L’antisemitismo spiegato
a un avvocato negazionista

Non solo negli ambienti ebraici si manifesta un certo allarme per il risorgere in Europa di un antisemitismo che a partire dal secondo dopoguerra era piuttosto sopito. Nelle popolazioni tropo vivo era l’orrore per la sua conseguenza estrema, il tentativo in parte riuscito di eliminare un intero popolo nel civilissimo vecchio continente.

Porto la mia testimonianza

Questo freno inibitorio, dopo un paio di generazioni, appare allentato. Nel recente articolo sul Corriere di Paolo Mieli si documenta quanto sia infarcito di antisemitismo un partito progressista storico come il Labour britannico. Dove la legittima critica alla politica del governo israeliano si colora con una forte tinta antiebraica.

Si è già scritto in materia, non intendo farne un resoconto. Voglio solo portare una testimonianza personale, che mi è tornata in mente imperiosamente queste settimane, dopo l’affronto di alcune istituzioni comunali a Liliana Segre.

Tempo fa per motivi di lavoro ho frequentato in quanto giornalista uno stimato professionista di cui celo l’identità, diciamo per esemplificare: un avvocato milanese. Insomma una persona che svolge un lavoro intellettuale, con un curriculum di tutto rispetto a partire dal liceo in un istituto molto prestigioso, con buone letture eccetera. Una persona di sicuro non militante dell’estrema destra. Delusa dalla politica.

Se gli ebrei diventano”corresponsabili”

Ebbene, si parlava della giornata della memoria e con mia sorpresa ebbe parole di disprezzo, come parlasse dell’ultima trovata degli ebrei per far quattrini. “Non ha senso rievocare una cosa di settant’anni fa sepolta in un angolo della storia”.

“Del resto – aggiunse – gli ebrei sono corresponsabili di quanto a loro è accaduto, perché vivono in comunità chiuse e controllano la finanza mondiale”. Ovvero, chi vive in clausura come certi ordini religiosi, oppure è alla testa di una grossa banca, deve aspettarsi conseguenze simili allo sterminio di massa.

Esterrefatto, gli proposi di leggere un recente libro di Siegmund Ginsberg, “Sindrome 1933”, in cui lo studioso conduce una meticolosa ricostruzione della scalata al potere del nazismo in Germania. “Ma l’autore è ebreo?” Alla risposta affermativa disse testualmente: “Allora non mi interessa, non lo leggerò mai perché è di parte. Leggerei solo l’analisi di un soggetto terzo, che non sia né a favore né contro gli ebrei”. In termini logici c’è un retro pensiero in questa sedicente equidistanza: certamente i nazifascisti avevano qualche buona ragione per sterminare gli ebrei, e solo un osservatore terzo, “oggettivo” potrebbe coglierla. Inciso: con la censura allo scrittore ebreo “di parte” sull’olocausto, si spazza via una buona parte della letteratura mondiale, da Primo Levi ad Anna Frank, Hannah Arendt, Isaac Singer e via leggendo.

La spia di un clima pericoloso

Che nella Repubblica italiana gli istinti antisemiti alberghino ancora in persone poco attrezzate culturalmente c’è da aspettarselo. Qui la vera notizia è che se ne facciano vanto fino all’assurdo persone istruite, espressione di quel tessuto di classe media acculturata che si colloca tra il popolo e il potere politico. Quello descritto, veramente accaduto, potrebbe essere un caso isolato, ma è comunque una spia rossa, un micro ictus della ragione.

Ecco, questa “banalità del male” che ritorna affacciandosi anche nelle classi superiori deve preoccupare tutti, non solo gli ebrei. Certo, è improbabile che in Europa qualcuno stia progettando forni crematori per gli odiati juden, il cui contesto di allora era una sanguinosa guerra generale.

Ma con il razzismo nel cuore si uccidono gli anticorpi democratici, si diventa succubi del potere al quale si dà via libera per qualunque operazione. I miei genitori ebrei tedeschi conservavano un ritaglio di giornale con l’immagine della tipica famiglia borghese nella Germania degli anni Venti: il padre al pianoforte, la mamma al violoncello e i figli alla viola e al violino dopo cena si dilettavano con un quartetto di Beethoven. Ebbene, diceva mio padre, qualche anno dopo nessuno di questi avrebbe mosso un dito mentre i nazisti trascinavano su di un camion militare tutta la famiglia del professore di matematica dei loro figli, un ebreo che abitava nello stesso pianerottolo.