La guerra lampo può portare Pd e M5s fuori dalle gabbie ideologiche
Non vi è venuto un po’ da ridere, ma anche da piangere? Questa incredibile crisi di ferragosto ci ha distolto da un clima rovente e dalle lunghe file diaboliche sulle autostrade da bollino nero.
Fallita la guerra lampo
Tutto è iniziato con il proclama del ministro dell’Interno e leader della Lega, che – dopo una marcia trionfale sulle spiagge italiane e in particolare nel “suo” Papeetee – ha aperto una crisi senza precedenti nella nostra storia, ha chiesto “pieni poteri” ed ha ordinato ai deputati, con il suo abituale savoir faire, di “alzare il culo e andare in Parlamento” per votare la sfiducia e andare a nuove elezioni per incassare i voti promessi da sondaggi trionfali. Il Capitano, sostenuto dalla sua costosa Bestia comunicativa, ha sfidato il Generale Agosto ed ha dettato tempi e modi di una Blitzkrieg, la guerra lampo che doveva concludersi con la conquista dei “pieni poteri”.
Ma le guerre lampo raramente hanno successo. Salvini, inebriato dagli annunci di vittoria, è stato colpito dall’“hybris”, la tracotanza di chi crede di poter sfidare gli dei, non solo quelli piccoli piccoli che gli stanno attorno, ma anche quelli che proteggono le istituzioni e la Costituzione.
Una trattativa complessa
La Blitzkrieg di Salvini si è impantanata quasi subito perché il premier Giuseppe Conte, sempre con un certo garbo, ha sfogato la frustrazione accumulata in 14 mesi di “governo del cambiamento”, per dare una severa lezione di diritto istituzionale al suo vicepremier Matteo Salvini, bocciato con parole durissime: “irresponsabile”, “pericoloso”, “senza coraggio”. Conte, nella sua requisitoria, ha delineato anche le linee di un possibile governo, tendenzialmente di “centrosinistra”, che gli piacerebbe guidare, composto da persone più educate e forse competenti.
E’ partita, così, la trattativa, che sembrava impensabile fino a poco fa, tra “grulloni” e “pdioti”, secondo la sintesi – di Michele Serra – pescata nella voragine di insulti reciproci. La trattiva, confusa, contraddittoria, complessa, durata pochi giorni rispetto ai tre mesi del “contratto” gialloverde, ha fatto emergere la grandiosità della figura di Di Maio, orfano di Salvini, che ha fatto di tutto per renderla impossibile.
Nasce, non senza problemi, il governo giallorosso
La prima trave che doveva far deragliare la trattativa è stata l’imposizione di un Conte bis alla guida del nuovo governo giallorosso. Non si è reso conto che imporre Conte come rappresentante del M5s, significava bruciare la sua “poltrona” di vicepremier e di avere – paradossalmente – un presidente del Consiglio orientato culturalmente a centrosinistra. La trattativa, ammesso che non ci siano ulteriori colpi di scena, ha anche reso evidente che il vero problema era il “peso” della sua poltrona. In extremis, prima del probabile incarico a Giuseppe Conte, ha lanciato un’altra trave, ben più insidiosa, sulla consultazione degli iscritti M5S sulla piattaforma Rousseau, che potrebbe addirittura contraddire le decisioni prese dal presidente Mattarella.
Adesso, probabilmente, nascerà un nuovo governo giallorosso, ad alto rischio e ad altissima responsabilità, che eredita una finanziaria impegnativa, dalla quale Salvini è scappato. Ma c’è molto di più.
Uscire dalla gabbia ideologica
Le due forze politiche, che si sono sempre detestate, dovranno imparare a collaborare e guardarsi con occhi nuovi per uscire dalla gabbia ideologica delle proprie certezze. Su questa scommessa si gioca il loro futuro, e un po’ anche il nostro. Il M5s dovrà definire la propria identità, perché la distinzione tra destra e sinistra, come ha ben dimostrato Salvini, ha ancora un senso, quando si esce da una retorica ormai stanca. Il Pd deve dimostrare di non essere (soltanto) “casta”, stando a fianco di chi chiede aiuto e sicurezza, per imporre all’Europa il tema comune dei migranti, per rappresentare un “patto tra produttori”, tra lavoro e impresa.
M5S e Pd, insieme, dovranno combattere criminalità, corruzione, evasione fiscale, che stanno strangolando l’Italia, e governare per l’ambiente, famiglie, giovani, cultura, ricerca, scuola, scuola, scuola. Sarà difficile, ma forse si può fare.
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