La passione antidoto al virtuale
L’amore infinito dei lupi

Cosa significa amare in tempi di lontananze, disaffezioni ? Siamo ancora in grado di avere rapporti e sentimenti, di provare affetti, pulsioni o tutto risulta ormai delegato allo schermo e al virtuale ? Quando proviamo ad attraversare le nostre strade deserte in questi giorni di lockdown, a un anno dalle prime restrizioni e ancora lontani dalla soluzione della crisi, sentiamo tutto il vuoto di un inaridimento dei gesti. E così anche amare diventa drammaticamente (irrimediabilmente?) complicato. Amare sta diventando insomma un atto di anormalità.

Potremmo rispolverare un termine noto fin dall’antichità divenuto oggi comune, quel “cinismo” che fin dai tempi del filosofo Socrate nell’antica Grecia definiva chi voleva professare una vita randagia e autonoma (come i cani, da cui il termine etimologicamente deriva), eppure chi questo amore “ferale” ha descritto è riuscito a darne un’idea molto diversa.

È Alessandro Brusa che firma il suo “l’amore dei lupi” e ci consegna una prova di grande verità, anche quando tratta argomenti scabrosi e osceni come già prima di lui hanno fatto grandi scrittori, uno su tutti Pier Paolo Pasolini. E come in Pasolini l’approdo alla realtà senza filtri è fondamentale per fare riflettere chi legge e permettergli di scavare dentro se stesso.

La poesia deve essere realtà e anche per questo c’è bisogno di poesia, l’antidoto al virtuale ci ricorda Brusa è la passione che può essere vista anche come amore infinito, puro, senza alcun tipo di filtro.

Ti vorrei baciare / in mezzo ai tralci viola e bruni in fessure / spaccati nella terra dolce di sapore e / fila serrate al palato e / alla lingua / che mi tieni lontano 

Fanno da contraltare le convenzioni, le paure, le insicurezze, le incertezze, fomentate da un clima di odio e complottismo che nell’ultimo anno è esploso senza precedenti. Alessandro Brusa ci ricorda al contrario che seguire le regole della natura, seguire l’istinto spesso ci riporta all’essenza umana.

…e poi mi dicesti che io / sarei stato l’uomo / che nel nostro scampolo / di lenzuolo sudato / al mio ruolo corrispondeva / un disegno preciso / e mi ci sono adattato, / a quello come mi sono / adattato a tutto nella vita: / anche alla sopraffazione / dell’altro quando l’altro / non eri più tu

In questi giorni dobbiamo decidere a cosa vogliamo appartenere: al doppio, alla menzogna, oppure alla verità, dobbiamo decidere se una volta liberi dalle nostre mura domestiche vorremo continuare ad affrontare le cose quotidiane col cinismo che da tempo ci avvolge o se al contrario vogliamo costruire una ipotesi di realtà. Continueremo a nasconderci ? Useremo maschere, filtri, artifici ? Difenderemo strenuamente quello che dimostriamo di avere?

Rispondere a tutte queste domande appare complicato, eppure altresì sembra proprio questo il momento giusto per farlo, il tempo per l’autoanalisi e l’introspezione. Se vorremo uscire da questo lunghissimo anno migliori dovremo essere in grado di avere caricato sulle spalle le nostre consapevolezze. Viviamo tempi dilatati e interminabili ma ingurgitiamo contenuti senza trovare mai il tempo per rifletterne, senza trovare mai il tempo per guardarci allo specchio, abbiamo forse paura della nostra immagine riflessa?

Ho temuto che il dolore mi avesse perso la strada / che il serpente si fosse ingoiato la coda / facendo a brandelli / ogni nuovo passo impossibile /è bastata una bachata / un ritmo battuto sui denti / un passo immobile / è bastato fidarsi / è bastato incastonare due cuori nel torace / e sentire quanto la paura uccida / prima di riuscire a riannodare il mare

“E’ bastato fidarsi” afferma Alessandro Brusa, ma fidarsi oggi sembra essere diventato qualcosa di enorme, sapremo ricostruire una società fatta di fiducia, di progettualità, di fratellanza, una società/branco in grado di sostenersi vicendevolmente o la nuova natura umana è composta esclusivamente di nomadismo e singolarità. Alla scelta tra questi due modelli nelle prossime settimane dobbiamo porre molta attenzione per decidere se diventare prede innanzitutto di noi stessi, delle nostre paure e delle nostre convenzioni.

Alessandro Brusa, L’amore dei lupi, Giulio Perrone Editore 2021