Le donne e la fabbrica del futuro
per cambiare il lavoro, l’arte e la scienza
Ha indagato le donne del Risorgimento, quelle della Grande Guerra e poi quelle che hanno fatto la Repubblica e che sono state protagoniste del Sessantotto. Ora il collettivo Controparola, composto da intellettuali, giornaliste, scrittrici e nato per un’intuizione di Dacia Maraini nel 1992, guarda al futuro.
Le testimonianze e i racconti di “Donne al futuro” (editore il Mulino) ci raccontano, infatti, un presente che è già una finestra sul domani e, insieme, narrano di un protagonismo femminile forte, tenace, che incide in moltissimi campi.

La forza del presente
A introdurre il volume a più voci è Maria Serena Palieri che ci conduce nella “fabbrica del domani” dove le donne modificano la realtà non solo con il loro talento ma con la loro stessa presenza – non più titubante e discreta – ma che si afferma lungo frontiere talvolta di vera avanguardia. E’ il caso, ad esempio, di Francesca Bria, raccontata da Cristiana di San Marzano, immersa, con un approccio critico, Suor Rita Giaretta nelle nuove tecnologie e che lancia la sfida di un “umanesimo tecnologico”. Si tratta di una denuncia della presenza pervasiva delle grandi società dei big data ma, soprattutto, della rivendicazione o meglio della necessità di introdurre tra i diritti fondamentali, il diritto alla protezione dei dati personali distinto da quello altrettanto importante della tutela della privacy. Insieme ai diritti vi è poi la lotta per la costruzione di smart cities, città a misura di uomini e donne, di anziani e giovanissimi, e dove le nuove tecnologie possono aiutare a ripensare i luoghi del vivere comune.
Il fascino della galleria
Il fascino della galleria di ritratti di “Donne al futuro”, sta nella sua varietà. C’è suor Rita Giaretta, in un ritratto scritto da Dacia Maraini, che racconta la sua esperienza di accoglienza delle ragazze e delle donne costrette a prostituirsi. E ci sono le artiste che con il loro talento sovvertono i codici di mondi vasti e “maschili”. C’è il teatro di Emma Dante, anch’esso raccontato da Dacia Maraini, c’è la musica della compositrice e direttrice d’orchestra Silvia Colasanti nella narrazione di Linda Laura Sabbadini e c’è Alice Pasquini, in arte AliCè, raccontata da Paola Gaglianone. Si tratta di una street artist di fama mondiale che sui muri “dipinge le donne” e che si afferma in un mondo artistico relativamente nuovo, dirompente, protestatario, comunitario eppure patriarcale.
L’elenco di donne che guardano “al futuro” è lungo e le penne che le raccontano sono di assoluto valore, sensibili a ciò che si muove nella società. Non è un caso se il futuro a cui pensa il collettivo di Controparola veste anche i panni di Agitu Ideo Gudeta, raccontata da Francesca Sancin in “Cittadina del mondo”. Agitu è la donna etiope vissuta tra Italia ed Etiopia, e che ha lottato nel suo paese natale contro il land grabbing da parte delle multinazionali e per il recupero di terreni e tradizioni alimentari da noi. Poi la sua uccisione. Di lei ci resta il suo esempio di attivista e imprenditrice e l’amore che dichiarava per la vita racchiuso nella meraviglia di vedere ogni mattina “sorgere il sole”.
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