Le democrazie deboli
allevano dittature
Il 28 febbraio 1925 si spense a Berlino il socialdemocratico Ebert, divenuto presidente della repubblica sei anni prima. Apparve subito chiaro che non sarebbe stato facile per i partiti tedeschi trovare l’accordo sul nome del successore. Mancava una personalità che si imponesse su tutti gli altri per prestigio e qualità di statista e si avanzavano le più disparate candidature. Le prime votazioni, il 25 marzo, fallirono. Nessun candidato raggiunse il quorum necessario per l’elezione.
Per il secondo scrutinio, fissato al 26 aprile, i nazionalisti e i gruppi di destra decisero di sostenere l’ex comandante dell’esercito maresciallo Hindenburg, leggendario eroe della prima guerra mondiale. Hindenburg esitò qualche giorno, poi accettò. Hitler vide nella candidatura del vecchio maresciallo una rivincita dell’esercito contro i “criminali di novembre” (fallito putsch di Monaco) e spinse i nazisti ad appoggiarla. Hindenburg venne eletto.
Per i nazionalsocialsti era già una vittoria. La situazione politica, tuttavia, non poteva dirsi molto migliorata rispetto agli anni precedenti. Le elezioni del ’26 e del ’27 nei vari stati e nei consigli municipali della Turingia, della Sassonia, di Amburgo e di Brunswick diedero risultati assai modesti. In nessun caso i nazisti ottennero più di due o tre seggi. Il movimento era ancora ai margini della lotta parlamentare.
Dal punto di vista organizzativo, invece, Hitler ed i suoi collaboratori, soprattutto Strasser e Goebbels, che a Berlino si era dedicato con tutte le sue forze e con una propaganda martellante alla penetrazione tra gli operai, avevano fatto miracoli. Dal 19 al 21 agosto si tenne a Norimberga il secondo congresso nazionale del partito: dinanzi a Hitler, che indossò per la prima volta in pubblico la camicia bruna, sfilarono 20mila uomini inquadrati militarmente ed armati di tutto punto. Di fronte ad una così evidente provocazione né il governo di Berlino né quello locale osarono reagire.
Appena un mese dopo Hitler presiedette ad Amburgo un’adunata di contadini dello Schleswig-Holstein a cui presero parte oltre diecimila persone giunte da tutta la regione a bordo di pullman del partito. Neppure questa volta, malgrado la violenza dei discorsi, ci fu un intervento delle autorità. Il mito nazista dell’impunità e della violenza che fa legge segnò un altro punto a suo favore.
(Nicola Tranfaglia, “Da Monaco a Norimberga”, 1965)
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