L’amica geniale come Game of thrones
e già si pensa al sequel in 8 puntate

Sono diventate adolescenti Elena Greco e Raffaella Cerullo, Lenù e Lila, sotto lo sguardo attento e appassionato di oltre sette milioni di telespettatori che ormai il martedì sera da subito si sono abituati a sintonizzarsi su RaiUno per seguire le avventure, le sofferenze, le speranze e le delusioni, delle due ragazze uscite dalla penna di Elena Ferrante. Affascinati anche dal mondo delle due protagoniste, da Napoli, la città che condiziona e rappresenta le due ragazze, che farà da sfondo a sessant’anni di amicizia e di rancori, di contrapposizioni e di avventure comuni. L’una all’ombra dell’altra e viceversa. Alla pari. Nonostante l’apparente supremazia di Lila su Elena. Impegnate in una gara alla conquista della vita ognuna a modo suo che non terminerà neanche negli ultimi metri prima del traguardo finale.

Il 30 per cento di share è il dato di un successo. Ormai acquisito. Incontestabile. Tant’è che la produzione ha deciso di mettere già in cantiere otto nuove puntate basate sul secondo volume della quadrilogia di Ferrante. Dopo “L’amica geniale” sarà messa in lavorazione la trasposizione di “Storia del nuovo cognome”. Della serie che sta andando in onda restano da vedere quattro episodi divisi in due puntate.

Margherita Mazzucco e Gaia Girace sono subentrate nei ruoli di Lenù e Lila splendidamente interpretati da Elisa Del Genio e Ludovica Nasti. Un passaggio di testimone difficile date le capacità delle due piccole protagoniste di entrare con una straordinaria bravura nei panni di due bambine nate nel ’44 e destinate dalla sorte a vivere in un quartiere periferico di una città difficile qual è Napoli, ma capace di trasmettere tutta la forza necessaria per lasciarlo quel quartiere pur percorrendo strade diverse. Ma anche di tornarci e poi lasciarlo ancora. Per cercare sempre la propria strada. Per andare oltre un orizzonte che sembrava un limite ed invece si dimostrerà essere la spinta verso un destino diverso da quello immaginabile tra palazzi popolari e, appena costruiti, già fatiscenti da cui il mare non si vedrà mai. Si sa che c’è, oltre il tunnel. Un luogo di libertà da conquistare. Un simbolo.

Come lo sono le scarpe morbide che Lila, la figlia dello “scarparo”, si ingegna a fabbricare per conquistare la sua libertà. Come lo sono i libri attraverso cui Lenù potrà conquistare il suo di mondo arrivando a frequentare il liceo aiutata dalla splendida maestra Oliviero a cui era stato chiaro fin dall’inizio che il futuro non può che passare per le pagine scritte nei secoli da studiare con il massimo dell’attenzione. Anche di nascosto come fa Lila cui la famiglia non consente di continuare a studiare ma che si toglie il gusto di imparare il greco prima dell’amica liceale.

Come lo è la contrapposizione tra le diverse classi sociali che si contendono gli spazi del quartiere. I ricchi che lo sono diventati con la borsa nera e dalla guerra hanno tratto solo benefici e i poveri dignitosi, quelli che lavorano e non ce la fanno a mandare i figli a scuola. Il camorrista che comanda e quelli che si battono per la dignità loro e degli altri. I comunisti. Gli uni contrapposti agli altri in una battaglia in cui fuochi d’artificio splendidi salutano il nuovo anno. E chi non accetta di perdere spara.

La critica internazionale è stata unanime nel giudizio positivo del lavoro di Saverio Costanzo e di tutti quanti hanno contribuito ad un indiscutibile successo. Negli Stati Uniti (Hbo è tra i produttori assieme a Raifiction e Timvision) la serie è stata trasmessa con una settimana d’anticipo rispetto all’Italia. La Cnn ha parlato del “racconto di un mondo a volte doloroso, a volte commovente ma sempre bellissimo”. Per il Wall Street Journal si è trattato di “un risultato sorprendente” mentre il Time ha definito il film “tutto quello che l’adattamento di un grande libro dovrebbe essere”. Il New York Times ha paragonato la serie a Game of Thrones, che per gli americani è inarrivabile.