La Rai sovranista fa fatica a nominare il nuovo amministratore delegato. Ma si libera di Fazio

Per prima cosa c’era da nominare il capo. Dopo l’addio anticipato di Carlo Fuortes, incalzato dalla voglia della destra di appropriarsi del servizio pubblico dato che nell’azienda di riferimento non ha mai contato nulla e il padrone è stato sempre uno, il copione è stato rispettato. E Roberto Sergio, manager della tv di stato dal 2004, politico di lungo corso, è stato nominato, come previsto da giorni, amministratore delegato della Rai, anche se per arrivare al risultato si è dovuta scomodare anche la presidente, Marinella Soldi, il cui ruolo sarebbe di garanzia ma il cui voto vale doppio in caso di parità tra i consiglieri. E lei ha votato per mettere al sicuro un cda spaccato.

Sergio amministratore delegato, Rossi direttore generale

A favore  della nomina di Sergio i voti scontati dei consiglieri in quota Lega e Forza Italia. Contraria Francesca Bria, quota Pd. Astensione che in questo caso vale no, invece, per il rappresentante dei dipendenti e quello di Cinquestelle, partito che fino all’ultimo le sirene di qualche posticino in più sembrava aver convinto per il sì, ma, vista l’aria che tira ha scelto di alzare la posta e puntare in alto. Quindi astensione in attesa di un confronto più proficuo di quello che in questi giorni c’è stato e non tanto segreto.

Direttore generale, incarico che Fuortes aveva avocato a sé, sarà Giampaolo Rossi, il luogotenente di Meloni a viale Mazzini, figura di primo piano in Fratelli d’Italia. di cui si può ricordare una definizione significativa nella rubrica che ha tenuto fino al 2018 sul sito del Giornale a proposito delle attiviste per i diritti delle donne e cioè “cianfrusaglie travestite da donne”.  E tanto basta. Paola Marchesini dirigerà lo staff dell’amministratore delegato. Le poltrone, appare già chiaro, non bastano mai.

L’addio di Fabio Fazio

I nuovi vertici Rai, che si dovranno ricordare che il loro principale impegno è quello di “tutelare la libertà, la completezza, la trasparenze, l’obiettività, l’imparzialità, il pluralismo e la lealtà dell’informazione”, il rispetto cioè,  degli obbiettivi del codice etico. Ma da subito dovranno darsi da fare per riempire la voragine che gli ha aperto sotto le paludate scrivanie l’addio di Fabio Fazio e di molti dei suoi di “Che tempo che fa” a cominciare da Luciana Littizzetto. Prima di essere messo alla porta, con il contratto scaduto e nessuna certezza per il futuro, Fazio ha scelto di andarsene a Discovery sottoscrivendo un impegno per quattro anni.

A chi andrà la domenica sera di Raitre? Chi potrebbe riuscire a fare uno share pari al doppio della Rete, un 11,8 per cento grazie a quasi tre milioni di telespettatori affezionati. La cui presenza ha consentito un guadagno netto per la Rai. 450.000 euro di costo medio a puntata. Un milione di incasso con la pubblicità. Una sfida per chi verrà. Nicola Porro che viene previsto ovunque? Addirittura Bonolis. Esterni come se in Rai mancassero le forze. Si vedrà.

“Non sono un uomo per tutte le stagioni”

Dopo quasi quaranta anni in Rai, Fazio ha salutato, all’inizio con il consueto garbo. Poi visti gli sguaiati attacchi di alcuni, il solito Salvini in testa, e la totale assenza di una parola da parte dell’azienda in cui è arrivato ragazzo, il giornalista conduttore non ha mancato di puntare il dito, nella rubrica che tiene su “Oggi” contro la ”strabordante ingordigia della politica tutta rispetto alla cosa pubblica. Nessun vittimismo da parte mia, è andata così. Non ci sono uomini per tutte le stagioni, io non credo di esserlo”.

Le critiche ai vertici Rai non sono mancate, anche molto dure da parte di giornalisti, politici e ascoltatori. Ma è l’ironia di Fiorello a fare centro nella sua trasmissione mattutina. “Già immagino le riunioni. C’è uno bravo, che facciamo? Cacciamolo via. C’è uno che fa guadagnare la Rai, via. Ci sono quelli che dicono il programma costava, però funzionava… Amadeus? Ora a casa! Siate meno bravi e soprattutto non dite cose sconvenienti -ha detto a Bigio e Casciari- io voglio rimanere qua in Rai“. Il saluto per Fazio non nasconde rimpianto e solidarietà. “Ciao, ti vogliamo bene. Succede, è successo”.

Tra le prime decisioni sono stati confermati Report, Cartabianca, Mezz’ora in più perché programmi in scadenza e quindi gli autori non avrebbero fatto in tempo a organizzarsi per la prossima stagione. La conferma però non significa certezze sia per la durata dei programmi stessi che per gli attuali conduttori. Per avere il quadro completo bisognerà aspettare i palinsesti la cui presentazione è prevista, al momento, a Napoli per il 7 luglio. Forniranno l’immagine precisa della Rai sovranista che ci aspetta.