La lezione di Barbiana: la scuola come centro civico
La Barbiana di oggi?
La scuola italiana degli anni 2000 ha cambiato la cassetta degli attrezzi, ma non la propria visione culturale ancora molto distante dalla promozione di quel “nuovo umanesimo” di cui tanto è stato teorizzato e scritto nella messe di elaborazioni accademiche, scientifiche, istituzionali.
Anche per il sistema scolastico le novità che hanno provato ad avvicinarsi ai bisogni educativi della contemporaneità sono state cifrate quasi esclusivamente dalla tecnica, con i suoi strumenti altamente burocratici (protocolli, procedure, metodi, piani…) in versione sempre più aziendalistica, utili per alcune procedure e specifici adempimenti, tuttavia lontani dal costruire un’autentica ecologia formativa che facesse perno innanzitutto sulla prima e fondamentale trama valoriale, quella delle relazioni. Proprio Barbiana ci insegna la priorità di “un’idea di scuola”, di un orizzonte che deve guidare ogni processo educativo e che può superare anche la scarsità di beni materiali. Si tratta di curare quattro tipi di relazioni:
1) relazioni sostanziate da un’organica progettazione zonale nei Patti educativi di comunità volti a disegnare lo scenario di senso, le alleanze civiche e la corresponsabilità di strategia e di azione formativa in un contesto territoriale, restituendo centralità alla condivisione e valorizzando in chiave generativa tutte le risorse sociali della comunità stessa.
“Un atto coerente è più vicino al cuore,
ma un atto coerente isolato è la più grande incoerenza”
Don Lorenzo Milani
2) relazioni nella comunità di pratica degli Istituti attraverso una costante collegialità tra insegnanti, personale educativo e ATA, genitori (cambiamento necessario del contratto di lavoro dei docenti e del personale ATA con maggiore permanenza a scuola in attività cooperative di formazione e autoformazione, di comunicazione, di programmazione, di progettazione, di valutazione, di gestione e con parità di trattamento orario ed economico tra i vari ordini di scuola abolendo le differenze “gentiliane”). La scuola dovrebbe diventare sempre più “centro civico”, aperto alla partecipazione e alla elaborazione culturale del territorio e della società, nel costante rapporto tra dimensione locale e scenario planetario.
La riorganizzazione degli orari, degli spazi e del contratto docente e ATA è dirimente.
Sortirne insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”
Don Lorenzo Milani
3) relazioni nell’ambiente di apprendimento tra docenti e studenti, con gli educatori, i genitori, con esperti, improntate alla costruzione delle conoscenze, alla laboratorialità, alla ricerca-azione, superando il modello trasmissivo dell’insegnamento attraverso metodologie cooperative e attive che destino la motivazione, sviluppino l’inclusione e il protagonismo di ogni studente.
“A quelli che sembrano cretini dategli la scuola e agli svogliati uno scopo”
Don Lorenzo Milani
4) relazioni tra i saperi secondo un impianto curricolare multidisciplinare, perché solo dal dialogo progettato e mediato dalla molteplicità dei linguaggi è possibile accedere al pensiero complesso, alla capacità creativa e operativa e alla cittadinanza attiva. La multidisciplinarietà è molto dichiarata, ma poco agita, soprattutto nella scuola secondaria. Serve una nuova formazione iniziale dei docenti e uno spazio contrattuale dedicato al progettare insieme.
“Quando avete buttato nel mondo d’oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali”
Don Lorenzo Milani
Questo intervento è stato pronunciato da Fiorenza Giovannini, ex dirigente scolastica a Scarperia, durante l’Agorà della scuola che si è svolta a dicembre a Vicchio, nel cui comune è Barbiana, luogo della famosa scuola di Don Milani. Abbiamo giù pubblicato quello di Federica Montevecchi, docente di Storia e Filosofia al liceo Galvani di Bologna e collaboratrice di Strisciarossa (leggi qui) e di Valentina Giovannini, tutor di Scienze della formazione a Firenze (leggi qui)
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