Lagarde: dalla BCE
Quantitative Easing
come se piovesse
E per il MES tassi negativi

Chi se lo ricorda il brutto giorno in cui Christine Lagarde, mentre il Coronavirus cominciava a terrorizzare l’Europa, disse che il problema dello spread non era questione di competenza della BCE? Allora parve che con la voce di quella signora l’Europa ammettesse il proprio fallimento per la gioia di tutti i sovranisti, quelli europei e quelli d’oltre Oceano.

Bene, ieri la stessa Christine, con lo stesso aplomb, la stessa cortesia verso i giornalisti, lo stesso perfetto inglese e forse lo stesso tailleur (o comunque uno simile) è scesa nella sala-conferenze dell’Eurotower per annunciare che il direttivo della Banca aveva appena approvato un piano che prevede l’aggiunta di altri 600 miliardi di euro ai 750 già stanziati a sostegno del piano di acquisti di titoli di stato noto al mondo come Quantitative Easing, l’invenzione geniale con cui Mario Draghi aveva già salvato l’Unione dai contraccolpi micidiali della crisi del debito. Il termine temporale del programma, inoltre, viene spostato dalla fine di quest’anno alla fine del 2021. E non basta, perché la direttrice della BCE ha anche aggiunto che in ogni caso, anche in futuro, misure di sostegno verranno varate a Francoforte “ogni volta che ce ne sarà bisogno” e considerando le necessità più urgenti. Musica per le orecchie dei governi nazionali, soprattutto di quello italiano. L’istituzione che venne considerata a suo tempo come il cane da guardia dell’inflazione (la definizione è tedesca ma il concetto era condiviso più o meno da tutti) si è trasformata in una macchina per la produzione di soldi e le cifre dànno la misura dei cambiamenti avvenuti nel giro di poche settimane.

Triliardi

Non è necessario rifare l’elenco di tutte le armi che le istituzioni europee hanno messo in campo nelle ultime settimane. A restare nella metafora guerresca, si tratta di una potenza di fuoco da calcolare in triliardi, ovvero migliaia di miliardi. C’è un problema, però, ed è quello dei tempi. I soldi debbono arrivare presto e se per le operazioni di acquisti di titoli del QE non ci sono troppi problemi, ce ne sono invece, per il Recovery Fund, quello che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha voluto ribattezzare Next Generation EU a sottolinearne lo spirito di misura per i giovani e il loro futuro. I tecnici della Commissione stanno lavorando sulla fattibilità giuridica del cosiddetto “ponte” che dovrebbe permettere di anticipare le erogazioni già entro quest’ anno, con un anticipo ricavato dal bilancio annuale in attesa di quello pluriennale 2021-2027, come chiedono pressantemente gli italiani, gli spagnoli e anche i francesi.

Vedremo se ci si riuscirà. Intanto, però, una novità è arrivata dal MES, il cui direttore, il tedesco Klaus Redling, ha fatto sapere, ieri, che i tassi delle quote di prestiti che gli stati avrebbero la possibilità di chiedere potrebbero essere addirittura negativi. Chiedere il prestito diventerebbe così una specie di investimento, un po’ come accade da qualche tempo con alcuni dei titoli emessi in Germania.

Un argomento in più per chi insiste sulla convenienza, per l’Italia, ad accedere al prestito di 36 o 37 miliardi di euro da impiegare per le spese relative alla sanità sul quale a Roma e dintorni è accesso uno scontro per certi versi davvero incomprensibile. La mossa di Regling potrebbe facilitare un sì dell’Italia verso il quale molti segnali paiono indicare che il governo Conte si starebbe orientando. L’ultimo è la sospensione da parte dei 5stelle degli europarlamentari che a suo tempo a Strasburgo invece di astenersi come era l’ordine di scuderia votarono contro il pacchetto delle misure europee proprio perché conteneva il MES.