Le paure dei piccoli
e quelle dei grandi
La paura accompagna la storia dell’uomo. Ci sono paure ataviche e paure nuove che si formano culturalmente, che sono il prodotto di una data società.
In “Mal di paura” (Edizioni Corsare), Chiara Ingrao e l’illustratrice Giulia Pintus raccontano le paure contemporanee dei bambini e degli adulti. C’è la piccola Alessia che teme il buio del corridoio che trasforma ogni ombra in un nemico e Gianna che teme più di ogni cosa i ragni. O Salvatore che ha talmente paura di aver paura che si trasforma in un piccolo bullo e Gino che si sente brutto e sgraziato. E poi ci sono le paure dei bambini immigrati, dei piccoli rom, di quelli che vivono tra due mondi: sono le ansie di essere cacciati dalle proprie case, di non essere accettati per il colore della propria pelle, di non essere capiti.
Gli adulti come Piercarlo sono, invece, ossessionati dalla paura dei furti e dalla sicurezza. Ogni fruscio può essere sospetto, e allora ecco, in un crescendo di misure “securitarie”, le porte blindate, i codici di accesso e ogni altra diavoleria che imprigiona anziché rendere liberi. Samantha è una madre apprensiva che chiude i figli in una gabbia dorata per evitare il rischio anche di una piccola sbucciatura. Un’altra madre sogna un mondo asettico, da sterilizzare al comando, dove non esistono batteri e microbi. E poi ci sono le paure, in realtà veri e propri odi, per gli straccioni o per gli immigrati.
Qual è la differenza tra le paure dei piccoli e quelle dei grandi? Che da piccoli le paure sono spesso proiezioni della crescita, di un percorso ad ostacoli per giungere a maturazione. Per gli adulti sono paura di ripiegamento, di chiusura, di autocondanna a una vita peggiore. I bambini – sembrano dirci le autrici – sono più esposti ma hanno anche maggiori risorse. Hanno ad esempio il dono di guardarsi negli occhi, riconoscersi e non sentirsi più soli. E possono, se ne hanno bisogno, immaginare o invocare un eroe o un’eroina che li salvi. La letteratura ne è piena – come ci racconta la rivista Liber nel suo ultimo numero dedicato proprio ai (super) protagonisti dell’immaginario. Eroi spesso ingenui ma determinati, che si scoprono tali per salvare se stessi e chi li circonda. Eroi che insegnano la resilienza, che divertono e rincuorano come ci ha dimostrato il successo planetario del maghetto Harry Potter.
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