Occupy Nazareno:
l’eclissi dei giovani
e la crisi del Pd

L’ultimo post sui social del movimento “Occupy Pd” è datato 23 novembre 2013. Un gruppo di giovani militanti del Partito democratico si riunisce per protestare contro il ministro Cancellieri (all’epoca oggetto di una mozione di sfiducia) e ne pubblicizza l’incontro. Poi più nulla.

2013: la rivolta dei giovani

Il 2013 è un anno difficile per il Partito democratico, il momento del “siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. Una non vittoria con i cui voti si governa fino alla débâcle del 2018, esprimendo tre Presidenti del Consiglio dei Ministri e un Vicepresidente della Commissione europea. La diciassettesima legislatura si apre con il tradimento dei 101 che non votano per Romano Prodi come Presidente della Repubblica, cui seguono le dimissioni del Segretario Bersani e le larghe intese con il Pdl di Berlusconi, nemico numero uno della campagna elettorale. Occupy Pd nasce sulla base di questi elementi e si costituisce come un raggruppamento interno al partito, per lo più guidato da giovani che, in modo spontaneo, si riuniscono per lanciare un messaggio di protesta contro i propri leader. Desiderano il reset delle classi dirigenti locali e nazionali e chiedono chiarezza sui tempi del governo Letta-Alfano, perché non condividono l’alleanza e vorrebbero che duri il meno possibile. I ragazzi dem, che avevano già occupato alcune sezioni del partito su tutto il territorio nazionale, si presentano in primavera alla Fiera di Roma, dove il Pd aveva convocato una riunione drammatica per affrontare il tema delle dimissioni di Bersani. Trovano alcuni dei delegati interni, Pippo Civati e Laura Puppato su tutti, pronti ad accogliere le loro contestazioni e per qualcuno è la rivolta pacifica, interna, che si attendeva da tempo. Una frattura tra le logiche correntizie della vecchia partitocrazia e la generazione più giovane cresciuta all’ombra del mito dell’Ulivo. Un pezzo del partito che si ribella a sé stesso per non essere stato in grado di affrontare, unito e compatto, un momento di crisi come quello del post governo tecnico. Questo è quello che si dice in quei giorni.

Occupy Pd dura pochi mesi. Elly Schlein, una delle sue organizzatrici, farà strada diventando prima parlamentare europea e poi Vicepresidente della regione Emila-Romagna, stracciando la tessera di partito nel 2015. Pippo Civati fonderà “Possibile”, di cui la stessa Schlein farà parte, ma perderà il suo seggio da deputato nel 2018. Anche Laura Puppato non verrà più rieletta. In compenso si faranno le primarie aperte, che saranno vinte da Matteo Renzi sulla base del principio della rottamazione, col risultato di perdere milioni di voti, iscritti e sancire due scissioni nel giro di due anni (2017 e 2019). Si continuerà a governare con Alfano, ma si aggiungerà anche Denis Verdini, che pochi anni dopo finirà nel carcere di Rebibbia per via di una condanna definitiva in Cassazione a sei anni e mezzo. Non proprio un bel bilancio.

Occupy Nazareno

In questi giorni molte cose sembrano simili. Zingaretti, come Bersani, si dimette perché dilaniato dalle lotte interne dopo una serie di scelte difficili. Il Pd è costretto a governare con la destra e non si sa ancora come sceglierà di reagire l’Assemblea Nazionale a questo terremoto. Anche oggi, come allora, tra i nomi dei possibili reggenti circolano quelli di Anna Finocchiaro e Piero Fassino. E c’è persino un nuovo “occupy Nazareno”, uno slogan lanciato da Mattia Santori, il front man delle Sardine, che si è presentato con altri cinque amici alla sede nazionale del Partito lo scorso sabato, come segno di risposta alla crisi dem, che inevitabilmente coinvolge tutta l’area progressista. I ragazzi sono stati accolti dalla Presidente Pd Valentina Cuppi e hanno discusso per circa tre ore.

Ogni iniziativa politica è lodevole, ma quelle di questo genere, che hanno un valore spesso simbolico e limitato a qualche giorno, rischiano di cadere nel vuoto. Il nodo cruciale che l’azione delle sardine rimarca è che i giovani che guardano con interesse alla politica, che ambiscono a dare il proprio contributo, non hanno un luogo per poterlo fare. Santori, che non è iscritto a nessun partito, si è sentito in dovere di reagire nei confronti della crisi di un campo che, sostiene, è diviso in tre strati: quello della militanza commovente, quello della metamorfosi propagandistica della campagna elettorale e quello della classe dirigente incapace di creatività. Santori, però, non è un militante del Pd. Eppure pone un tema che riguarda tutti i giovani, anche quelli direttamente iscritti al partito. Qual è, per esempio, la posizione ufficiale dei Giovani Democratici? L’ultimo comunicato, pubblicato sulla pagina facebook dei ragazzi del Pd, risale al 10 agosto 2020, scritto al termine della battaglia per la Segreteria nazionale, dove si annuncia di non essere in grado di produrre un risultato certo sulle consultazioni interne. Niente Segreteria nazionale. Niente discussione pubblica sulle questioni dirompenti degli ultimi sette mesi. Niente piattaforma politica che consenta concretamente a una ragazza, o a un ragazzo, di affacciarsi su quello che resta pur sempre il fratello maggiore del centro-sinistra italiano.

Ridiscutere tutto

“Tale padre, tale figlio”, dirà qualcuno. Se la classe dirigente adulta è preda delle lotte interne, figuriamoci i loro ragazzi! Eppure il problema è sempre quello: serve una piattaforma in cui ridiscutere tutto, dai contenuti a come si sta insieme dentro la medesima comunità. Serve un posto largo, plurale, dove discutere di idealità, di passioni laiche e nel quale confrontarsi ogni giorno. La soluzione non può essere una nuova Fgci, perché fare politica con l’animo rivolto al passato non serve a nulla. Però i giovani, tesserati e non, hanno bisogno di qualcuno che li riconosca come soggetto imprescindibile per il rinnovamento della società; che li ascolti con la giusta fiducia e che consenta loro di discutere, anche scontrandosi, non su cariche politiche, ma sulle visioni diverse della realtà di cui sono portatori. In fin dei conti era quello che chiedeva anche il gruppo di “Occupy Pd”.
Quasi dieci anni fa.