L’abolizione della protezione speciale spingerebbe nell’illegalità migliaia di immigrati

Oggi 18 aprile inizia al Senato la discussione per la conversione del Decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20, recante Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare, che sta suscitando perplessità, indignazione e preoccupazione sia tra gli addetti ai lavori (politici, associazioni, studiosi, operatori sociali) sia tra rappresentanti di istituzioni e amministrazioni locali che con il tema dell’immigrazione si confrontano ogni giorno per creare e mantenere la convivenza all’interno delle comunità che vivono sul territorio.

Il problema non è rappresentato dalle disposizioni in materia di flussi di ingresso, sebbene siano considerati esigui dalle organizzazioni imprenditoriali di ogni settore, ma dalle norme che, per l’ennesima volta, aggrediscono il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo, smantellando un patrimonio di esperienze maturato capillarmente a livello comunale su tutto il territorio nazionale, mettendo in crisi un clima culturale favorevole all’immigrazione, al riconoscimento dell’altro, al confronto e al dialogo.

Ma soprattutto, ciò che è più grave, aboliscono norme, come la protezione speciale, che garantiscono la presenza legale sul territorio di migliaia di persone provenienti da altri paesi, nei quali non possono ritornare sia per motivi legati all’incolumità personale, sia per ragioni legate alla tutela della vita personale e famigliare.

Si vuole minare un diritto fondamentale

La protezione speciale è una norma molto complessa, che insieme alla tutela dei richiedenti asilo secondo il trattato di Dublino, e alla tutela sussidiaria, sempre prevista da norme europee ratificate dal Parlamento italiano, costituisce il blocco di norme a tutela dei diritti fondamentali, quali la vita, la difesa dalle torture e da trattamenti disumani e degradanti, delle persone presenti nel Paese provenienti dall’estero.

Come tutte queste norme la protezione speciale si basa su principi fondamentali sanciti dalla Costituzione (art.2 e art.10) secondo i quali la Repubblica garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo che nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e hanno diritto all’asilo tutti coloro ai quali è precluso l’esercizio delle libertà fondamentali nei loro paesi. Principi ripresi da alcune leggi ordinarie, a partire dalla Legge Martelli come enunciazione di principio, ma espressi in forma più esplicita dal d.lgs.286/98 \(Turco Napolitano) che “ha espressamente introdotto una clausola generale di salvaguardia del diritto al soggiorno, imponendo al potere pubblico di derogare alle regole ordinarie in presenza di obblighi internazionali o costituzionali o a fronte di serie ragioni di carattere umanitario. Si tratta dell’art.5, comma 6 che consentiva il rilascio del permesso di soggiorno, espressamente denominato dal 2004 per ‘protezione umanitaria’ (Nazzarena Zorzella).

La norma funziona e protegge i soggetti più a rischio

Una norma importante che rimanda alle autorità competenti l’individuazione delle condizioni in base alle quali applicare la protezione umanitaria, una norma capace di cogliere le problematiche che l’evoluzione della situazione geopolitica, delle crisi climatiche, dei conflitti e delle guerre fanno emergere e costringono le persone ad emigrare e a cercare una possibilità di vita altrove. Una norma che nel tempo ha consentito di estendere il principio di protezione alle vittime della tratta, alle vittime di sfruttamento sul lavoro, alle vittime di discriminazione in base al sesso e all’orientamento sessuale. Ma anche una norma importante che, nella sua evoluzione, ha consentito a migliaia di persone presenti sul territorio a vario titolo, che avendo perso i requisiti in base ai quali avevano un permesso di soggiorno, hanno potuto salvaguardare il loro percorso di ricostruzione di una nuova vita, dimostrando di essere integrati sul territorio, di avere un lavoro o una famiglia.

Nell’ultimo Rapporto Ismu vi è un grafico che visibilmente testimonia come questa norma funzioni, coprendo, nei vari anni, ad eccezione dei due anni in cui è stata depotenziata dai decreti sicurezza, intorno al 20% dei permessi dell’area asilo.

Non si capisce quindi la ragione per la quale si tende ad abolire una norma che consente percorsi di legalità, di accesso al lavoro e ai servizi, di partecipazione alla vita della collettività di contribuire alle casse dello Stato.

E’ notizia proprio di questi giorni del Mef che più immigrazione porta ad una riduzione del debito pubblico, mentre una riduzione porta al suo aumento. Un provvedimento che va contro gli stessi interessi, in questo caso economici, che il governo dice di voler difendere.

Viene messa a rischio anche la sicurezza dei cittadini

Un provvedimento che contrasta anche con l’obiettivo sicurezza dei cittadini e delle città, tanto sbandierato, di cui i primi a subirne le conseguenze sono tutte le persone che potenzialmente potrebbero averne diritto. E non si illuda il Governo di poter effettuare respingimenti ed espulsioni a suo piacimento, pensando così di fermare gli arrivi via mare, senza aver prima verificato tutte le possibilità per il rispetto dei diritti fondamentali delle persone che si affacciano alle nostre frontiere. Ci sono norme europee e trattati internazionali, oltre alla Costituzione italiana, alle quali siamo vincolati, che abbiamo sottoscritto perché rispecchiano i nostri valori, di Paese democratico, fondato sulla libertà, il rispetto della dignità della persona, il diritto alla vita. Gli organismi internazionali e gli altri Paesi democratici ci osservano.

Io penso invece che, se si vuole fare qualcosa per questo Paese, bisogna rafforzare lo stato di diritto di chi viene da altri paesi, ampliare i margini di legalità, valorizzare l’apporto culturale ed economico di chi arriva in Italia e di chi qui vive o vi è nato, favorire il dialogo, il rispetto e la convivenza tra persone diverse.

Proprio perchè ci credo fermamente, la Fondazione Nilde Iotti www.fondazionenildeiotti.it che io presiedo, ha organizzato per il prossimo 28 e 29 aprile a Roma una Conferenza su “L’Italia della Convivenza” nel corso della quale Amministratori, Associazioni, cittadini italiani e di origine straniera, professori si confrontano per individuare le modalità e le strategie per vivere insieme. Ci sono già tante esperienze a livello locale che vogliamo far conoscere e magari replicare altrove. Questa è l’Italia che vogliamo.