Le leggi di Pillon
l’alfiere
del Medioevo dei diritti

Ma sì: “coso Pillon”. Non ce la fa proprio Emma Bonino a chiamarlo disegno di legge quell’assemblaggio di norme punitive per le donne e per i bambini. “L’unico pregio è che mi ha fatto ringiovanire di botto di mezzo secolo, mi ritrovo negli Anni ’70, a partire dal banalissimo ‘Io sono mia’…”. È vero, il “coso Pillon” è una vertigine, un incastro di atti punitivi per tutti coloro che intendono uscire dal sentierino del Mulino Bianco – vecchie pubblicità, sia ben inteso: la nuova coppia degli spot non è chiaro se è benedetta o di fatto…
La sintesi del disegno di legge è: non si può divorziare, se si divorzia si paga, e a pagare sono prima di tutto i minori e le mamme. Punto. Violenza e maltrattamenti in famiglia? Non pervenuti. La legge è uguale per tutti. Anche se l’Istat registra che il 51% delle separate ha subito violenza dal partner… Simone Pillon, del resto, si vanta di aver organizzato i “Family day”.

Sala Nassirya del Senato, il microfono corre tra i politici dei diversi schieramenti d’opposizione, donne e uomini, perché siamo a una stretta: le audizioni in Commissione giustizia sono quasi terminate, e il ddl Pillon – nonostante le proteste di piazza delle donne, le manifestazioni, le raccolte di firme – va avanti. È un deputato

La manifestazione contro il ddl Pillon a Roma lo scorso novembre

Pd a fare outing: “Non mi ero scaldato molto all’inizio, lo avevo preso per uno dei tanti testi di folclore legislativo che girano per il Parlamento. Invece mi sono dovuto rendere conto che è un tassello di un disegno per colpire al cuore la democrazia liberale, quella dei diritti civili e politici. Il messaggio è ‘Ci avete un po’ rotto, alla gente interessa sicurezza e qualche soldo in tasca’…”.

È Valeria Fedeli a introdurre, a raccontare cosa è successo in Commissione giustizia: esperti di tribunale, psicologi, costituzionalisti, ognuno per la sua parte, hanno registrato come ci sia un attacco esplicito a chi non ha la possibilità di esprimersi, i figli minori. “Questo disegno di legge, per tutti i punti di merito, non è emendabile”.

Non emendabile. Da cestinare e basta. È per questo che qui oggi si passano il microfono, si mettono davanti alle telecamere, tanti parlamentari. Perché non si rispettano le dinamiche familiari, non si rispettano i giudici. Si azzerano i diritti e basta.

Proviamo a riassumere: si parla di bi-genitorialità (e chi non è d’accordo?), ma qui significa che i figli delle coppie separate devono stare almeno 12 giorni con ognuno dei genitori. Pacchi postali, con doppio domicilio, doppia vita. Loro, i figli, le vittime principali, a cui il genitore economicamente più forte non dovrà più pagare gli alimenti (oggi, sempre dati Istat, l’assegno per i figli viene pagato – o almeno ordinato dai giudici – nel 71% dei casi). Se si considera che il 40% delle donne che si separano non ha un lavoro fuori casa e il rimanente 60% ha lavori più precari rispetto all’ex marito e un’alta percentuale di part time, la doppia vita dei minori sarà anche su una incredibile giostra economica. I magistrati non avranno più facoltà di decidere, caso per caso, cosa è più opportuno per il minore, con chi vivere, come. “Sottrae al giudice una materia delicata come il diritto di famiglia!” tuona Piero Grasso, “premierà il coniuge più forte e nega il gap economico tra uomo e donna”.

Per lasciarsi i coniugi devono andare dal mediatore familiare. A pagamento. Per obbligo e a pagamento (e passa in secondo piano il fatto che Simone Pillon di mestiere sia mediatore familiare, in odore almeno di conflitto di interessi). Oggi l’80% delle coppie si lascia di comune accordo, senza pagare nessuno.

E poi la PAS, quella che non esiste, il grande bluff a-scientifico dell’alienazione parentale, bocciata da tutti: psicologi, magistrati, esperti. Sono dieci anni che associazioni di padri separati cercano di introdurre l’idea – e la legge – che le mamme (magari con un marito violento e maltrattante) mettono i figli contro l’altro genitore, li “alienano”, appunto, dal papà. “Sono stereotipi, pregiudizi – dice ancora Grasso – si parte dall’idea che le donne accusino falsamente l’uomo di violenza, che usino i figli per un ricatto contro il marito”.

“Pillon non si nasconde, dice apertamente chi è: sostiene che esiste una lobby gay che punta al reclutamento omosessuale, vuole abolire il divorzio, vuole dare ingentissimi denari alle donne per non abortire e comunque avverte che impedirà loro di farlo”, dice Laura Boldrini: “Questo è un momento storico in cui vengono messe in discussione tutte le conquiste fatte, e non solo in Italia. Un’ondata sopra i diritti delle donne. La mobilitazione oggi è necessaria e indispensabile. Sfidiamoli sul loro campo. Andiamoci anche noi a Verona dove a fine marzo si troveranno tutti i movimenti pro-life, per prospettare un altro modello di vita che non guarda al Medioevo”.