Nessuno voleva restare nell’inferno in cui avevamo vissuto per anni, anche a costo di rimetterci la vita. Ricordo che non c’era un centimetro per muoversi. Non si respirava. 11 ore senza mangiare e senza bere. La gente si faceva i bisogni addosso. C’era un odore terribile… Lo rifarei? Non lo so… So che eravamo stati violentati nell’anima, nella dignità, nella nostra stessa identità. È vero che non avevamo mai viaggiato e visto cosa ci fosse fuori dall’Albania, ma nel cuore sapevamo tutti che fuori doveva esserci per forza qualcosa di meglio. La dittatura ti porta via l’anima: questo lo avevamo sperimentato tutti.
Ervehe Lala, una dei 20.000 della nave Vlora salpata l’8 agosto 1991
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