D’Elia: “Parlamento di minoranze. La partita presidente è aperta”
“La più grande fatica, per me e per gli attivisti e i militanti che mi hanno aiutato, è stata quella di far sapere che si votava”. Cecilia D’Elia, che ringrazia per il successo anche la rete delle donne, è stata eletta con quasi il 60 per cento dei voti nel collegio 1 di Roma, lasciato vacante da Roberto Gualtieri con l’elezione a sindaco di Roma, staccando di molto la candidata di centro destra Simonetta Matone (22,42 per cento), Valerio Casini di Italia Viva (12, 43 per cento), Beatrice Gamberini (3,24) e Lorenzo Vanni (1,97 per cento) ma con una astensione record che ha sfiorato il 90 %.

“L’assenza di comunicazione istituzionale nelle suppletive è un vero problema, ha prodotto anche una astensione involontaria. Per questo mi ha molto emozionato il voto di Marisa Rodano che, alla sua età e con la situazione complicata creata dal COVID, è andata al seggio. E come lei tante altre persone anziane: chi ha lottato per averlo conosce il valore del voto”.
La candidatura di Berlusconi è inaccettabile
Entri alla Camera per uno scorcio di legislatura, poco tempo ma importante a cominciare dall’elezione del presidente della Repubblica. Pensi che Salvini abbia deciso di mollare Berlusconi, come scrive Repubblica?
“Non lo so, ci sono segnali ma non è ancora chiaro. Quello che so è che la candidatura di Berlusconi non è solo divisiva e tanto più inaccettabile per me che fui fra le promotrici di ‘Se non ora quando’, è anche una candidatura che mette in discussione la maggioranza di governo e, se non viene ritirata, impedisce che si apra un vero tavolo di discussione per la ricerca di un largo consenso”.
La destra non guida il gioco per il Quirinale
Quindi non condividi l’argomento del centro destra secondo cui questa volta hanno loro in mano il boccino per il Quirinale?
“Non è così. Ha ragione Enrico Letta: questo Parlamento è composto da tante minoranze. Questo spiega la scelta uscita dalla riunione di direzione con le capogruppo del 13 gennaio (e fa piacere una delegazione largamente paritaria). Un mandato per costruire un percorso di largo consenso e per un patto di legislatura”.
È la ragione per cui il centro sinistra non ha finora indicato candidati?
“Certo, una candidatura presentata oggi sarebbe di schieramento”
Patto di legislatura per cosa?
“Non è finita l’emergenza. Pensa alla crisi del turismo, a Roma è stato convocato un consiglio straordinario, è importante prorogare la cassa integrazione. C’è il tema del PNNR, il Piano di resilienza e ripresa, ma ci sono anche riforme importanti da fare. A cominciare dai nuovi regolamenti parlamentari indispensabili con il taglio delle rappresentanze. E poi riforme sociali importanti già avviate come quella relativa al Piano per la non autosufficienza, sollecitata anche dalla rete che si occupa di assistenza socio-sanitaria integrata. Il problema è esploso in tutta la sua gravità con la pandemia nelle RSA. Ora è al lavoro una commissione presieduta da Livia Turco, sono finalmente stati stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, il ministro Orlando ha inserito alcuni provvedimenti nella legge di Bilancio ma il lavoro va portato a termine. Sono tante le ragioni per cui sarebbe scellerato chiudere anticipatamente la legislatura. Anche per Roma: Gualtieri e Zingaretti hanno stabilito un patto ma anche in Parlamento va fatta la legge per la capitale”.
Cresce però anche un’insofferenza per un sistema che ha messo la sordina alla dialettica politica.
“Ci vuole anche la capacità di costruire una coalizione larga, dobbiamo lavorare a una proposta di centro sinistra che affronti i temi del sociale, del lavoro e della transizione ecologica”.
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