La lezione di Marcello Buiatti:
scienziato e intellettuale di sinistra

Giovedì scorso, 29 ottobre, è morto Marcello Buiatti. Era nato a Pisa, 83 anni fa. È d’obbligo ricordare le tappe della sua carriera scientifica e universitaria. Si era laureato in biologia e specializzato in genetica frequentando una serie di università: da Firenze a Pavia, da Parigi a Swansea, aveva lavorato a Patchogue e New York, ma anche a Cuba dove era stato invitato da Fidel Castro. Quando è andato in pensione era professore ordinario di Genetica presso l’Università di Firenze: pendolava continuamente dal capoluogo toscano alla “sua” Pisa.

Ha ricoperto una gran quantità di incarichi: Presidente dell’Associazione Ambiente e Lavoro, Esperto del Comitato Economico e Sociale Europeo sugli OGM, Membro del Consiglio dei Dipartimenti dell’ENTE CRA per la Ricerca agricola, membro di Commissioni sulla bio-sicurezza e la coesistenza presso il Ministero delle Politiche Agricole e il Ministero dell’Ambiente.

Ha svolto ricerche nel campo della genetica vegetale, sempre con un carattere marcato di interdisciplinarità. Ha firmato oltre 200 articoli scientifici in gran parte su riviste internazionali e di cinque volumi.
Ma a noi piace ricordarlo anche e, per certi versi soprattutto, perché ha collaborato con assiduità e intelligenza e disponibilità ad alimentare il dibattito sulla pagina della scienza dell’Unità.

Cinque sono, in particolare, gli argomenti significativi che abbiamo – noi dell’Unità – portato avanti con particolare assiduità. Come redazione avevamo una linea editoriale pluralista. Chi scrive si è personalmente trovato d’accordo con lui su tre di questi quattro temi. Ma ha trovato sempre arricchenti i suoi contributi.

Il primo tema è certamente quello della complessità, che all’inizio degli anni ’90 tornò di attualità in tutto il mondo e che alimentò un dibattito molto acceso anche in Italia, rimbalzando dalle pagine dell’Unità a quelle del Manifesto e di Repubblica e che venne raccolto in un libretto distribuito dai primi due giornali. Buiatti si schierò per una visione non meccanicista e non determinista nello studio della natura, una visione che tenesse conto, per l’appunto, della complessità del mondo. Ma fu attento a non cadere in una trappola in cui molti fautori di questo approccio cadevano, l’idea che esistesse una sorta di legge o principio della “complessità crescente”, quasi un analogo al contrario del secondo principio della termodinamica. Era un’idea neodeterminista che Marcello evitò sempre di abbracciare. Anche per questo fu in quel periodo uno dei principali animatori culturali nel campo della epistemologia ed esercitò questa funzione anche e soprattutto sulle pagine dell’Unità. Che palestra di cultura era il nostro giornale!

Più di recente ci siamo impegnati all’unisono nel contrastare l’idea che l’umanità possa dividersi in razze anche dal punto di vista biologico. Non sappiamo se è riuscito ad apprendere la notizia che la Germania ha deciso di togliere dalla Costituzione la parola razza, proprio perché scientificamente infondata. Certo ne sarebbe stato contento. Anche se con un pizzico di rammarico: malgrado molte sollecitazioni, la politica italiana (anche la sinistra) è rimasta indifferente quando abbiamo sollevato il problema.

Ben prima abbiamo assunto posizioni critiche, sulla pagina dell’Unità, sulla necessità di abbandonare l’idea e la prassi del nucleare civile. Pensavamo che questa tecnologia avesse troppi problemi aperti di natura ambientale per poter essere considerata un’alternativa ai combustibili fossili.

Marcello Buiatti si è impegnato in una strenua lotta agli OGM, gli organismi geneticamente modificati. Su questo tema – per quel che conta, non eravamo in accordo. Ma mai si è sottratto al dibattito amichevole e costruttivo. Perché di questo viveva Marcello: del confronto, anche aspro, ma mai smodato. Sempre tenendo il punto sulle argomentazioni.

Infine come non ricordare le battaglie – ahimè, regolarmente perdenti – che abbiamo intrapreso insieme per aumentare l’attenzione dei governi (e di conseguenza i finanziamenti) alla ricerca scientifica. Questa è stata un’occasione davvero unica. Perché ha dimostrato come ragiona un intellettuale di sinistra. C’erano tra le vaste ma non vastissime fila del movimento a favore della ricerca persone che si erano confrontate apertamente sul tema del nucleare, per esempio Carlo Bernardini (che ci ha lasciato nel 2018) e Marcello. Chiara dimostrazione che una diversità di opinione non è (non deve essere) una questione personale, bensì (come si diceva una volta) una questione politica.

Marcello ci ha lasciato un grande vuoto ma anche una grande lezione. Nulla riempirà quel vuoto, naturalmente. Ma la lezione ci sarà di aiuto nei mesi e negli anni a venire.