Niente sicurezza a scuola: metà degli edifici non è a norma ma si investe poco
E dunque un altro anno scolastico è cominciato. Ma in quali condizioni? Non parliamo, una volta tanto, del trattamento degli insegnanti e neppure dell’abbandono di tanti studenti prima della conclusione del ciclo di studi obbligatorio. Parliamo invece della sicurezza degli edifici, tra crolli dei tetti, locali fatiscenti, assenza di manutenzione, minacce di incendi, di terremoti, di devastazioni idrogeologiche
Non è allarmismo
Allora: oltre la metà dei quarantamila edifici scolastici attivi in Italia è priva sia del certificato di agibilità e abitabilità e del certificato di prevenzione incendi.
Non è allarmismo: sono dati ufficiali dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica in Italia, dai quali risulta che su 40.141 plessi, più della metà (oltre 22mila) sono stati costruiti prima del 1970 (ma anche prima del secolo scorso…). Di questi ben il 59,5% non è in regola per la prevenzione incendi (scale esterne, estintori, porte ignifughe, ecc.), e il 53,8 non ha la certificazione di agibilità e abitabilità.
Ora, la legge di bilancio in corso (la n. 145 del 2018) ha previsto l’attribuzione alle province delle regioni a statuto ordinario di un contributo per il finanziamento di piani di sicurezza finalizzato, tra l’altro, alla manutenzione delle scuole.
Poi con un decreto legge convertito in legge quest’anno è stata prevista l’adozione di un piano straordinario per l’adeguamento della normativa antincendio rinviando alla fine del 2021 il termine per l’adeguamento.
L’inghippo
Ma qui l’inghippo. Secondo dati dell’Anci (cioè dell’associazione dei comuni) l’ammontare complessivo delle 6.300 richieste pervenute dagli enti locali a seguito dai bandi regionali per i mutui Bei 2018-2020 è di circa 10 miliardi di euro. Un fabbisogno molto superiore alle risorse disponibili: un miliardo e 700 milioni!
Un campione molto significativo della situazione nazionale è fornito dai dati dell’Agenzia di tutela della Salute di Bergamo che da quindici anni svolge controlli accurati su quattro aspetti specifici sulla sicurezza degli edifici scolastici, pubblici e privati: sicurezza sul lavoro, igiene, impianti elettrici e impianti termici.
Attenzione: parliamo di un’area relativamente ricca, neppure lontanamente paragonabile a zone sottosviluppate come la Sicilia interna o la Calabria montana, di cui parleremo tra un istante.
Ebbene, su 690 scuole della provincia di Bergamo, 669 non sono state realizzate secondo norme antisismiche (la normativa di riferimento risale al 1974, e la gran parte delle scuole risale ad epoca antecedente). Discorso analogo vale per il certificato di agibilità, che nasce nel 1934: ne sono privi 402 edifici. E 169 non hanno il certificato di collaudo statico, 392 non sono in regola con la prevenzione incendi, in 79 manca il certificato di valutazione rischi e il 57 è assente il piano di emergenza. Bene, anzi male: lo stanziamento straordinario per l’edilizia scolastica della bergamasca è pari a 25 milioni di euro…
Un rapporto desolante
E al Sud? Due nuovi rapporti di ricerca concordano nel calcolare che in Italia sono circa 21mila le scuole ad mentre altre 3.500 sono state costruite in zone ad “elevato rischio idrogeologico”, la gran parte delle quali si trova in Sicilia, Campania e Calabria.
Prendiamo la Sicilia, dove l’associazione che riunisce gli amministratori locali dell’isola ha appena denunciato che le scuole dotate di certificazione antincendio sono appena il 14%, ma si dovrebbe dire meglio: solo il 4% è davvero in regola dal momento che il resto è munito solo di nulla osta provvisori.
Anche qui, allarmismo strumentale? Tutt’altro: il dato è confermato dall’assessorato regionale per la pubblica istruzione che, in un rapporto desolante, fornisce altri dati preoccupanti. Intanto, che oltre la metà delle scuole siciliane (esattamente il 56,2%) è privo di certificati di collaudo, e che il 65,6% non è adeguato alle normative antisismiche mentre l’85% degli edifici ricade in zone sismiche di secondo grado.
Se poi si considera che quasi la metà degli edifici (il 45,8%) risulta costruito, e quasi mai rinnovato, tra il 1946 e il 1975, si avrà un quadro dei pericoli oggettivi in cui tanta parte dei ragazzi siciliani sono costretti a studiare.
Sarebbe facile (e non demagogico) sottolineare l’inerzia dei poteri pubblici centrali. Ma c’è un capitolo della famigerata invenzione legislativa della “Buona scuola” che oggi, di fronte a queste cifre, vale la pena di segnalare proprio qui. Si tratta della parte dedicata al “bando per le scuole innovative”.
A questo proposito la legge prevede lo stanziamento di 300 milioni – troppo pochi – per la costruzione di 60 scuole (“almeno una in ciascuna regione”), altamente innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico. Scuole “green” e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento digitale.
Ciliegina sulla torta
Di più, viene creato (chi ne fa parte? è già costituito?) un Osservatorio presso il ministero dell’Istruzione che “coordinerà strategie e risorse per gli interventi” e promuoverà “la cultura della sicurezza”. E’ previsto un investimento di ulteriori 200 milioni (troppo pochi anche questi) per mutui destinati alla costruzione e la ristrutturazione delle scuole. Si promette inoltre il recupero di risorse precedentemente non spese da investire nella sicurezza degli edifici malconci. Sono stati stanziati infine 40 milioni per finanziare circa 6.000 “indagini diagnostiche sui controsoffitti degli istituti scolastici”.
Ciliegina sulla torta: viene istituita una Giornata nazionale per la sicurezza delle scuole. Uno sberleffo.
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