiche presentate dal presidente della Commissione giustizia del Senato. Ma cosa propone l’esponente della Lega? In breve, di smantellare il testo di legge approvato dalla Camera attraverso pesanti tagli che ne renderebbero impossibile l’approvazione. Nel dettaglio si tratta di una modifica radicale di tutti e sette gli articoli del disegno di legge approvato dalla Camera il 4 novembre scorso.

Identità di genere e transfobia

Il taglio più clamoroso è quello che riguarda l’”identità di genere”, parole cassate “ovunque ricorrano”. Per settimane tutti i renziani in coro, dalla ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti al sottosegretario agli Interni Ivan Scalfarotto, avevano ripetuto che sarebbe stato utile e indolore sostituire quell’espressione con il termine “transfobia”, presente nella proposta depositata a suo tempo dallo stesso Scalfarotto alla Camera. E che questa sostituzione sarebbe servita ad allargare i consensi anche alla Lega. Ed ecco, come assolutamente prevedibile, la risposta della Lega. Via l’identità di genere e niente transfobia. Le persone trans espulse dalla protezione prevista dalla legge, gettate in mare come zavorra, senza più alcuna tutela né scialuppe di salvataggio.

L’altra modifica importante è quella all’articolo 4, una formulazione condivisa alla Camera con i deputati cattolici per mettere al riparo da sanzioni penali, se mai ce ne fosse stato il bisogno, “la libera espressione di convincimenti ed opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte” purché, ovviamente , “non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Ostellari propone di cancellare l’ultimo periodo, stravolgendo il senso dell’articolo e un equilibrio faticosamente raggiunto.

I due tavoli di Renzi

Infine l’ultima scure si abbatte sulla Giornata contro l’omobitransfobia, già istituita nel 2004 dal parlamento europeo e celebrata da allora anche in Italia con un messaggio del Presidente della Repubblica. “La ricorrenza del 17 maggio è stata scelta, in ambito internazionale, per promuovere il contrasto alle discriminazioni, la lotta ai pregiudizi e la promozione della conoscenza riguardo a tutti quei fenomeni che, per mezzo dell’omofobia, della transfobia e della bifobia, perpetrano continue violazioni della dignità umana”. Così scriveva lo scorso anno Sergio Mattarella. Contrordine: il 17 maggio diventa “Giornata nazionale contro ogni discriminazione”, annacquando così in una formula indistinta il senso di quella ricorrenza, nata per celebrare la cancellazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità nel 1990. Via anche la previsione di attività nelle scuole in occasione della stessa ricorrenza.

Davvero Italia Viva ritiene che queste proposte possano avvicinare un’intesa? Ovviamente no. Né Renzi né i suoi colonnelli sono ingenui fino a questo punto. È evidente a tutti che la Lega un’intesa non la vuole e che punta solo a far saltare il tavolo. Ed è altrettanto evidente che è in corso l’ennesimo atto di pirateria politica da parte di Matteo Renzi, che pur di aprire un canale di confronto con la destra per essere determinante nella prossima elezione del Capo dello Stato non esita a sacrificare una norma di civiltà che avvicinerebbe l’Italia all’’Europa. Quell’Europa che, attraverso una lettera sottoscritta da diciassette capi di Stato e di governo, ha attaccato la legge discriminatoria contro le persone Lgbti voluta dal premier ungherese Orban, lo stesso con cui negli stessi giorni Matteo Salvini ha siglato la carta dei valori delle destre europee. A giocare su due tavoli così inconciliabili Renzi rischia di andarsi a schiantare. Intanto a schiantare rischia di mandare una legge attesa da 25 anni che era arrivata davvero a un passo dal traguardo. Il Paese sentitamente ringrazia.