La verità è che hanno
paura delle donne
e dei loro diritti

Più in uso nel passato, l’arrivo del l’arrotino in città e nei paesi e la frase che, simile ad uno slogan, lo precedeva, rievoca lo sfaccendare femminile per casa, il focolare come unico spazio possibile di realizzazione, in un’alternanza di solitudine e caoticità ; la voce tuonante del l’arrotino che passa per strada su un carretto, e si rivolge alle casalinghe. “Donne, è arrivato l’arrotino” risuona come uno scuotimento, la “novità” per donne operose in attesa del loro uomo, frase se vogliamo anche lievemente ambigua, una sorta di “rianimazione” domestica.

Parafrasando ironicamente in riferimento al congresso di Verona e relativi congressisti, oggi, si potrebbe sottolineare il tentativo di un ritorno all’ arretratezza, ad un periodo troppo lontano, senza nulla togliere al mestiere di arrotino tuttavia ormai desueto. “Donne” – ma aggiungerei – “ Uomini” – attenzione, “è in arrivo una ventata preistorica.”
Del resto era annunciato, perché meravigliarsi. Le donne, come i migranti, gli omosessuali, i meridionali, i malati di mente, gli handicappati rientrano, da sempre, nella classe delle “minoranze”. Ora è il loro turno. Tocca a loro, alle donne.

Il tentativo di alienazione, custodito accuratamente e anestetizzato durante gli anni delle lotte civili e del raggiungimento dei relativi diritti, si fa coraggio, ora che i governanti sfoggiano divise al posto di abiti borghesi, segno peraltro di grave insicurezza, e vien fuori, allo scoperto, con voce ardita e arrogante, tipica delle meschinità. Sotto questa tenace condanna si nascondono verosimilmente sentimenti invidiosi verso il femminino, ma anche la paura e l’insicurezza che questi può suscitare quando è idealizzato. Sentimenti che, consci o inconsci che siano, hanno posto in essere atteggiamenti maschili frutto di proiezioni del terrore che può suscitare il potere attribuito alle donne. Il mistero del femminino provoca nell’uomo un affascinamento che può essere temuto e perciò dar vita ad atteggiamenti mentali di difesa. In passato considerare la donna “strega” o “buttana” non era che frutto di proiezioni sulla donna di paure ancestrali o desideri sessuali, non solo dell’uomo ma di tutta la società.

Ormai, che piaccia o no, le donne sono andate avanti, e anche gli uomini sono avanti. La società intera non può fermarsi, tornare indietro, non può più prescindere da ruoli,  maschili e femminili, che si sono ormai contestualizzati in forza delle battaglie civili portate avanti in questi anni, del buon senso e di una fisiologica evoluzione. Certi diritti acquisiti sono irrevocabili, inestinguibili e hanno prodotto un avanzamento culturale che si è stratificato. Le conquiste civili sono una realtà, ormai una certezza incrollabile. Sono entrate nella testa delle persone tanto che non ci si pensa neanche più, sono cose abituali e imprescindibili dal concepire una vita senza.

Provate a dire a una ragazza di 20 anni che dovrà restare a casa a stirare piuttosto che fare l’inviata speciale, chiedete ad un uomo di qualunque fascia sociale se concepirebbe più una famiglia monoreddito. A una coppia omosessuale che non potrà programmare il loro matrimonio e avere, se lo desiderano, la possibilità di allevare dei figli, ad una coppia sterile di poter procreare, ecc. ecc.

Su, bisogna farsene una ragione. Il congresso di Verona, alla fine, raccoglie il grido sguaiato e volgare di una massa residuale, di menti invidiose e grette. Lasciamoli stare nelle loro masturbazioni sub-intellettuali. Ciò che dicono è datato, “anziano” senza il privilegio dell’antichità, direi anacronistico. Un convegno ingenuo nella sua prospettiva di muovere le coscienze, produrre cambiamenti. Quali?!? È impossibile indietreggiare, oggi, piuttosto bisogna andare avanti per consolidare conoscenze ancora acerbe per es sul tema del transessualismo e della procreazione assistita. Non facciamoci distogliere da quello che, ad essere gentile, definirei un ronzio passeggero, ma che in verità, con franchezza e semplicità potrebbe definirsi un coro di “fessacchiotti”.